venerdì 5 dicembre 2014

“Noi non siamo la Grecia”


Buone notizie. Il Censis conferma un aumento più che consistente del risparmio, pur a fronte di una società stremata da sei anni di crisi e che ormai si aspetta solo il peggio. “Si è liquefatto il sistema”. Testuale. De Rita precisa che la gente si fa sempre più “li cazzi sua”. Testualissimo.

Il governo, dal canto suo, risponde con le cannonate … pardon, con le cannoniere.

Ieri la Commissione Difesa (dopo la Commissione Bilancio) della Camera dei Deputati ha dato il via libera al nuovo programma di una quindicina di navi militari dotate di armamenti di tutto punto e che nei prossimi 19 anni porterà a spendere più di 5,4 miliardi di euro. Si tratta di pattugliatori – corredati di raffinati sistemi d’arma – che si aggiungono al programma delle fregate FREMM iniziato una decina di anni fa e che anche questo costa più di 5 miliardi. In tutto, oltre 10 miliardi di euro.

Dietro il palcoscenico


La politica è sempre più comunicazione e dunque spettacolo, e ciò l’aveva ben descritto quasi mezzo secolo fa Guy Debord. E tuttavia la comunicazione, e con essa la politica, non è solo spettacolo, soprattutto essa non è neutrale, il suo carattere ideologico produce effetti decisivi sul contenuto della coscienza, ne riflette inevitabilmente la logica, le contraddizioni e i conflitti.

E ciò che vale per la coscienza vale anche per l’inconscio, laddove l’opposizione freudiana, riproposta sul terreno storico e sociale, della dinamica oggettiva di natura e storia, trova una diversa e affascinante spiegazione: diventa opposizione tra motivazioni ideologiche incompatibili, opposizione che affonda le sue radici oggettive in un preciso contesto socio-economico. Diventa opposizione tra comportamenti e linguaggi autorizzati e quelli non autorizzati, tra coscienza ufficiale e non-ufficiale, tra ideologia trasgressiva e antagonista da un lato e ideologia della conservazione dall’altro.

giovedì 4 dicembre 2014

La grande schifezza


«Il potere non è nel Consiglio comunale di Palermo. Il potere non è nel Parlamento della Repubblica. Il potere è sempre altrove. Lo stato per me è la Costituzione e la Costituzione non esiste più».

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Dell’indagine e degli arresti di Roma ciò che sorprende è l’esclamazione di novità, ciò che stupisce di più è l’ennesima meraviglia di chi dice di essere “sconvolto dal termine mafia”. E subito s’affretta a dire che il tal ministro è un “galantuomo”. Del resto l’ha scelto lui.

Quanto sta emergendo è solo un livello di criminalità e di connivenza tra personaggi della politica e personaggi degli affari. Diciamo, per riferirci all’indagine, che si tratta di un livello di mezzo, intermedio. Dei livelli più alti, ognuno di noi può solo supporre e immaginare, collegare e dedurre quel poco che trapela, specie dalle pagine economiche dei giornali. Per esempio, non si può pensare che si costruiscano milioni di metri cubi di alloggi e infrastrutture senza che vi sia corruzione. In Italia, poi? Dei segreti più oscuri è la criminalità, economica e finanziaria, ad entrare in possesso per poi ricattare il potere.

Che cosa possiamo attenderci da un sistema di potere che ha sempre falsificato il sapere sociale? Poniamo per esempio mente al fatto che la maggior parte dei reati societari (depenalizzati ulteriormente con una legge approvata in questi giorni) e delle frodi finanziarie sono essi stessi una delle attività rilevanti della criminalità organizzata così come essa s’è andata sviluppando oggi.

Resta da capire cosa vogliamo intendere con i concetti di reato e di criminalità organizzata. Lucrare sui fondi pubblici destinati all’assistenza agli immigrati è senz’altro un’attività criminale, e però vendere pacchetti di derivati agli enti pubblici non è forse e in ogni caso una frode finanziaria?

mercoledì 3 dicembre 2014

La strada giusta


A un mio vecchio conoscente, d’idee politiche molto diverse dalle mie (nel senso che non gli frega d’averne), ogni tanto dicevo quale scherzosa provocazione: tu un giorno per necessità diventerai comunista. Si scherniva, rideva, rispondeva: no, impossibile, comunista mai. Recentemente, l’ultima volta che gli ho ripetuto la cosa, lui non ha riso ed è rimasto in silenzio, con gli occhi bassi. La crisi picchia duro, e lui dice ultimamente delle cose molto radicali contro il sistema; ma comunista non lo sarà mai, né per necessità e tanto meno per convinzione. Ciò che dice è radicale, ma in senso reazionario. Comprendo il suo stato d’animo, perciò taccio, ma non lo giustifico. Quelle parole, dette da lui, persona mite e gentile, onesta e riflessiva, vorrei dire buona, feriscono molto di più di quelle che si sentono pronunciate da certi personaggi in televisione, dai quali, del resto, non ci aspettiamo variazioni sul tema.

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martedì 2 dicembre 2014

Un’attività conforme allo scopo




Se la contraddizione fondamentale del modo di produzione capitalistico è già tutta presente nella forma merce, nel suo essere allo stesso tempo valore d’uso e valore di scambio, il movimento che segna la sua crisi storica è nella legge stessa del suo sviluppo, ossia nella imprescindibile e costante necessità del capitale di sostituire il lavoro vivo con quello morto (*). Il capitalismo è stato, nelle sue forme precipue, il modo di produzione più dinamico e rivoluzionario della storia.

Sul piano pratico, l’appropriazione privata di una produzione resa ogni giorno più sociale dallo sviluppo capitalistico genera una pletora di contraddizioni che nessun sincretismo politico e pratica economica borghese, eludendone il movimento reale, può spiegare nella loro dinamica e superare negli effetti di tendenza.

Nel materialismo dialettico, partendo anzitutto da Marx ed Engels, c’è la possibilità di legare positivamente insieme critica e pratica antagonista. Per quanto ci riguarda, bisogna capire bene che la lotta ideologica è una determinazione essenziale della lotta di classe, senza di essa non c’è teoria, e senza teoria e sviluppo della stessa non c’è organizzazione pratica.

La lotta ideologica è anche lotta contro l’ignoranza, in quanto si propone nel contempo il superamento dell’influenza borghese e di creare la base necessaria di conoscenze per rendere effettivamente possibile organizzare la lotta su un piano di realismo critico-pratico. 

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