giovedì 27 giugno 2019

Quale dei ministri non si sarebbe ritratto con orrore



Ritornando sui miei passi e cioè a latere dell’articolo del prof. Ernesto Galli della Loggia, di cui al post precedente, vorrei evidenziare un aspetto saliente della percezione pubblica sulla differenza tra nazismo tedesco e fascismo italiano. Del nazismo non rimane altro ricordo che non siano i suoi orrori e le cause della sua caduta. Il fascismo, invece, pur se si tiene conto delle cause della sua caduta e dunque dei suoi indiscutibili errori e orrori, è percepito nell’opinione pubblica anche per delle opere “buone”, siano esse vere o solo presunte. È rilevabile da ciò un diffuso suffragio verso tale schema interpretativo che dà luogo a un giudizio meno tranchant rispetto al nazismo, riconosciuto come male assoluto.

Non deve stupire che nel clima di disperante presa d’atto sull’irredimibilità dello stato di cose presenti, tale indulgenza si muti facilmente in rimpianto nostalgico, esplicito o silente. Il rimpianto non è per il fascismo truce e bellicoso, ma per il regime idealizzato dei suoi giorni e delle sue opere migliori. Nei paesi germanofoni, e in altri, sta succedendo la stessa cosa a riguardo delle “benemerenze” del bel tempo antico.

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Scriveva, nel 1957, lo statista statunitense Henry Kissinger in chiusa all’Introduzione alla sua più riuscita opera, Diplomazia della restaurazione:

«Quale dei ministri che dichiararono la guerra nell’agosto del 1914, non si sarebbe ritratto con orrore, se avesse previsto l’aspetto del mondo nel 1918, per non parlare di quella attuale».

Parafrasando: quale dei maggiori responsabili politici attuali non si ritrarrebbe con orrore se potesse prevedere l’aspetto del mondo quale sarà tra pochi decenni a causa delle contraddizioni di un sistema economico che non ha ormai più nulla di razionale?

P.S.: scrive Kissinger in nota a p. 10: «Chi ebbe un’intuizione del genere, e in effetti si tirò indietro fu, naturalmente, il ministro degli esteri britannico, lord Edward Grey». Non concordo. Grey fu ministro degli Esteri fino al 1916, e fu un ministro fiacco, specie nel momento cruciale del luglio 1914.

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