Quale strano e
misterioso fenomeno ebbe a sperimentare Colombo durante la sua prima traversata
atlantica? Come abbiamo visto nel post precedente, il 13 di settembre Colombo annota nel giornale
di bordo che al calar della notte gli aghi della bussola deviano a ovest della
stella polare, mentre il mattino deviano a est.
Il fenomeno
aveva a che fare con la declinazione magnetica, la quale è l’angolo che l’ago
calamitato forma, verso est o verso ovest, sotto l’influenza del magnetismo
terrestre. In altri termini è l’angolo tra il nord vero e quello magnetico e può
variare tra 0° e 180°. In quel
giorno le navi di Colombo stavano probabilmente attraversando una zona di
declinazione magnetica zero. Gli
aghi, non deviati, erano fissi sul polo astronomico. La stella polare, per il
suo moto diurno, apparve prima a destra, poi a sinistra del punto indicato.
Il 17 settembre,
entrata che fu la flotta nella zona di declinazione ovest, gli aghi ebbero, al
crepuscolo, una forte deviazione verso sinistra dovuta al sommarsi della
declinazione magnetica occidentale e dello spostamento verso destra della
polare. Prima dell’alba, essendosi nel frattempo spostata verso sinistra la
polare, l’angolo di deviazione degli aghi naturalmente diminuì. Di giorno in
giorno la deviazione degli aghi verso sinistra si accentuava (1).
Occorre ricordare l’altro fenomeno, quello per il quale la stella polare sembra descrivere, nel suo moto apparente diurno, un piccolo cerchio intorno al Polo celeste (2). La maggior parte dei piloti ignorava questo fenomeno noto invece a Colombo, il quale fece rilevare questa stella all’alba, nel momento in cui si trovava più a ovest. La deviazione, senza essere annullata, era così dissimulata.
Vi sono motivi
sufficienti per ritenere che Colombo fosse ben cosciente della reale dimensione
del fenomeno naturale a cui stava assistendo, pur ignorandone l’essenza, oppure
anch’egli ritenne per buono il motivo adotto relativamente allo spostamento
apparente della stella polare?
Il fisico
Timoteo Bertelli ritenne di poter attribuire a Cristoforo Colombo la scoperta,
in sé e per sé, della declinazione e dell'inclinazione magnetica (3).
Tuttavia, il fenomeno della declinazione verso oriente era già noto da tempo (4),
in particolare nel Mediterraneo, e che la declinazione magnetica non fosse
ovunque la stessa si deduce, per esempio, da un atlante da Andrea Bianco, nel
1436.
August
Wolkenhauer prima e il geografo Alberto Magnaghi (5) poi, dimostrarono che in questo campo
si deve riconoscere il merito a Colombo di aver per primo constatato la
declinazione dell’ago verso occidente. Solo che Magnaghi nega
che Colombo se ne avvedesse già al primo viaggio, al passaggio della linea
agonica, e che solo nella lettera scritta ai sovrani spagnoli nel 1498, al suo
terzo viaggio, egli attribuisse il fenomeno alla declinazione magnetica.
Humboldt, Morison, Taviani e altri non sono dello stesso avviso di Magnaghi.
Posto che
Colombo fosse già nel primo viaggio ben cosciente del fenomeno magnetico, egli
volle giocarlo “politicamente” al suo ritorno. E qui entrano in gioco le bolle
papali, le quali avevano lo scopo di dividere il "Nuovo Mondo" con la famosa linea di
demarcazione (raja) l’emisfero
occidentale tra il Portogallo e la Spagna. Secondo quale criterio? La prima
bolla fu redatta il 3 maggio 1493, l’altra, identica, salvo un’aggiunta non di poco conto, il giorno dopo. Perché?
Su questa
questione ho raccolto a suo tempo una discreta mole di materiale ma raccontare tutta cosa potrebbe annoiare. Ad ogni modo il rebus delle due bolle Inter
cætera si trova risolto nell’opera
di Alexander von Humboldt, il celebre scienziato e geografo, dal titolo Examen
critique de l’histoire de la géographie du Nouveau Continent, tomo III, pp.
52-54. Di quest’opera è disponibile in italiano una riduzione dal titolo L’invenzione
del nuovo mondo, critica della conoscenza geografica, La Nuova Italia,
1992. Naturalmente, come avviene spesso in questi casi, la parte che ci interessa non è
stata tradotta (6).
