Questa
mattina, a Radiotre, nella trasmissione Prima pagina (rubrica Filo diretto), condotta questa settimana
da un giornalista del Sole 24ore, ha
telefonato la madre di un lavoratore della Pernigotti di Novi Ligure (Piemonte,
ditelo al vicepremier), la quale descriveva la ormai nota situazione nella
quale si trova suo figlio e gli altri lavoratori dello stabilimento di
proprietà di una multinazionale turca, la quale ha deciso di chiudere l'azienda e dunque di
licenziare. La signora ha sottolineato l’aspetto umano della situazione e ha
chiesto al conduttore: “Cosa può dire una madre, tutte le madri, a un figlio
che viene privato in modo così repentino e ingiusto di un diritto sacrosanto
per cui s’era impegnato e sacrificato?”.
Il
conduttore, tale Giuseppe Chiellino, non ha trovato di meglio che consigliare: “Se
fossi al posto di suo figlio cercherei di guardare altrove, di guardare al futuro
invece di difendere il passato”, dunque di trovarsi un altro posto di lavoro
nel distretto dolciario di Novi Ligure, o presso la Ferrero di Alba. Sono poi
seguite altre telefonate che contestavano la risposta data dal conduttore alla
signora Lucia di Novi. Il signor Chiellino non ha trovato di meglio che opinare
che non si può limitare la circolazione dei capitali (insomma, la solita
poesia).
La
difesa dell'azienda nella quale fino a ieri sera s'è lavorato, diventa già da subito la difesa del passato (la difesa di un giornale con decine di milioni di debiti è invece faccenda diversa)! Questo il mantra dei galoppini della tirannia del mercato.
Pur non volendo cadere nella semplificazione erronea d’identificare tout court la condizione attuale dei salariati con forme anteriori di oppressione socio-economica, non può tuttavia essere ignorato che di questi salariati, benché restino formalmente lavoratori liberi, e ovunque si rivolgano, ci si prenderà gioco di loro, poiché ovunque regna il capriccio del “mercato”, ovvero del capitale, e l’incertezza che s’accompagna alla necessità di mettersi in vendita per sopravvivere.
Pur non volendo cadere nella semplificazione erronea d’identificare tout court la condizione attuale dei salariati con forme anteriori di oppressione socio-economica, non può tuttavia essere ignorato che di questi salariati, benché restino formalmente lavoratori liberi, e ovunque si rivolgano, ci si prenderà gioco di loro, poiché ovunque regna il capriccio del “mercato”, ovvero del capitale, e l’incertezza che s’accompagna alla necessità di mettersi in vendita per sopravvivere.
Le
generazioni future, quando non saranno più dominate dalla falsa coscienza
borghese (quella che vive tra le delizie e prova disagio per la miseria che
opprime i poveri, ma difende l’esistente come il “minore dei mali”), guarderanno
alla moderna schiavitù salariata con l’orrore con il quale noi oggi
consideriamo la condizione della servitù antica, cioè a quella dei lavoratori
“non liberi”.
Il
carattere illusorio delle libertà che la società attuale pretende di
rappresentare è provato dal fatto che, nonostante ogni evidenza contraria, per la
prima volta nella storia la maggior parte degli schiavi di questa società
credono di essere persone libere (nel corpo e nella mente).
credono già tante cose, anche di essere già umani
RispondiEliminala disumanità la chiamano emozione oppure spontaneità
intanto rosico eppoi rosico ancora
lozittito
e guai a farglielo presente
Elimina«Tutti i metodi per la produzione di plusvalore sono al tempo stesso metodi dell’accumulazione e ogni estensione dell’accumulazione diventa, viceversa, mezzo per lo sviluppo di quei metodi. Ne consegue quindi, che nella misura in cui il capitale si accumula, la situazione dell’operaio, qualunque sia la sua retribuzione, alta o bassa, deve peggiorare.
Eliminail fenomeno-chiave per me è quello del dispiegamento e della capillarità della riproduzione allargata, così come sopra definita
riproduzione allargata, nel caso intensificazione del velo ideologico e del suo gioco di rimandi in cui ogni propria capacità perviene alla coscienza in forma di asset d' investimento
la libertà posta in queste condizioni consiste positivamente nel giocarsela nella competizione totale -che viene percepita vagamente come insensata e disumana quando si perde
e invece stiamo osservando la sua negazione, la vetusta necessità dei più di vendersi, del lavoro-merce manuale e intellettuale
che livello di potenza sociale