lunedì 12 novembre 2018

Uno splendido libro



Oggi ho ricevuto uno splendido libro, con delle magnifiche illustrazioni, ottimo per grafica e stampa. Il suo prezzo è giustificato. Se proprio un rilievo posso fare all'edizione è quello relativo al tipo di carta impiegato per la stampa del testo, cioè quella patinata, che non sopporto. Va detto, però, che non si sarebbe potuto fare altrimenti, posto che le illustrazioni devono seguire via via il testo e non possono essere raggruppate in un unico blocco. Stampate nella pattinata bianca i loro colori rendono molto di più, anche se va osservato che, per quanto riguarda il testo, la carta avoriata consente allo sguardo di posarsi più morbido, e dunque all’occhio di stancarsi di meno.



Il titolo del libro è: Quadri della natura. L’autore è una mia antica e mai estinta passione: Alexander von Humboldt, inventore della geografia moderna e uno dei fondatori delle scienze naturali moderne, esploratore della foresta vergine e della steppa, navigatore dell’Orinoco, sperimentatore in prima persona di veleni, arrampicatore di monti e vulcani, scopritore di correnti marine, scienziato eccelso e indagatore pignolo, fino al punto da contare i pidocchi sulla testa degli indigeni (*).

Humboldt non è mai entrato nel canone italiano dei grandi autori, e del resto da noi si prediligono i libri di cucina, i romanzi gialli, i filosofi della politica e del costume, i filosofi della storia o i filosofi dell’Ave Maria.

Il Kosmos, per esempio, l’opera di una vita, è stato tradotto e stampato a Venezia nel 1850 (assente ovviamente il quinto volume, postumo), su della buona carta (di stracci) che non ingiallisce mai, purtroppo però con una rilegatura anch’essa di carta (che mi costringe al cellophane); poi seguirono delle ristampe, ma nel ‘900, a quanto mi risulta, più nulla di quest’opera. Nel 1992, per i tipi della Nuova Italia, l’Examen critique, XVIII vol. del Voyage aux régions équinoxiales du nouveau continen, della quale opera (più di trenta volumi) era stata pubblicata integralmente, nel 1986, la Relazione storica in tre deliziosi volumetti dei F.lli Palombi editori. Più di recente, L’invenzione della natura, di cui ebbi già a dire nel blog.

Humboldt  fa parte della triade oggetto della mia adorazione. Le altre due divinità, alle quali mi prostro cinque volte al giorno, sono Marx, of course, e Darwin. Marx in coppia con Engels, e Darwin con Stephen Gould. Insomma, più che una triade, un pantheon. Ed a Humboldt chi associamo? Le opzioni possono essere molte, ma penso che la più pertinente sia, per restare in clima nazional-patriottico, la figura di Giuseppe Tucci.

(*) Per i cultori del genere, segnalo che il regista Edgar Reitz, nella saga Heimat (più precisamente in un cammeo dell’onirico prequel Die Andere Heimat - Chronik einer Sehnsucht), interpreta il contadino cui von Humboldt (interpretato da Werner Herzog), di passaggio per Schabbach, si rivolge per chiedergli il nome di quel paese.

Desidero aggiungere una cosa: quando qualche anno fa (i numerosi film in lingua originale – dopo il primo, trasmesso anche in Italia – li avevo veduti in precedenza) ho visto l'ultimo, girato nel 2013, quasi mi venivano le lacrime agli occhi vedendo la scena con Humboldt. Ho pensato: allora non siamo soli nell'universo. 

3 commenti:

  1. Di Darwin peró, non ne ha mai scritto!

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    1. ne scrivono tutti, non di rado a sproposito
      una delle cose più curiose che ho lette di Darwin riguardava i lombrichi

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  2. Almeno scriva qualcosa su Stephen Jay Gould, su cui ben pochi scrivono.

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