Non stupisce che l’antica società greca e romana, che
fu capace di tanta civiltà e di tali opere letterarie e artistiche, avesse per
base la condizione e lo sfruttamento della schiavitù (*). Che quelle fossero
società di classe è ammesso pacificamente.
Parlare oggi di società di classe è politicamente
scorretto, poiché il nostro sistema attuale è dato per democratico a
prescindere. L’origine delle ineguaglianze sociali non scaturisce da
determinazioni sociali oggettive, esse sono il prodotto di un destino cinico e
baro, tanto è vero che i poveri vengono anche definiti come “i meno fortunati”,
quando non siano tacciati di essere meno dotati, pigri e incapaci.
L’economia politica diventa così, per parte non
trascurabile, una dottrina che si esprime per leggi morali e giuridiche che
mistificano l’essenza stessa dei rapporti di classe, ossia dei rapporti tra
proprietari e schiavi.
E, del resto, i padroni attuali – sempre più
impersonali – non hanno bisogno di fustigare i propri schiavi per farsi
obbedire. È sufficiente la minaccia di licenziamento, ossia quella di lasciarli
senza un salario col quale provvedere al proprio sostentamento.
*
In antico, i padroni, specie nelle città,
incontrarono sempre maggiori difficoltà a mantenere a proprie spese l’abituale
corte domestica di schiavi. Semplicemente li mettevano “in libertà”, nonostante
l’opposizione degli schiavi stessi che in tal modo perdevano vitto e alloggio.
In tale caso provvide la nuova religione. Da una
punto di vista legale con la “manumissio in ecclesia”, rito dichiarativo col
quale il padrone rendeva libero il proprio schiavo. Ciò trovava la sua
giustificazione ideologica nella dottrina cristiana.
Le autorità ecclesiastiche provvedevano poi anche al
welfare, ossia a dare sostentamento alle torme di disperati resi “liberi”. Una Caritas ante-litteram forniva pasti
nelle basiliche. Molto tempo dopo, mutate le condizioni, questa distribuzione
di alimenti assunse gradualmente la funzione di un rito simbolico, di pasto
sacro, di eucaristia (vedi qui).
*
Oggi intravvediamo una situazione simile. Da un lato l’aumento
del numero dei senza lavoro (non c’è industria 4 punto qualcosa, o denatalità,
che tenga), e dall’altro un welfare allargato e sempre più insostenibile da
parte dello Stato. Sarà curioso vedere a quali tipi di trasformazione sociale
(e politica) condurrà una simile situazione. Chi parla di tassare robot e
simili evidentemente non ha la minima cognizione di che cos’è il capitalismo
Veniamo alle soluzioni. Il salariato modello è quello
che si pensiona il più tardi possibile e crepa subito dopo. Ciò si scontra con
un altro paio di problemi non da poco: se va in pensione tardi, si crea il
“tappo” nelle nuove assunzioni; se crepa subito, ne risente il florido mercato
della “salute”. E comunque non si tratterebbe di soluzioni, ma solo di rimedi
dal fiato corto.
La mia modesta ma seria ed efficace proposta:
introdurre il TEO (trattamento di eutanasia obbligatorio). Non su base
anagrafica, ovviamente, ma su quella censitaria, ossia per chi non dimostra di
avere un reddito sufficiente per il proprio adeguato sostentamento. Una
punturina e via. In tal modo verrebbe a galla anche una parte dell’evasione
fiscale e del lavoro “nero”, cosa che non guasta.
Sperimentazioni di questo tipo, anche se con modalità
e platee diverse, si ebbero nel secolo scorso in Germania, ma ancor prima in
Svezia e negli Stati Uniti. In questi ultimi, la carcerazione di massa svolge tutt’ora
un ruolo statistico positivo per quanto riguarda la disoccupazione, specie a
riguardo di negri e individui di razze affini, che, com’è noto, sono indolenti per natura e
portati allo stupro delle donne bianche (**).
(*) Solo la
schiavitù rese possibile che la divisione del lavoro tra agricoltura e
industria raggiungesse un livello considerevole e ciò rese possibile il fiore
del mondo antico: la civiltà ellenica. Senza la schiavitù non sarebbero
esistiti né lo Stato, né l'arte, né la scienza della Grecia: senza la schiavitù
non ci sarebbe stato l'Impero romano. Ma senza le basi della civiltà greca e
dell'Impero romano non ci sarebbe l'Europa moderna. Non dovremmo mai
dimenticare che tutto il nostro sviluppo economico, politico e intellettuale ha
come presupposto uno stato di cose in cui la schiavitù era tanto necessaria
quanto generalmente riconosciuta (F. Engels, Anti-Dühring, II sezione, cap. 4).
