Oggi ho ricevuto uno splendido libro, con delle
magnifiche illustrazioni, ottimo per grafica e stampa. Il suo prezzo è
giustificato. Se proprio un rilievo posso fare all'edizione è quello relativo al
tipo di carta impiegato per la stampa del testo, cioè quella patinata, che non
sopporto. Va detto, però, che non si sarebbe potuto fare altrimenti, posto che
le illustrazioni devono seguire via via il testo e non possono essere
raggruppate in un unico blocco. Stampate nella pattinata bianca i loro colori
rendono molto di più, anche se va osservato che, per quanto riguarda il testo,
la carta avoriata consente allo sguardo di posarsi più morbido, e dunque
all’occhio di stancarsi di meno.
Il titolo del libro è: Quadri della natura. L’autore è una mia antica e mai estinta
passione: Alexander von Humboldt, inventore della geografia moderna e uno dei
fondatori delle scienze naturali moderne, esploratore della foresta vergine e
della steppa, navigatore dell’Orinoco, sperimentatore in prima persona di
veleni, arrampicatore di monti e vulcani, scopritore di correnti marine,
scienziato eccelso e indagatore pignolo, fino al punto da contare i pidocchi
sulla testa degli indigeni (*).
Humboldt non è mai entrato nel canone italiano dei
grandi autori, e del resto da noi si prediligono i libri di cucina, i romanzi
gialli, i filosofi della politica e del costume, i filosofi della storia o i filosofi
dell’Ave Maria.
Il Kosmos,
per esempio, l’opera di una vita, è stato tradotto e stampato a Venezia nel
1850 (assente ovviamente il quinto volume, postumo), su della buona carta (di
stracci) che non ingiallisce mai, purtroppo però con una rilegatura anch’essa di
carta (che mi costringe al cellophane); poi seguirono delle ristampe, ma nel ‘900,
a quanto mi risulta, più nulla di quest’opera. Nel 1992, per i tipi della Nuova
Italia, l’Examen critique, XVIII vol.
del Voyage aux régions équinoxiales du
nouveau continen, della quale opera (più di trenta volumi) era stata
pubblicata integralmente, nel 1986, la Relazione
storica in tre deliziosi volumetti dei F.lli Palombi editori. Più di recente,
L’invenzione della natura, di cui
ebbi già a dire nel blog.
Humboldt fa
parte della triade oggetto della mia adorazione. Le altre due divinità, alle
quali mi prostro cinque volte al giorno, sono Marx, of course, e Darwin. Marx
in coppia con Engels, e Darwin con Stephen Gould. Insomma, più che una triade,
un pantheon. Ed a Humboldt chi associamo? Le opzioni possono essere molte, ma
penso che la più pertinente sia, per restare in clima nazional-patriottico, la
figura di Giuseppe Tucci.
Desidero aggiungere una cosa: quando qualche anno fa (i numerosi film in lingua originale – dopo il primo, trasmesso anche in Italia – li avevo veduti in precedenza) ho visto l'ultimo, girato nel 2013, quasi mi venivano le lacrime agli occhi vedendo la scena con Humboldt. Ho pensato: allora non siamo soli nell'universo.
Di Darwin peró, non ne ha mai scritto!
RispondiEliminane scrivono tutti, non di rado a sproposito
Eliminauna delle cose più curiose che ho lette di Darwin riguardava i lombrichi
Almeno scriva qualcosa su Stephen Jay Gould, su cui ben pochi scrivono.
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