Il governo dei nostalgici si lusinga di essere l’artefice del calo dell’inflazione. Poco importa che tale fenomeno interessi più o meno tutti i Paesi. Vero è che l’inflazione in Italia cala forse più che altrove, ma questa non dovrebbe essere intesa come una buona notizia da parte dei salariati italiani.
L’aumento o la discesa dell’inflazione dipende da una molteplicità di fattori, ma quello salariale non è certo l’ultimo. N’è ben consapevole Cristina Lagarde, la quale dichiara: «L’inflazione di fondo ha registrato un’ulteriore flessione. Ma le pressioni interne sui prezzi rimangono elevate, principalmente per effetto della forte crescita del costo del lavoro per unità di prodotto.»
Pertanto, l’aumento dei tassi d’interesse serve a togliere “vigore all’economia”. E la Bce ha deciso di non abbassarli per il prossimo futuro. In pratica si punta alla recessione economica pur di toglier “vigore” ai salari. Si chiama lotta di classe, a farla, da decenni, sono solo i padroni e i loro chierici.
L’inflazione ha che fare con le dinamiche della domanda e dell’offerta, dunque con la dinamica salariale, la quale non è una variabile indipendente dei profitti. Questi, possono dipendere dal monopolio in certe sfere della produzione, dunque dalla lotta tra pescecani per la spartizione del plusvalore, ma in ogni caso dal grado di estorsione del plusvalore da chi lo produce materialmente.
Se il tasso di inflazione in Italia cala più che in altri paesi, ciò vuol dire che i salariati hanno meno da spendere, che loro salari sono nettamente inferiori al tasso d’inflazione. Questa, dicevo, non può essere una buona notizia per loro. Tuttavia la ben oliata mecchina di produzione del consenso li porterà, prossimamente, al seggio e a votare per gli artefici di questo miracoloso calo dell’inflazione.
Quanto agli altri, cioè a noi reprobi, con quali mezzi possiamo provare a contestare lo scherzo del destino che ci è toccato? In montagna in questo periodo fa freddo, al più potremmo andare a sciare. E poi, diciamocelo chiaro, questa inflazione ha preso di mira di più le stesse persone: i poveri e i più precari.
I nostalgici che stanno al governo stanno facendo un lavoro il cui prodotto non dispiace a chi in questo Paese ha in mano il potere economico. Gente che se ne frega delle gaffe, degli sproloqui, delle nostalgie fasciste, poiché sono gli eredi, spesso diretti, di quella stessa élite liberale che fu ben contenta di Mussolini per quasi vent’anni.
Quanto alle élite europee, nonostante le opinioni contrarie e i desideri di alcune menti illuminate, non frega un cazzo del colore politico dei governi, l’importante è che non escano troppo dal seminato. A loro andrebbe bene anche il nazionalsocialismo, l’importante è che sia senza socialismo: “La piena occupazione è possibile grazie alla sottomissione totale”.
Ma non voglio annoiare oltre e, nel caso, turbare speranze di redenzione elettorale.