La prima bolla
papale Inter Cætera del 3 maggio 1493, attribuisce alla
Spagna le isole e terre scoperte da Colombo, pur trovandosi queste a sud della
linea della bolla Aeterni Regis (1481). La bolla Eximiæ
Devotionis conferma le
precedenti concessioni alla Spagna. La bolla Inter Cætera del 4 maggio (7) traccia
una linea verticale da polo a polo a 100 leghe dalle Azzorre e dalle isole di Capo Verde, come demarcazione tra le sfere di attribuzione del Portogallo e della Spagna:
…
omnes insulas et terras firmas inventas et inveniendas, detectas et detegendas
versus occidentem et meridiem fabricando et constituendo unam lineam a polo
Arctico scilicet septentrione ad polum Antarcticum scilicet meridiem, sive
terre firme et insule invente et inveniende sint versus Indiam aut versus aliam
quancunque partem, que linea distet a qualibet insularum, que vulgariter
nuncupantur de los Azores et Caboverde, centum leucis versus occidentem et
meridiem …
Resta da
chiarire la genericità di tale riferimento topografico, data l’ampiezza
longitudinale dell’arcipelago (644 chilometri), ossia perché la raja non fu tracciata dalle isole più
occidentali. Ed ecco Humboldt darne ragione nel suo Examen,
a pagina 54:
Je
pense que le motif pour lequel la ligne ne fut pas tirée par les plus
occidentales des îles Acores (Florès et Corvo), mais cent lieues à l’ouest,
doit être cherché dans les idées de géographie physique de Colomb même l’ai
rappelé plusieurs fois l’importance qu’il mettoit à cette raja (bande) où l’on
commence à trouver “grand changement dans les étoiles, dans l’aspect de la mer
et la température de l’air, où l’aiguille aimantée n’offre aucune variation.
Nella bolla del
3 maggio 1493 non vi è alcuna indicazione circa una linea di demarcazione,
mentre questa variante appare – come detto – nella bolla del giorno successivo.
Pertanto è da ritenere che la bolla del 3 maggio fosse stata predisposta per
tempo, mentre la replica integrata con la clausola della demarcazione fu
ovviamente questione dell'ultimo momento.
Scrive ancora a
tale riguardo Humboldt:
Ou
peut croire que l’amiral a éteé consulté lorsque les monarques catholiques ont
demandé au pape de partager l’émisphère occidental du globe entre l’Espagne et
le Portugal [Examen, p.
55].
Pertanto,
conclude Humbolodt, la ragione per la quale la linea di demarcazione non fu
tracciata per la parte più occidentale delle Azzorre, riguarda Colombo, che desiderava fare d’una divisione naturale una divisione politica,
laddove aveva notato l’importante variazione magnetica a cento leghe marine
dall’isola di Corvo.
La bolla papale
di Alessandro Borgia che fissavano la raja a
100 leghe marine dalle Azzorre, ovviamente scontentò i portoghesi che se ne
dolsero subito. Lo strumento che concluse i contrasti tra la Spagna e il
Portogallo in Atlantico fu il Trattato di Tordesillas (1494), con lo spostamento
della linea verticale di demarcazione a 370 leghe a ovest delle Azzorre, motivo
per il quale oggi in Brasile non si parla spagnolo. La decisione presa a
Tordesillas di fissare un meridiano di demarcazione col mezzo dell’innalzamento
di torricelle o di segnalazioni scolpite nelle rupi, fa evincere la bontà di
quanto invece proposto l’anno prima da Colombo, ovvero di marcare il confine
politico con una divisione naturale. L’impresa, viceversa, mai attuata in realtà,
di innalzare con torri e segnali il meridiano deciso dal trattato, fu definita
dall’Humboldt, con un’espressione in italiano, “un’impresa da non pigliare a
gabbo!”.
(1) Il 30
settembre, avendo probabilmente le caravelle raggiunto la linea di declinazione
7° ovest, Colombo osservò che, al calar della notte, gli aghi deviavano di una
quarta a occidente. In quel momento la polare giaceva all’incirca a 3°20’ a est
del polo celeste. Quest’angolo, aggiunto ai 7° di declinazione magnetica, dava
appunto un totale di poco meno di una quarta, come segnalato da Colombo nel
giornale di bordo. All’alba – continua Colombo – gli aghi erano “dritti sulla
stella”. Questa si era nel frattempo spostata all’ovest del polo celeste e l’angolo,
inizialmente di una quarta, doveva essersi ridotto, ma non annullato. Sennonché
la differenza in questa occasione non viene notata e annotata da Colombo,
probabilmente perché il terrore si era impadronito dei piloti e gli equipaggi
erano inquieti.
