È lontana l’epoca della piena occupazione, del posto
di lavoro garantito o quasi, dei consumi maggiori di quanto fino a una certa
epoca i lavoratori avessero mai avuti, l’epoca nella quale ognuno poteva
credere e sperare nella possibilità di migliorare la situazione della propria
vita. Tutto ciò dava un senso di soddisfazione che rese troppo fiduciosi verso
il sistema capitalista e la rappresentanza politica di sinistra.
Dopo gli anni della
contestazione e delle lotte grazie alle quali si erano ottenute alcune indubbie
conquiste, la volontà di operare per un’alternativa politica effettiva si affievoliva.
Restava più sul piano delle idee, delle dichiarazioni di principio, ma senza spinte reali. Del
resto, il sedicente socialismo reale non dava certo buon esempio di sé, e la
vicenda cilena non era passata inosservata. Quanto all’antagonismo di
classe, minoritario quando non clandestino, doveva patire il gradiente di
una trasformazione sociale favorita anche dai massicci interventi dal lato della
spesa pubblica.
Dopo quella fase,
dunque prima della caduta del famoso “muro”, i partiti di sinistra europei
persero il proprio carattere originario, ossia a riguardo dei temi del lavoro e
della condizione delle classi lavoratrici. La loro politica sociale prese la
piega del consolidamento dell’esistente (e ciò vale anche per i sindacati). In
Italia la politica economica dei governi di sinistra prese la via, già dalla
metà degli anni Ottanta (*), delle privatizzazioni, operando senza una chiara definizione
degli obiettivi ultimi e, manco a dirlo, assente un’attenta selezione e
valutazione dei beni oggetto di privatizzazione (**).
Non si nascosero i
conflitti d’interesse e l’adesione convinta e compatta alla dottrina
neoliberista. E però tutte le speranze poste sul versante delle riforme si sono
rivelate autosuggestioni, poiché non c’è politica che possa sostenersi come
tale se non è consustanziale agli interessi del grande capitale e alle
dinamiche del suo sviluppo. La stessa parola capitalismo, che fu l’incipit della critica di sinistra, è stata
sostituita col più neutrale termine di mercato.
Già da qui, l’imbroglio. Alle contraddizioni del capitale si sono sovrapposte
le naturali leggi di mercato, alle
quali aderire senza sé e senza ma, salvo tardive e sempre parziali resipiscenze.
I partiti di
sinistra sono diventati vittime del proprio opportunismo. A nulla vale
deplorare il tradimento, tanto è stata miope l’impotenza del loro pragmatismo
quanto è miserabile il declino. Hanno creduto di condividere i successi, di
dividere il profitto, e invece sono alla bancarotta (anche in senso stretto),
diventati il capro espiatorio sul quale la reazione ha facile gioco. Ora taluni
furbacchioni vorrebbero fare marcia indietro. Dire che è troppo tardi non è una
prognosi astratta, poiché essa viene confermata ad ogni elezione, e non c’è
sussulto che possa invertire la tendenza.
(*) Per esempio,
l’Alfa Romeo (IRI) passò alla FIAT, il gruppo Lanerossi (ENI) alla Marzotto.
(**) Nel 1992
questa politica economica raggiunse il culmine con la legge 8 agosto 1992, n°
359, contenente “misure urgenti per il risanamento della finanza pubblica”, poi
con la legge 23 ottobre 1992, n° 421, che prevede, fra l’altro, la
trasformazione in Spa di IRI, ENI, INA ed ENEL.
Gli ultimi due tuoi post riassumono bene il dramma materiale e socio/culturale di questo paese.
RispondiEliminaPurtroppo questo è il risultato dell' "essere dei perfetti strXXXi" e del "non capire davvero un caXXo".
Uso volutamente queste piccole volgarità perchè anch'esse esemplificano bene la questione.
Infatti i tuoi due post sono fortemente connessi da un punto di vista causale.
I nostri adorati politici di sinistra e i nostri connazionali sono vittime dello stesso problema.
Dell'essere stupidamente mariuoli.
Dell'essere mariuoli e basta.
Quelli che si sono trasformati in sedicenti partiti di sinistra, hanno svenduto il nostro (e il loro) futuro per i propri interessi particolari,
Hanno fatto del bispensiero un'arte, forgiando facilmente (vista la nutrita platea di miopi mariuoli che hanno come elettori) una cultura di massa basata su totali idiozie.
A partire dal succitato mercato, per arrivare al lavorare anche di notte perchè W IL LAVORO SALARIATO, fino all'esaltazione della libera iniziativa, del libero mercato, del libero licenziare ecc. ecc.
Tutte cose che ci stanno portando dritti nel baratro del nuovo schiavismo globale.
Quasi quasi corro a vo(mi)tare.
grazie del commento
EliminaGrazie a te, come sempre
Eliminahanno svenduto il nostro (e il loro) futuro per i propri interessi particolari
EliminaNo so di tutti ma ricordo qualcuno particolarmente arrogante che ci si è fatto ben più di "barca&vigna".
Ma la sconfitta delle classi salariate è andata ben più a fondo; non solo si sono conclamati (alto)borghesi i suoi dirigenti, ma essi stessi tutti si sono fatti illudere di poter vivere una facile vita da (piccoli)borghesi.
La sconfitta è stata nel cervello , non nelle piazze.
ws
la realtà è sempre nelle cose, le idee sono al seguito
Elimina" hanno svenduto il nostro (e il loro) futuro per i propri interessi particolari
RispondiEliminaNo so di tutti ma ricordo qualcuno particolarmente arrogante che ci si è fatto ben più di "barca&vigna". "
Hai ragione, avrei dovuto scrivere (perchè era quello che intendevo) "futuro politico".
Ovviamente il loro futuro personale da alto borghesi se lo sono garantito, eccome.
La sconfitta del cervello... non sono del tutto d'accordo.
Non per niente dicevo che i due post sono connessi causalmente.
Io non credo che la maggioranza delle persone siano degli imbecilli.
E' più ragionevole pensare che siano prima materialmente, e poi intellettualmente, disonesti.
L'approccio è semplicemente stato "riempirsi la pancia finchè ce n'è", e adattare la propria forma mentis di conseguenza.
La sconfitta è stata fortemente etica.
E' stata la scelta lucida di una generazione intera di arraffare il più possibile "facendo finta di niente".
Oggi hanno (abbiamo?) anche la faccia da culo di lamentarsi e di votare 5 stelle ripulendosi la coscienza.