giovedì 5 agosto 2021

Il prisma deformante

 


Questa foto un tempo divenne molto nota, la scattò W. Eugene Smith, si riferisce al disastro di Minamata.

Tra il 1951 e il 1968, l’industria chimica Chisso Corporation scaricò migliaia di tonnellate di acque reflue non trattate contenenti il metilmercurio, sostanza altamente tossica, nella baia di Minamata, nel sud-ovest del Giappone, avvelenando i pesci locali e altre forme di vita marina. E un villaggio di pescatori.

Gli abitanti della zona, avendo sempre mangiato pesce della baia, negli anni 1950 notarono strani comportamenti e malattie tra i gatti, e poi, nel 1956, comparvero i primi casi umani.

Negli anni che seguirono migliaia di residenti, compresi i bambini, soffrirono di gravi parestesie, generale debolezza dei muscoli, disabilità, follia, coma e morte per grave avvelenamento da mercurio, con la società Chisso che negava ogni responsabilità per la catastrofe sanitaria. 

Oggi, 2.283 persone sono state ufficialmente riconosciute come vittime ed è ampiamente riconosciuto che oltre 75.000 persone hanno sofferto di avvelenamento da mercurio Minamata. Sono ancora in corso oltre 1.700 cause legali.

Minamata è anche un film, diretto dal regista e produttore cinematografico Andrew Levitas (Georgetown). Basato sul libro Minamata: A Warning to the World, di W. Eugene Smith e Aileen Mioko, il film ha portato il regista in conflitto con la MGM, il distributore nordamericano del film.

La MGM, nonostante alcune proiezioni internazionali avvenute quest’anno, ha “sepolto” il film, rifiutandosi di annunciare una data di uscita in Nord America a causa dei presunti “problemi personali” dell’attore protagonista Johnny Depp.

Nel 2018, l’ex moglie di Depp, Amber Heard, ha scritto un articolo sul Washington Post, sostenendo di essere stata vittima di abusi domestici. Ciò ha scatenato la solita isteria mediatica. Nessuno degli incidenti denunciati da Heard è mai stato oggetto d’indagini penali.

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Lo stesso discorso di un finto scandalo sessuale vale per il governatore di New York Andrew Cuomo (democratico). Un rapporto presentato dal procuratore generale di New York, Letitia James, su accuse di molestie sessuali. La quale Letitia non ha altro di cui occuparsi, evidentemente, per esempio su ciò che è effettivamente successo il 6 gennaio scorso a Washington.

E allora ben 165 pagine su “contatti sgraditi e non consensuali, su numerosi commenti offensivi di natura sessuale che hanno creato un ambiente di lavoro ostile per le donne”. Gli autori del rapporto James si vantano che nel corso dell’inchiesta sulla condotta sessuale di Cuomo “hammo emesso oltre 70 citazioni in giudizio per documenti e altre informazioni e ricevuto oltre 74.000 documenti, sentito 179 persone e raccolto testimonianze sotto giuramento da 41 di loro”, un’enorme attività investigativa della procura generale di New York per raccogliere accuse, da provare, di baci indesiderati e palpeggiamenti. Gli investigatori “hanno esaminato e tracciato ogni comunicazione potenzialmente rilevante e hanno intrapreso le azioni appropriate, compreso il follow-up delle persone che avevano fornito informazioni potenzialmente rilevanti”. Non è caccia alle streghe questa?

L’alta borghesia americana, nel caso quella di New York, una delle città al mondo dove le disuguaglianze sociali sono le più stridenti, è indifferente alle condizioni degli impoveriti e degli emarginati, ed è invece completamente ossessionata dal sesso, dal genere e dalla razza. Vede l’intero contenuto del mondo attraverso quel prisma deformante, che non pone in discussione il sistema e i rapporti di classe.

Per quanto riguarda specificatamente Cuomo, tutto ciò rientra nella lotta personale e politica all’interno dell’apparato notoriamente corrotto del Partito Democratico e dei circoli più ampi dello Stato. Il presidente Joe Biden, che ha affrontato accuse simili nel 2020, ha invitato Cuomo a dimettersi. Biden non ha mai chiesto le dimissioni di Marjorie Taylor Greene, la deputata fascista della Georgia, o dei senatori Ted Cruz (Texas) e Josh Hawley (Missouri), parte del complotto del 6 gennaio. Vogliono le dimissioni di Cuomo per dare il suo posto alla vicepresidente, Kathy Hochul, personaggio in rampa di lancio per altre ambiziose posizioni future.


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