La
legge 29 gennaio 1992, n. 113, detta legge Rutelli (tale intenzione fu
commendevole), stabiliva “l’obbligo per il Comune di residenza di porre a
dimora un albero per ogni neonato, a seguito della registrazione anagrafica”. È
stata questa una delle leggi meno applicate, e visto come vanno le cose,
potremmo dedurre sia stata una gran fortuna: minore
possibilità che gli alberi cadano e facciano danni a persone e cose. È questo un
paradosso, ma giust'appunto noi siamo il paese "più e meglio assai" disposto al paradossale.
Quello di paese più paradossale del mondo è un primato che non ci toglie nessuno. Non temiamo le statistiche, né qualsiasi genere di classificazione o giudizio, ma solo i sondaggi elettorali.
Quello di paese più paradossale del mondo è un primato che non ci toglie nessuno. Non temiamo le statistiche, né qualsiasi genere di classificazione o giudizio, ma solo i sondaggi elettorali.
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Nel 2013 i nostri rappresentanti (??) hanno emanato una nuova legge (14 gennaio 2013, n. 10) dal titolo “Norme per lo sviluppo degli spazi verdi urbani”, e ciò allo scopo di rendere “operativo” il provvedimento del 1992, ossia è stata emanata nel 2013 una legge al fine di “assicurare l’effettivo rispetto” di una legge del 1992. Del resto, quante e quali norme si sono succedute in tema di autocertificazione dal 1967 in poi? E per quanto riguarda le “interpretazioni autentiche”?
Le leggi sono fatte sempre per gli altri. Non per i magistrati, per
esempio. Essi, sulla base della Costituzione, dovrebbero essere soggetti solo
alle leggi. In realtà sono soggetti solo a se stessi. Specie se sono delle
star (chi lo può negare?), dei magistrati di grido, mediaticamente onnipresenti, e/o comunque potenti.
Del resto quando non basta
l’interpretazione (la loro) a rendere la legge flessibile, derogabile,
abrogabile o ritraibile, il magistrato
scontento di una norma può sempre ricorrere ad un altro giudice, a una corte, a
un tribunale amministrativo, al Consiglio di Stato. Come un qualunque altro suddito cittadino, questo è chiaro.
Troverà
dei colleghi di rango magari diverso ma pur sempre colleghi in comunanza
d’interessi, i quali hanno il potere (loro l’hanno, eccome, il potere!) di
rinviare, annullare, derogare e, all’estremo, appellarsi alla Corte
costituzionale. In conclusione, il parlamento non conta quasi nulla (bella scoperta), sono i
giudici a decidere, e se non bastano i tribunali dove sentenziano con ampia
discrezionalità, allora altri giudici, sollecitati da colleghi, intervengono
premurosi a mettere in ordine le cose del creato.
Il
discorso è andato un po’ fuori tema, vedo di rientrare e anche di ritrattare se richiestomi da un
qualsiasi magistrato, pur di basso rango. Gli alberi? Suggerisco, seriamente, che una nuova legge imponga
di tagliare alla radice tutti gli alberi delle città e dei borghi, senza sé e senza ma. Con il ricavato della vendita del
legname si provveda a far fronte alle nuove spese statali in deficit, indi di piantarne di nuovi, nel numero di un albero per ogni defunto che risulti residente in
Italia da almeno cinque anni.
lo stato di diritto in Italia non regge per via del conflitto d'interessi imperante, non per via dei magistrati (quello era Berlusconi); il problema è che a questo punto, non facendo nulla per decenni, i magistrati che abbiamo sono lì per conflitto d'interessi… Berlusconi ricandidabile!
RispondiEliminaCome più in generale per tutti i funzionari statali italiani, va gettato il bambino con l'acqua sporca, visto che proprio la mancanza di norme sul conflitto d'interessi rende impossibile distinguere formalmente fra mafia e no. Ci fu trattativa o no? Boh, no, sì, no, mai, beh, un po', magari, chissà, giammai, sempre, pagliacci tutti.
hai ragione, è sempre e tutta colpa di berlusconi
Elimina"la mancanza di norme sul conflitto d'interessi rende impossibile distinguere formalmente fra mafia e no". questa non me la racconti.