Ci risiamo. Ricordate i famigerati subprime? Le banche statunitensi
concedevano mutui per la casa (subprime) a persone che non avevano un reddito
sufficiente per poi far fronte alle rate, gonfiando così il mercato immobiliare
e quello dei mutui che venivano cartolarizzati, cioè impacchettati in titoli
finanziari, CDO (Collateralized Debt Obligation), che nel caso specifico avevano tranche con un sottostante di bassissimo merito creditizio, poi venduti sul mercato
finanziario.
Oggi abbiamo a che fare con i leveraged loans, ossia prestiti erogati a imprese già molto
indebitate e generalmente classificate sotto il livello d’investimento. Come i
subprime anche i leveraged loans vengono
cartolarizzati e impacchettati in titoli finanziari: CLO (Collateralized Loan
Obligations). In buona sostanza i CLO sono strumenti di debito emessi su un
portafoglio con varie attività, diverse l’una dall’altra, composte da
obbligazioni, titoli di vario tipo, ecc.. Hanno oggi un volume
di mercato di 1.400 miliardi di dollari, dimensioni simili a quelle del settore
dei subprime nel 2007 (1.300 miliardi).
Il 22 settembre scorso è stata la Banca dei
Regolamenti internazionali (BRI) a lanciare l’allarme sulla similitudine tra subprime e i leveraged loans, ossia paragonando le caratteristiche delle due
obbligazioni e la loro incidenza sul mercato, anche se sui CLO non sono stati
creati prodotti finanziari derivati, come era invece avvenuto con i CDO, ma la
loro qualità, in definitiva il rischio d’insolvenza delle imprese, è andata
sempre più peggiorando.
Una banca presta soldi a un’impresa già
piena di debiti; quindi cartolarizza il suo credito, ossia lo vende a un SPV
(Special Purpose Vehicle, una società finanziaria, quasi sempre di proprietà
della banca stessa), rientrando così immediatamente dei soldi erogati. In tal
modo la banca ha la liquidità necessaria per concedere subito altri prestiti ad
altre aziende, e scarica anche il rischio insolvenza sul SPV, il quale a sua
volta, per acquistare crediti ha bisogno di soldi che non ha, quindi li cerca
sul mercato emettendo CLO, ossia tranche di obbligazioni caratterizzate da un diverso grado di rischio (rating) in
rapporto al sottostante. In queste tranche sono impacchettati i leveraged loans, che però, data la
pessima situazione finanziaria delle imprese alle quali è stato concesso il
prestito originario, rappresentano in genere un sottostante altamente tossico. In pratica per avere
un rating maggiore, e dunque non valutabile come altamente speculativo, lo Special
Purpose Vehicle mischia nei suoi pacchetti crediti con minor rischio con quelli
ad altissimo rischio.
Quando con i subprime i debitori originari
hanno smesso di pagare le rate dei mutui, il mercato è collassato. Il SPV è una
scatola vuota, fa parte dello Shadow Banking System, non ha obblighi di riserva
né di patrimonio, e oltre un tasso di insolvenza sui prestiti originari (per i
subprime è stato dell’8%) diventa insolvente anche sulle tranche di minor
rischio, trascinandosi dietro l’intero castello di carta. Ed è ciò che
succederà, inevitabilmente, con i leveraged
loans impacchettati nei CLO, ossia
quando un numero crescente d’imprese molto indebitate smetteranno di pagare le
rate dei prestiti perché al di sopra delle loro possibilità finanziarie come è
stato per i mutui subprime, o a causa della recessione economica.
Il 9 agosto, il Sole 24ore, citava diversi
dati: secondo le stime di Bank of America Merrill Lynch, nel 2019 le imprese
americane metteranno 823 miliardi di dollari in buyback (denaro impiegato dalle
aziende per riacquistare le proprie azioni sul mercato), 940 secondo Goldman
Sachs (+13% rispetto al 2018), e per il secondo anno consecutivo spenderanno
più soldi per riacquistare azioni proprie che per investimenti produttivi. Jp
Morgan ha rilevato che alla fine del 2018 circa il 14% dei buyback effettuati
dalle società era finanziato a debito – in anni precedenti, a tassi del denaro
ancora più bassi, si è arrivati anche al 30%.
Acquistare azioni proprie gonfia artificiosamente
il valore della quotazione e fa aumentare il dividendo per azione (per la gioia
chissà di chi); si fanno utili nella finanza e non con l’innovazione
produttiva, così l’impresa diventa meno competitiva e perde di conseguenza
posizioni sul mercato.
La causa ultima e fondamentale delle crisi
finanziarie sta nel fatto che il capitale cerca di valorizzarsi nella sfera
della circolazione finanziaria (D-D’), ossia per la via più breve, anziché in quella produttiva (il ciclo D-M-D’). Solo il lavoro
umano, il lavoro produttivo, può creare nuovo valore.
Ed ovviamente tutto ciò è legale al 100pct....che schifo...
RispondiEliminaRoberto
Mettiamo che io ti debba 5 euro. Invece di darteli, ti dico: guarda che c'è un tizio che me ne deve 5, fatteli dare da lui. Chiunque risponderebbe: col cazzo! Vai dal tipo, ti fai dare i 5 euro e poi mi paghi. Ognuno risponde per i propri debiti e crediti, non esiste che, dietro compenso, qualcuno possa dover rispondere di un credito altrui. La cessione di un credito dovrebbe essere proibita per legge, dato che nella realtà è puro buonsenso.
RispondiEliminadal suo esempio si evince che lei non ha la minima idea di come funzioni la circolazione monetaria e il credito che ne è la base. non ha la minima idea di che cosa sia la moneta, per es., e perché non sia la stessa cosa del denaro. se a suo tempo non fosse stata introdotta la lettera di cambio noi saremmo ancora a rimestare nella merda del baratto, dello scambio diretto di merce con merce, ecc.
Elimina"Solo il lavoro umano, il lavoro produttivo, può creare nuovo valore". Il cui fine dev'essere:Ognuno secondo le sue capacità, a ognuno secondo i suoi bisogni.
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