Addendum. Oggi, primo settembre, il Sole 24ore dà rilievo a uno dei tanti paradossi di questa nostra formidabile epoca: «Ancora
una volta i dati parlano chiaro, più di tante parole: per i ragazzi, purtroppo,
il lavoro non c’è. Ed è paradossale che nel frattempo la politica dibatta di
una pensione minima per i giovani stessi. [...] il “problema lavoro” dovrebbe essere affrontato dal governo prima del “problema pensione”». Da notare che si tratta di "ragazzi" anche di 34 anni (e oltre).
*
Parlare del welfare in generale e della previdenza in
particolare senza considerare la condizione e il ruolo del lavoro, cioè della forza-lavoro
(alla quale non è richiesto nient’altro che sottomettersi alle condizioni date
dal capitale), nel quadro dello sfruttamento capitalistico (oddio, che cosa ho
nominato!), e cioè della società borghese (pardon) nella quale queste
contraddizioni esplodono, finisce inevitabilmente per essere un esercizio
puramente ideologico. Sia per chi discetta di trippa per gatti a go-go
mantenendo però i piedi ben piantati in parlamento, e sia per chi replica che la pentola non è senza fondo. Basterebbe ricordare che c’è chi mangia da quella
stessa pentola con un cucchiaino da caffè e chi invece imbocca servendosi di un
grande mestolo. Senza peraltro tirare in ballo il fatto che decine di miliardi
si trovano subito per salvare banche che hanno prestato somme oscene a degli “sconosciuti”.
Quest’ultima considerazione non vale una cicca: le monde n’est qu’abusion. In altri termini si tratta di uno dei
tanti aspetti di una guerra fra la tendenza generale del dominio sociale e una
passività servile che da decenni non riesce più a perturbarla. Ma non vorrei
andare sul difficile stasera, perciò smetto subito.
La passività servile aspetta, serena, di ruggire (alla maniera dei conigli) alle prossime elezioni per dare un'ultima (?) occasione allo (s)pregiudicato statista di Arcore.
RispondiEliminaè un sistema che fatica terribilmente a rivelarsi democratico finché ti sottometti, appena alzi la testa non lo è più.
RispondiEliminaproprio così
Eliminapremetto parlo per quello che vedo in periferia.
RispondiEliminaLa spesa sociale, qui, funziona così: i soldi al capofamiglia che poi li riparte a suo giudizio in famiglia.
FMI: lo stato italiano arriva a spendere 7 per un suo cittadino senior e 0 per il giovane. Funziona poi che il senior, senza alcun vaglio democratico, li passi al suo junior preferito. Vige un razzismo nucleare dove la propria famiglia è sempre razza superiore. La stabilità (con il medioevo) è così assicurata.
Sembra che una famiglia in cui vi sia almeno un pensionato le possibilità materiali siano 10 volte superiori a quelle in cui non vi sono. Quindi risulta bizzarro chi supplica di non andare verso una falsa contrapposizione giovani/vecchi quando oggettivamente siamo in una situazione vecchi contro giovani. Perché a paghette, aiutini, mance e donazioni si mantiene la gente in minorità. Ma qui subentra appunto il controllo sociale, vero motivo della spesa sociale così "generosa" nel capitalismo.
Il problema di fondo è la mancanza di autonomia, parola praticamente assente dalla costituzione più bella del mondo. Dal mio punto di vista, forse troppo radicale per questo blog, va calato un colpo di ghigliottina nella promiscuità economica fra padri e figli. Ciao.
gli automatismi, gli arcaismi della società italiana la rendono facilmente controllabile dall'alto, ma allo stesso tempo pericolosissima nel basso. Una minima perdita di equilibri può risultare esplosiva proprio perché in fondo non vi è nulla di democratico...
RispondiEliminaI sindacati vivono nel terrore. Ormai si interessano esclusivamente di pace sociale. Parlano di famiglie come ammortizzatori sociali dove proprio questo scambiare famiglia (la propria) con la società è concausa del macello sociale in cui versiamo. Farfugliano, ma poi vedono bene, almeno nelle loro sedi, che da una parte gli operai son quasi tutti stranieri mentre i pensionati sempre più vecchi. In mezzo manca gente. Se nella struttura italiana i capifamiglia non coincidono più con i lavoratori è finita.
La strategia della classe dirigente italiana è perciò volta al ripiego, al confondere, al procrastinare, all'eludere nella speranza che il proprio benessere duri almeno fino ad un attimo prima della fine di questa società. Sta ai lavoratori capire che quel mondo è già finito.
Purtroppo capire è diventata una parola grossa.g
RispondiEliminahai ragione.
Eliminatendo sempre a scivolare in un finale ad effetto, se no mi deprimo io stesso.
Comunque anche per me CAPIRE rimane parola grossa: viene sempre prima la necessità. Ciao, grazie del commento, ormai questo blog lo tengo io.