(2) Tale cerchio
ha un raggio che, agli occhi dell’osservatore, appariva nel 1492 come la base
di un angolo di 3°27’ (oggi ha un valore minore).
(3) La
declinazione magnetica e la sua variazione nello spazio scoperte da Cristoforo
Colombo, in Racc. di doc. e studi pubbl. dalla R. Commissione colombiana
pel quarto centenario della scoperta dell'America, IV, 2, Roma 1892.
(4) «Lo
sapevano anch'essi, che la bussola declinava dal vero polo del mondo; ed è un
pregiudizio, e un pregiudizio grande, e manifesto il credere, che Giorgio
Hartman di Norimberga nel 1538 fosse il primo a scuoprire la declinazione della
bùssola . Fu il primo a valersi della bussola corretta per costruire quadranti
solari; ma prima di lui la declinazione magnetica era stata conosciuta
certamente, e conosciuta da gran tempo» (Vincenzo Formaleoni, Saggio
sulla nautica antica de’ veneziani, 1783, p. 54).
(5) Incertezze
e contrasti delle fonti tradizionali sulle osservazioni attribuite a C. Colombo
intorno ai fenomeni della declinazione magnetica, Boll. della Società geografica
italiana, X , 1933, pp. 595-641.
(6) Ad ogni buon
conto, un accenno alla questione Humboldt l’offre anche in un’altra sua opera,
questa edita in almeno due traduzioni italiane: Cosmos,
saggio di una descrizione fisica del mondo, Santini, Venezia, 1850, e poi
ancora nel 1860 presso Giuseppe Grimaldo, sempre a Venezia, in 4 voll.. Il
tipografo Grimaldo, non so quanto inconsapevolmente, indica trattarsi della “prima
versione italiana”. In entrambe le edizioni, è d’interesse per il nostro caso
la lunga nota n. 291, così come la traduzione di un lungo brano della lettera
di Colombo del 1498.
(7) Lavoro
fondamentale e molto citato sulla bolla papale di demarcazione è quello di
Alfonso Garcia Gallo, Las bulas de Alejanro VI y el ordenamento
juridico de la expansion portuguese y castellana en Africa e Indias,
Anuario de Historia del Derecho Espagñol, 27-28
[1957-58], pp. 461-829. Per il Trattato di Tordesillas: Jaime Cortesao, Le
Traité de Tordesillas et la découvert de l'Amérique. Condition phisiques,
sientifiques et économiques qui out influencer la découvert de l'Amérique. In Atti del XXII Congresso Inter. degli
americanisti, Roma, 1926, Ist. C. Colombo, Roma 1928, vol. II, pp. 649-683.
Wow! Bellissimo! Condivido!
RispondiEliminacaro Maestro, il tuo apprezzamento mi ripaga di una fatica non lieve. grazie
EliminaEccellente. Informazioni e racconto perfetti. Ricordo tutto ciò che ho letto. Cosa rara per il sottoscritto. Grazie per la fatica che hai fatto. Per me ne è valsa la pena. Ciao.
RispondiEliminaOttimo post, blog molto interessante.
RispondiEliminaComplimenti.
Fantastica storia. Questo blog è davvero un luogo di ristoro per la mente, e non di rado un sollievo per lo spirito.
RispondiEliminamauro
Già finito?
RispondiEliminaC.
forse no, magari ritornerò sull'argomento con delle varianti sul tema
Eliminagrazie a tutti
RispondiEliminaSarebbe interessante racontare con la medesima semplicità e chiarezza tutti i meccanismi dell'economia che ci ha uccisi e che ci ha privati della libertà.
RispondiEliminaNon basta solo conoscere "perfettamente" quanto si racconta ma occorre avere il talento del "saper divulgare" ovvero l'arte di saper prendere per mano il lettore e condurlo alla comprensione tenendo alto e vivo il livello di attenzione.
Facendosi capire allo stesso modo sia da un bimbo quanto da un nonno. Cose difficilissime ma, forse, possibili.
Di sicuro sono talenti che possiedi.
Ciao. E grazie ancora di questo bellissimo racconto su Colombo. Lo rileggerò ancora.