Stavo leggendo il primo volume delle Memorie di guerra di Lloyd George
nell’unica traduzione italiana, cioè quella del 1933 della Mondadori, quando
tra le pagine 64 e 65 compare il ritratto fotografico del “Conte Enrico
Metternich, ambasciatore tedesco a Londra(1901-1912)”. Qualcosa non mi torna. Per fortuna c’è internet,
cioè il catalogo della Deutsche Nationalbibliothek, e non ci si scomoda nella
consultazione di polverosi dizionari biografici. Infatti, a parte l’italianizzazione
del nome Heinrich (o l'ipocoristico Heiko) in Enrico, uso maldestro in quegli anni ma poi anche in seguito,
si tratta di un evidente errore poiché l’ambasciatore tedesco a Londra tra il
1901-1912 era non già Enrico (Heinrich) Metternich ma bensì Paul Wolff
Metternich (1853 – 1934), figlio di Levin Wilhelm Anton Walburg Marie Hubert
conte Wolff Metternich zur Gracht (1811 – 1869), un uomo che evidentemente non
amava la sintesi, e della sua seconda moglie Josephne Maximiliane contessa
Hompesch-Bollheim (1823 – 1858).
La mia curiosità conduce a indagare chi
fosse la prima moglie di Levin. Si trattò di Marie Louise Weichs zur Wenne
(1816 – 1838), nipote di Charlotte von der Leyen (1735 – 1807). Questo cognome, von der Leyen, è quello
di una famiglia dell’alta nobiltà tedesca, di una certa notorietà ancor oggi in
Germania, e tra l’altro è il cognome maritale dell’attuale Presidente della
Commissione Europea, Ursula von der Leyen, nata Albrecht, già ministro federale
della Difesa. Pertanto, il marito della signora Ursula, cioè Heyko von der
Leyen, sarebbe, come recita Wikipedia, “discendente di una nota famiglia nobile
tedesca”, segnatamente della famiglia dei conti von der Leyen?
La cosa m’incuriosisce. Anche perché in un
certo ramo dell’albero genealogico dei von der Leyen compare Maria Nives Ruffo
della Scaletta (1898 - 1971), maritata con il principe Erwein von der Leyen nel
1924, e figlia di Antonio Ruffo e Ludovica Borghese. Mi chiedo se Ursula von der Leyen, nata
Albrecht, sia imparentata, sia pure molto alla lontana e per il tramite del marito, con delle famiglie italiane?
Maria Nives era madre di numerosi figli, ma
tra questi non figura il padre di Heyko von der Leyen, ossia di Ulrich Echter
von der Leyen. Gli ascendenti di quest’ultimo si possono rintracciare fino al
XVI secolo, arrivando ad Adolf von der Leyen e al suo omonimo figlio, ma non c’è
tra questa dinastia familiare alcuna correlazione con il casato dei nobili von
der Leyen. Ed infatti i von der Leyen da cui discende il marito di Ursula fu
una famiglia tedesca di commercianti e industriali della seta, che costruì un’importante
attività tessile a Krefeld nel XVIII secolo e fu elevata al rango baronale da
Napoleone. Al suo apice, la famiglia consegnò la seta a gran parte dell'alta
aristocrazia europea. Nel 1828, gli operai della fabbrica di Leyen si
ribellarono ai loro datori di lavoro. Karl Marx descrisse questo fatto come la “rivolta
dei primi lavoratori nella storia tedesca”.
Pertanto la famiglia di Heyko von der Leyen, marito di Ursula Albrecht, nulla ha a che vedere
con l'antico casato dei Leyen, e quindi nemmeno con i Ruffo della Scaletta e i Borghese. All'uopo bisognerà avvertire il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, noto gaffeur, nel
caso e sulla base di una troppo rapida consultazione di Wikipedia volesse
brandire ad capocchiam l’albero genealogico degli antichi nobili Leyen per chiedere alla
Presidente Ursula von der Leyen, con la scusa della supposta parentela italiana, più deficit in finanziaria da usare per Quota 100 e il RdC.
uhmm,purtroppo anche io ho dato un'occhiato frettolosa a wiki a proposito di Ursula.Quella italiana cita archeologia-economia e finalmente medicina con plagio.
RispondiEliminaLa versione inglese infiocchetta la versione un po' meglio e giustifica l'indecisione con paura da rapimento.
Quella francese dopo medicina aggiunge profondi studi a Stanford - che in quella inglese vengono citati invece come ''a housewife in Stanford, California, from 1992 to 1996, while her husband was a faculty member of Stanford University''
In ogni caso: Elle déclarera ensuite qu’elle « a vécu plus qu’elle n’a étudié »
La ragazza mi piace.