mercoledì 22 agosto 2012

Un fenomeno misterioso

Nel precedente post avevo lasciato Colombo e i suoi gusci di legno in mezzo all’oceano, di preciso non è dato sapere dove, poiché della prima attraversata atlantica non conosciamo con certezza né la rotta, né l’isola d’approdo e possediamo solo una “riduzione” o “riassunto” del Giornale di bordo, non esente da errori e incertezze, prodotto dal celebre Bartolomé de Las Casas sulla base di una copia che allo stesso prelato risultava spesso indecifrabile, dove per esempio la numerazione araba e latina spesso si confondono.

Del resto, fino al XVII secolo, degli scritti di Colombo, non molti, si stamparono solo la lettera a Sànchez (1493) e quella indirizzata ai sovrani di Spagna del 1503, scritta dalla Giamaica dedicata al quarto e ultimo viaggio (*). La famosa lettera a Sànchez, della quale si è perso l’originale, porta l’interessante intestazione: Descrizione delle isole dell’India recentemente scoperte nei pressi del Gange [sobre el Gange]. Essa è divenuta il primo best sellers della storiografia americana, si stamparono almeno 13 edizioni in breve tempo. La prima, in castigliano, l’1 aprile del 1493, e poi tradotta e stampata in Roma in tutta fretta.

Per scoprire il motivo di tanta fretta dobbiamo tornare a bordo della caravella che sta portando Colombo alle Indie, ma prima permettetemi una breve digressione per quanto riguarda i sussidi indispensabili a una nautica astronomica, ossia in grado di permettere una navigazione in mare aperto per lunghi periodi.

L’invenzione dell’astrolabio ad opera di Ipparco fornì ai navigatori uno strumento per misurare l’altezza delle costellazioni sull’orizzonte, e cioè la latitudine. Restava da determinare l’altezza del Sole, operazione la cui esattezza era possibile solo nel periodo degli equinozi. Negli altri giorni dell’anno si sarebbe dovuto tener conto della declinazione dell’astro, fatto tutt’altro che agevole. Gli arabi redassero a tale scopo tavole ed almanacchi (i portoghesi utilizzarono le tabelle di declinazione di az-Zarquali, conosciute anche da Colombo) che per ciascun giorno davano la posizione dei corpi celesti, consentendo in tal modo la determinazione della latitudine. Per la longitudine si dovranno attendere alcuni secoli e la realizzazione di cronografi molto affidabili. L’impiego della bussola nautica data invece al XII secolo e divenne di uso comune nel XV; non sembra invece dimostrata la sua importazione dalla Cina in Europa tramite gli arabi ed è quindi ipotizzabile una acquisizione indipendente da parte di diversi popoli.

Ed eccoci al punto cruciale. Sul Giornale di bordo, così come ci è giunto, alla data del 13 settembre 1492, è scritto:

«Durante il giorno e la notte, andando sempre sulla propria rotta che era il Ponente, precedettero 33 leghe, e l’Ammiraglio ne contava 3 o 4 di meno. Le correnti gli erano contrarie. In questo giorno, all’inizio della notte, gli aghi deviavano a Nord-Ovest, e, al mattino, deviavano a Nord-Est» (dall’ed. dell’IPZS in occasione del V centenario, 1988, p. 19).

E ancora il 17 settembre, lo strano e misterioso fenomeno si ripeteva ancora:

«I piloti fecero il punto sul Nord, e constatarono che gli aghi delle bussole deviavano verso Nord-Ovest di una quarta. I marinai avevano paura e se ne stavano accorati e silenziosi.
Se ne accorse l’Ammiraglio, ordinò ai piloti che allo spuntar del giorno tornassero a fare il punto sul Nord, e riscontrarono che le bussole erano buone. Ciò accadeva perché sembra che sia la Stella Polare a muoversi, non gli aghi» (ibidem, p. 29).

Naturalmente non era la polare a muoversi, Colombo possedeva solide nozioni astronomiche, geografiche e nautiche, e la spiegazione sembra adottata allo scopo di tranquillizzare i marinai sull’insolito evento. Egli, invece, capì di cosa si trattava, ossia di un fenomeno che poi, al suo ritorno, egli utilizzerà per uno scopo assai pratico e del quale si tenne conto nella bolla papale Inter cætera. Sulla questione di questa bolla del 4 maggio 1493 c’è grande confusione o, almeno, molta approssimazione (anche nelle enciclopedie, figuriamoci in internet). A cominciare dal fatto che le bolle con lo stesso incipit furono due: l’altra è del giorno prima!

Per rendersene conto è sufficiente aprire il primo volume della raccolta America Pontificia, primi sæculi evangelizationis (1493-1592), documenta pontificia ex registris et minutis præsertim in Archivio secreto Vaticano existentibus, Libreria Editrice Vataticana, 1991. Si potrà così evincere che in data 3 maggio 1493 fu pubblicata una prima bolla Inter cætera, quindi lo stesso giorno la Eximiæ devotionis (sugli stessi argomenti) e, il giorno dopo, ex novo, la medesima Inter cætera, ma contenente “autem precisiores descriptiones geographicas”.

Ma, prima ancora di venire a questo, c’è da dire a quale insolito fenomeno aveva assistito Colombo e turbato i propri compagni di ventura, ossia a quale scoperta pervenne l’Ammiraglio.

(*) Non esamino qui in dettaglio la questione delle lettere colombiane, quella di Sànchez, pubblicata, come detto, a stampa, e quella dedicata Luis de Santangel, rimasta manoscritta. Della cosa si può leggere nel II tomo della Nuova raccolta colombiana, contenete le Schede su questioni paleografiche, linguistiche e letterarie curate dalla nota studiosa Consuelo Varela (cfr. l’XI Scheda).

1 commento:

  1. Aspetto incuriosito il seguito.
    Raccontato così bene se ne scende come una bibita fresca.

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