domenica 20 ottobre 2019

La pantegana disinvolta


Alcune azioni intraprese dalle autorità finanziarie statunitensi nelle ultime settimane indicano che gli Stati Uniti risponderanno a un'incombente recessione economica globale fornendo, ancora una volta, quantità illimitate di liquidità ai mercati finanziari.

Infatti, dopo analoghe operazioni avvenute nel mese di settembre, quando la Federal Reserve ha iniettato 200 miliardi di dollari di liquidità in tre distinti interventi, mercoledì scorso, la Fed ha avviato un'operazione, della durata di alcuni mesi, per acquistare mensilmente circa 60 miliardi di $ in buoni del tesoro in risposta ai forti picchi dei tassi di interesse nei mercati overnight. Il giorno seguente, in un'azione separata, la Federal Reserve di New York ha iniettato $ 104,15 miliardi nei mercati finanziari per aumentare la liquidità.

In un articolo di Business Insider Italia si legge che “la Fed di New York ha comunicato che le richieste di liquidità da parte di soggetti finanziari erano state pari a 61,55 miliardi di dollari, un +35% in un giorno rispetto ai 45,5 miliardi del 10 ottobre”. Nello stesso articolo si parla anche dello spregiudicato desk d’investimento Deutsche Bank negli Usa, e del fatto che la banca “ha ammesso che la metà dei tagli occupazionali annunciati (circa 9mila persone) andranno a colpire la casa madre in Germania, sintomo che la situazione è divenuta tale da far riporre ogni residuo scrupolo di natura politica riguardo la natura e l’entità della crisi in atto. Della serie, la canna del gas non è poi così lontana”.

Dal canto suo, com’è noto, la Banca centrale europea ha invertito il suo piano per porre fine agli acquisti di attività finanziarie e ha ridotto ulteriormente il suo tasso d’interesse di base in territorio negativo, mentre la Banca del Giappone continua ad essere l'unico acquirente virtuale di debito pubblico e un importante acquirente di azioni societarie.

Le “politiche monetarie non convenzionali” delle principali banche centrali, ossia l'abbassamento dei tassi d’interesse e il gigantesco pompaggio di euro e di dollari nel sistema finanziario globale attraverso l'acquisto di titoli di stato e altre attività finanziarie, hanno creato le condizioni per una nuova crisi finanziaria, potenzialmente anche più devastante di quella del 2008.

La logica di queste politiche puntava a provocare un'espansione economica dopo la recessione più profonda dagli anni 1930. La ripresa della crescita economica avrebbe visto un ritorno a una politica monetaria più “normale”. Niente del genere è avvenuto. Il sistema finanziario è diventato così dipendente dall'infinita offerta di denaro a basso costo che anche la minima mossa per ridurlo minaccia di scatenare una crisi.

Del resto le decisioni della Fed di tagliare due volte i tassi d’interesse, con la prospettiva di un altro taglio alla fine di questo mese, chiariscono che qualsiasi sforzo per “normalizzare” la politica monetaria è destinato al fallimento.

Che non si tratti più ormai di una classica crisi di ciclo, ma della crisi storica dell'economia capitalista globale è un dato di fatto esemplificato dai rapporti emessi dall’FMI per il suo incontro semestrale a Washington, laddove si evince che non c’è da aspettarsi una ripresa significativa per le quattro grandi economie – Stati Uniti, Giappone, zona euro e Cina - per i prossimi cinque anni!

A tal fine bisogna ricordare che alla fine del 2017 e all'inizio del 2018, il FMI e altre istituzioni globali puntavano a una robusta ripresa della crescita globale. La ripresa si è rivelata appena un sussulto, poiché già a metà del 2018 la tendenza era in declino ed è continuata fino ad oggi. Come l'ultimo rapporto dell'FMI chiarisce, la stagnazione in corso, con la crescente minaccia della recessione totale, è ora la “nuova normalità”.

Le politiche monetarie “non convenzionali” e l'attuale stagnazione economica operano in un circolo vizioso. La tendenza in calo della crescita economica induce gli investitori a mettere i soldi, ottenuti a basso costo, non nell'economia reale, ma in attività finanziarie sempre più rischiose. Tuttavia, tali attività hanno alta probabilità di subire un collasso nell’ambito di una significativa recessione economica, i cui segni stanno diventando sempre più evidenti.

Per il prossimo futuro si prospetta l’esplosione di una nuova bolla finanziaria, con dinamiche in parte imprevedibili, e per altro verso scontate se non altro in base all’esperienza storica. La recessione economica globale, le guerre commerciali, l’insostenibilità dei debiti pubblici statali, e il sicuro aumento della disoccupazione, faranno il resto. Sennonché c’è da tener conto anche di qualche altro “dettaglio”, come l’aggravarsi dei problemi connessi all’immigrazione, la crisi dei sistemi istituzionali, quella climatica, indi la radicalizzazione dei nazionalismi, delle spinte autonomiste e della protesta sociale, che non è azzardato prevedere possano assumere forme di sabotaggio e guerriglia diffusa.

A questo quadro di tendenza come ci stiamo preparando in Italia? Ci tengono occupati con il solito grande chiasso mediatico, ossia con la diatriba sul tetto al contante e canzonando una pantegana che finge disinvoltamente di uscire da un tombino chiuso.

6 commenti:

  1. "Sennonché c’è da tener conto anche di qualche altro “dettaglio”, come l’aggravarsi dei problemi commessi all’immigrazione, la crisi dei sistemi istituzionali, quella climatica, indi la radicalizzazione dei nazionalismi, delle spinte autonomiste e della protesta sociale, che non è azzardato prevedere possano assumere forme di sabotaggio e guerriglia diffusa".

    Ecco quà: http://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/americalatina/2019/10/20/cile-imposto-il-coprifuoco-a-santiago_8d07ca2f-bd81-4c32-9ce6-61aef661579b.html

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  2. Questo invece è un "dettaglio" del tutto italico: http://www.ansa.it/sito/notizie/cronaca/2019/10/21/save-the-childrentriplo-di-bimbi-poveri_4a6639bd-c75b-413d-8cbb-351210b72e5c.html

    Sono oltre un milione e 260 mila i bambini che vivono in condizioni di povertà assoluta. ASSOLUTA!

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  3. beh, la situazione è drammatica ma per niente seria. Basterebbe destinare la creazione di moneta alla produzione di beni e servizi piuttosto che alle esigenze di liquidità del sistema finanziario.

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    1. eh, non averci pensato prima. si poteva evitare una figuraccia al sistema.

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  4. un mare di mine vaganti e nulla da fare che dia un pò di respiro..una crisi dentro un' altra come matriosche..

    le teste fini, da Summers alla Lagarde, la chiamano stagnazione ma il capitalismo o brucia le tappe (profitti a doppia cifra) oppure si dissangua (debito).

    "stagnazione", la faccio breve, nel passato designava la pausa necessaria a consolidare e rilanciare il ciclo economico, soprattutto dava un pò di tempo al corpo sociale di stare a ruota e così soddisfare, da posizioni antitetiche, le sopravvenute esigenze. ma questa non è una crisi ciclica

    la finanza è un punto di vista privilegiato per osservare la borghesia a cui il gioco è sfuggito di mano: ora gioca da solo

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    1. nei paradisi fiscali stanno almeno 15.000.000.000.000 di dollari, per metà sono localizzati nei soli Olanda e Lussemburgo.

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