(**) Alla fine del Medioevo, gli uomini scacciati
dalla terra per lo scioglimento dei seguiti feudali e per l’espropriazione
violenta, se non erano assorbiti dalla manifattura al suo nascere con la stessa
rapidità con la quale quel proletariato veniva messo al mondo, si davano al
vagabondaggio. Alla fine del secolo XV e durante tutto il secolo XVI si ha
perciò in tutta l’Europa occidentale una legislazione sanguinaria contro il
vagabondaggio.
In Inghilterra questa legislazione cominciò sotto
Enrico VII, poi con Enrico VIII i mendicanti vecchi e incapaci di lavorare
ricevono una licenza di mendicità. Ma per i vagabondi sani e robusti frusta e
prigione. Debbono esser legati dietro a un carro e frustati finché il sangue
scorra dal loro corpo; poi giurare solennemente di tornare al loro luogo di
nascita oppure là dove hanno abitato gli ultimi tre anni e « mettersi al lavoro
» (to put himself to labour). Quando un vagabondo viene colto sul fatto una
seconda volta, la pena della frustata deve essere ripetuta e sarà reciso mezzo
orecchio; alla terza ricaduta invece il vagabondo dev’essere considerato
criminale indurito e nemico della comunità e giustiziato come tale.
Edoardo VI: uno statuto del suo primo anno di
governo, 1547, ordina che se qualcuno rifiuta di lavorare dev’essere
aggiudicato come schiavo alla persona che l’ha denunciato come fannullone. Elisabetta,
1572: i mendicanti senza licenza e di più di 14 anni di età debbono essere
frustati duramente e bollati a fuoco al lobo dell’orecchio sinistro, se nessuno
li vuol prendere a servizio per due anni; in caso di recidiva e quando siano al
di sopra dei diciotto anni debbono essere giustiziati, se nessuno li vuol
prendere a servizio per due anni; ma alla terza recidiva debbono essere
giustiziati come traditori dello Stato, senza grazia. Giacomo I. Una persona
che va chiedendo in giro elemosina viene dichiarata briccone e vagabondo. I
giudici di pace nelle Petty sessions (Tribunali locali) sono autorizzati a
farla frustare in pubblico e a incarcerarla, la prima volta per sei mesi, la
seconda per due anni. Durante l’incarceramento sarà frustata quante volte e
nella misura che i giudici di pace riterranno giusta. I vagabondi
incorreggibili e pericolosi debbono essere bollati a fuoco con una R sulla
spalla sinistra e messi ai lavori forzati; se vengono sorpresi ancora a
mendicare, debbono essere giustiziati, senza grazia. Queste ordinanze, hanno
fatto legge fino ai primi anni del secolo XVIII. Leggi simili in Francia, dove
alla metà del secolo XVII si era stabilito a Parigi un reame dei vagabondi
(royaume des truands). Ancora nel primo periodo di Luigi XVI (ordinanza del 13
luglio 1777) ogni uomo di sana costituzione dai sedici ai sessant’anni, se era
senza mezzi per vivere e senza esercizio di professione, doveva essere mandato
in galera. Analogamente lo statuto di Carlo V dell’ottobre 1537 per i Paesi
Bassi, il primo editto degli stati e delle città d’Olanda del 19 marzo 1614, il
manifesto delle Province Unite del 25 giugno 1649, ecc..
proprietari e schiavi.
RispondiEliminadirei più correttamente "domininati e dominati" , così ci possiamo mettere dentro anche tutta "l' esperienza" (para)comunista..😎
senza la schiavitù non ci sarebbe stato l'Impero romano
direi più correttamente il "capitalismo dell' impero Romano" ,poiché l' affermazione del' "imperium" romano si basò essenzialmente su legioni di liberi "cives" poi " capitalisticamente" ringraziati ...😎
ws
Tanto per
RispondiEliminahttps://it.sputniknews.com/opinioni/201708304958505-Italia-altro-che-fine-della-crisi-la-ripresa-e-un-bluff/
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