Dalle dichiarazioni rilasciate negli
ultimi 41 anni alla stampa o per confidenze fatte ad amici, parenti o semplici
occasionali conoscenti, risulta che nel 1978 una buona parte degli italiani
adulti o anche solo adolescenti fossero a conoscenza del luogo dove si trovava
detenuto l’onorevole Aldo Moro. Da ultimo si rilevano le dichiarazioni
testimoniali della signora Vittoria Michitto, classe 1928, messe a verbale da
Aldo Cazzullo sul Corriere della Sera.
Per i più giovani, i quali non
sapessero quale ruolo ricoprisse allora Vittoria Michitto, ovvero donna
Vittoria, notifico che ella era la moglie dell’allora presidente della
Repubblica Giovanni Leone. Con il marito e la famiglia risiedeva presso il
palazzo del Quirinale. Dichiara oggi la signora in riferimento alla prigionia
di Aldo Moro:
«Arrivò una lettera anonima,
indirizzata a me, che segnalava il covo brigatista. La portai al ministero
dell'Interno. La ignorarono. Quando la chiesi indietro, mi dissero che era
sparita. E le Br lo uccisero poche ore prima che Giovanni firmasse la grazia
per una terrorista malata che non aveva sparso sangue, Paola Besuschio».
Sentita questa testimonianza, il
verbalizzante, ovvero Aldo Cazzullo, non ha trovato nulla da eccepire.
Immedesimiamoci nel clima di quei
fatidici 55 giorni del 1978. Alla signora Vittoria, come una qualsiasi massaia,
è fatta recapitare una lettera anonima contenente l’indicazione del luogo dove
si troverebbe detenuto l’onorevole Aldo Moro. È lecito aspettarsi che la signora
ne abbia dato notizia al suo consorte, se non altro interessato alla vicenda
quale amico e compagno di partito di Aldo Moro.
Su quali siano state le determinazioni
del presidente della Repubblica in merito alla lettera anonima con informazioni
sul “covo brigatista”, nulla ci viene detto dalla signora Vittoria. Quantomeno
ci si doveva attendere che attraverso i canali ufficiali, e quindi dapprima a
mezzo il comando dei carabinieri di stanza al Quirinale, la missiva fosse fatta
giungere alle autorità preposte e agli organi inquirenti.
Invece la signora Vittoria si
reca personalmente a consegnare la
lettera al ministero degli Interni. Nell’intervista non precisa a quale
funzionario l’abbia consegnata, né se si sia fatta rilasciare una qualsiasi
nota di ricevuta. Vale la pena ricordare che il ministro degli interni di
allora era Francesco Cossiga. La signora Vittoria sostiene che tale lettera fu
ignorata. Non si sa se perché palesemente destituita di ogni credito, anche
perché la signora non dice nell’intervista quale fosse l’indirizzo del “covo
brigatista” indicato nella lettera anonima. È tuttavia strano che nessuno al Quirinale
si sia premunito di fare copia della lettera, tant’è che la signora sostiene di
averla richiesta indietro dal ministero, così come si fa per un libro dato a
prestito, ma le venne risposto che della lettera non c’era più traccia.
Sul fatto, poi, che le Brigate
Rosse uccidessero il presidente della Democrazia Cristiana “poche ore prima” che Giovanni Leone firmasse la grazia per una
terrorista malata, ricordo che il presidente aveva “la penna in mano”, come abbe più volte a dire, da
diverse settimane. Ma non firmò.
In 41 anni, una cosa è cambiata: gli italiani adesso si lavano, prima no. Per il resto, è tutto uguale: gli italiani aspirano al posto fisso. Allora era un'Italia sudaticcia e imbrogliona, adesso solo imbrogliona. I brigatisti volevano il riconoscimento dalle Stato. Dopo il riconoscimento, lo stipendio. Rivoluzionari in servizio permanente effettivo. Tu pensi che io stia dicendo cazzate, lo so. Ma io ci ho studiato sopra, e non butto la croce addosso ai brigatisti. Erano, sono, semplicemente come gli altri. Adesso prendono il reddito di cittadinanza, e dicono vaffanculo a chi glielo vorrebbe togliere. Anzi, "vai a vendere il culo". Testuale, e un po' maschilista, suvvia.
RispondiEliminaci hai "studiato sopra" e sei arrivato alla conclusione che hanno fatto tutto quel casino per il posto fisso e il reddito di cittadinanza. ma se l'avessero detto subito non era meglio?
EliminaSì, ci ho studiato sopra, e non solo sui libri ma là dove le cose avvenivano. L'aspirazione al riconoscimento del ruolo di rivoluzionario, incistato nello Stato Imperialista ecc ecc può sembrare un paradosso, ma solo a chi non conosce il brodo culturale italiano e quello più specifico. D'altra parte, in questo Paese esistono molte realtà dove prospera un sistema di potere parallelo. L'errore è stato alzare il tiro, ma soprattutto colpire un politico. Se avessero mantenuto una violenza endemica ma prevalentemente a livello di intimidazione, senza uscire troppo dalle grandi fabbriche, sarebbero sopravvissuti per decenni come potere separato e riconosciuto: perlomeno finché non avesssero chiuso le fabbriche. (Il posto fisso è una metafora climatica, il reddito di cittadinanza, ovviamente, è uno sviluppo successivo, ma molto congruente).
Eliminaprendiamo nota, grazie
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