giovedì 22 marzo 2012

Il mercato degli schiavi in Italia



Ieri sera, al tg3, Massimo D’Alema, uno dei ras del Partito democratico, dichiarava, a riguardo della riforma del lavoro, di auspicare che il governo presenti al parlamento il provvedimento sotto forma di legge delega e non di decreto.

È il solito gioco delle tre carte, sono tutti d’accordo i magliari, tanto poi il parlamento, con o senza il Pd o una sua parte, il provvedimento sulla libertà di licenziamento lo approverà comunque, pur con tutti i distinguo e i mal di pancia della solita commedia. Mi fanno ridere quelli che dicono che il Pd si spaccherà su questa bagatella. Si possono spaccare sulla spartizione degli pseudo rimborsi elettorali, oppure per le candidature e altre questioni relative alle correnti, ma non su queste cose di così scarsa importanza per la loro vita e carriera politica.

E che si tratti di una pantomima si sapeva da molto tempo. Infatti, ben prima dell’avvio degli incontri tra governo e le cosiddette parti sociali, era stato detto chiaramente che non si sarebbe andati ad alcuna trattativa, ma che invece tali incontri sarebbero serviti solo a scopo consultivo. Il resto, comprese le considerazioni al riguardo, viene da sé. Ed è per questo che il 10 marzo, in riferimento alla riforma del mercato del lavoro spagnolo scrivevo: “Essa dovrebbe interessarci da vicino, poiché illustra quale sarà l’esito finale della riforma della legislazione sul lavoro anche nel nostro paese”. Non serve essere particolarmente avveduti, basta non essere idioti.

Una volta approvato il provvedimento così com’è nella sua sostanza, cosa sulla quale non si può nutrire alcun dubbio, il rapporto tra padroni e dipendenti sarà grossomodo questo: un brutto giorno, chiunque lavori alle dipendenze di un padrone può ricevere una raccomandata in cui si dice che, a seguito della negativa congiutura del meracto, la sua collaborazione (la chiamano così) non è più necessaria in quanto, dovendo ristrutturare e balle varie, la sua figura professionale non rientra più tra quelle ….. Lettere di questo contenuto potrebbero già prestamparle, corredate di tutti i riferimenti normativi del caso. Volendo, ma è chiaro che non lo faranno, potrebbero aggiungere postille del seguente tenore: ti lasciamo a casa per il semplice motivo che sei vecchia/o e noi abbiamo bisogno di carne fresca da sfruttare. Oppure: pezzo di merda, nell’ultima assemblea sindacale ti sei permessa/o di esprimere delle considerazioni sull’organizzazione del lavoro che non ci garbano, perciò ora ti mandiamo a fare in culo e vogliamo vedere chi avrà il coraggio di assumerti in zona. O anche: cara, il padrone, l’amministratore delegato, oppure il capo del personale, ti aveva chiesto di essere gentile, ma tu non hai ceduto alle lusinghe e allora eccoti un calcio in culo.

Quando scrivo che questi, tutti, sono dei fascisti, dico a vanvera?

* * *

Non conosco nessun premio Nobel, in qualunque disciplina, oppure studioso di fama, vivente, che a 26 anni sia stato nominato professore ordinario presso università pubbliche o private. Nemmeno un fenomeno naturale come Zichichi è riuscito così precoce. E, del resto, quale mole di pubblicazioni, quali contributi originali, quali ricerche, risultati ed esperienze di docenza può aver prodotto ed esperito un giovanotto di 26 anni per diventare, non dico professore associato (fatto di per sé già clamoroso), ma addirittura ordinario con cattedra? Un genio così poteva nascere solo in Italia ed ecco ciò che s’intende per merito.

7 commenti:

  1. Condivido pienamente questa analisi. Ora però è necessario passare alla fase pratica della faccenda. Chi, come lei, mostra una capacità di analisi che sa cogliere l'essenza della faccenda deve anche tentare di delineare la conseguente azione di contrasto. Io credo che le persone che condividono le sue chiavi di lettura - dopo averle APPRESE da lei - se lo aspettino. Non lasci il lavoro a metà, adesso che arriva il bello...

    RispondiElimina
  2. non serve, come ho scritto nessun acume per aver chiare queste cose, soprattutto se le paghi in prima persona. non spetta a me dire agli operai cosa devono fare. ringrazio comunque per la stima. saluti

    RispondiElimina
  3. E chi sarebbe questo "genio" ventiseienne?. Mi devo essere perso qualcosa vero?

    RispondiElimina
  4. non è difficile, nel testo del post c'è la parola chiave

    RispondiElimina
  5. Dio mio, nooo! Mario Monti? mi dia una conferma grazie.

    RispondiElimina
  6. Se andrà come si prevede nel post, buone notizie: per quanto pecoroni siano gli italiani, difficile che prima o poi qualche forcone non cominci a girare sul serio.
    mauro

    RispondiElimina
  7. Mio padre diventò professore ordinario nel 1931. A 27 anni. Il suo maestro era ebreo e di lì a poco venne cacciato dall'università. Mio padre venne invitato a prenderne il posto. Rifiutò.

    RispondiElimina