domenica 17 settembre 2017

Dipende dalla sera prima



Il mese scorso leggevo le Considerazioni sui principali avvenimenti della rivoluzione francese di Madame de Staël, libro non raro ma poco comune, la cui traduzione italiana è stata data alle stampe, con ampia introduzione di Adolfo Omodeo, dall’allora benemerito Istituto per gli studi di politica internazionale nel mese di agosto del 1943! Mussolini era “trattenuto” a  Villa Webber, un modesto edificio tutto bianco nell'isola della Maddalena, al governo c’era Badoglio e la guerra continuava il suo corso.

Pregustavo, già dal titolo, un libro di grande interesse perché scritto da una protagonista dell’epoca dell’ancien règime e da una testimone diretta della rivoluzione francese. E invece si è rivelato, tutto sommato, un libro deludente, pervaso da una concezione fin troppo idealistica della storia. Tuttavia, a tratti, quando de Staël racconta le vicende che la videro vis-à-vis con la rivoluzione, per esempio di fronte a Robespierre, la lettura diventa interessante per qualche pagina, o forse solo per qualche riga. Come quando fu rinchiusa, per essere protetta, nel gabinetto del procuratore del Comune, laddove restò con la sua cameriera ad “aspettare sei ore, morendo di fame, di sete e di paura”.

*

Oggi sul Domenicale, in prima, è pubblicato un ampio stralcio delle conclusioni del saggio di Voltaire Sui costumi e lo spirito delle nazioni. La prosa del mostro sacro dell’Illuminismo, a voler giudicare da questo stralcio, appare assai datata e non c’è stomaco pervio a duemila di queste pagine edite da Einaudi. Fatta salva la sua critica delle antiche e coeve superstizioni religiose (dimentica però di citare quel mitico Gesù che tanto ha pianto e non ha mai riso per nulla), per quanto riguarda le sue considerazioni sul fatto che la natura umana “si assomiglia da un capo all’altro del mondo”, oppure che un’Europa senza guerre sarebbe senz’altro desiderabile e migliore, si tratta dei soliti luoghi comuni, quali: “una nazione, quando conosce le arti e quando non è sottomessa e deportata dagli stranieri, risorge facilmente dalle sue rovine e si ristabilisce per sempre”. Considerazioni queste che confinano per complicità con infiniti obbrobri e si combinano bene con la tonalità generale del nostro presente e dunque per questo riproposte come “toccasana per tentazioni alla Fukuyama”, sostiene, di spalla, Armando Masserenti. Fukuyama? Dipende se hai dimenticato con chi hai bevuto un bicchiere la sera prima, e quella prima ancora.

-->

Nessun commento:

Posta un commento