Si sente dire: che altro poteva fare la povera Ucraina contro l’invasione russa, arrendersi al fatto compiuto? Chi pone la domanda in questi termini (o analoghi) è senz’altro persona spiritosa. L’invasione russa non è avvenuta per un colpo di testa di Putin. È stata provocata in ogni modo. È questo il discrimine tra verità e menzogna.
Chi traccia un parallelo tra l’invasione russa dell’Ucraina e quella nazista della Polonia del 1939, non solo è un individuo spiritoso, ma anche un passo avanti rispetto alla storia. È noto, a chi non ha perso la memoria, che sono completamente diversi i contesti storici e le parti in causa. Un parallelo di questo tipo si può ravvisare nell’invasione statunitense dell’Iraq con il pretesto totalmente inventato delle cosiddette “armi di distruzione di massa”. Ma anche di ciò si è perso evidentemente memoria, così come su Gaza l’occasione di dire qualcosa di non banale.
Alla fine, tre anni di guerra e di spargimento delle più spudorata propaganda guerrafondaia si sono ridotti all’essenziale: le mani americane sulle risorse minerarie (e non solo) dell’Ucraina. Del resto, come conferma oggi il quotidiano di Confindustria, “[...] era stato lo stesso Zelens’kyj ad evidenziare il grande tesoro custodito nel sottosuolo ucraino” (p. 5). Dunque, di che cosa si duole l’ex comico? Gli chiedono come rimborso degli aiuti ricevuti quanto già egli aveva proposto.
Poco importa che la libbra di carne venga oggi pretesa con la sfacciataggine di Trump, invece delle solite subdole moine di altri presidenti. Si chiama geopolitica, ovvero politica di potenza. Che nel caso degli Stati Uniti ha sempre avuto le forme politiche dell’imperialismo. Chiedere informazioni, tra gli altri, ai Paesi dell’America latina.
Trump è quello che è, ma non è un Forrest Gump. Se uno stupido diventasse presidente degli Stati Uniti per due volte, ciò vorrebbe dire che gli stupidi sono tutti gli altri. Trump sta cercando un ridispiegamento di risorse militari dal teatro europeo per utilizzarle altrove, in ultima analisi, per concentrandosi sul bersaglio centrale dell’aggressione militare statunitense: la Cina. Stesso discorso vale anche per il suo approccio ruffiano alla Russia.
Il Segretario alla Difesa Pete Hegseth lo ha chiarito la scorsa settimana, parlando all’Ukraine Contact Group, il principale organismo di potenze che convogliano armi in Ucraina. “Le dure realtà strategiche impediscono agli Stati Uniti d’America di concentrarsi principalmente sulla sicurezza dell’Europa”, ha affermato. Poi, “Ci troviamo anche di fronte a un concorrente alla pari, la Cina comunista, con la capacità e l’intento di minacciare la nostra patria e i principali interessi nazionali nell’Indo-Pacifico”.
Si chiama priorità strategica: confrontarsi con la realtà della scarsità e la necessità di scelte difficili, concentrando risorse e forza di volontà dove gli interessi più importanti degli Stati Uniti sono in pericolo: l’Asia”. Mentre noi siamo rimasti alle repubbliche marinare e alla Lega anseatica + Ucraina.
Leggo sempre sul Sole di oggi, che “il pacchetto di controllo delle sanzioni [alla Russia] è in mani europee”. Andatelo a raccontare a chi ha ricevuto recentemente le bollette del gas. Per esempio.
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