mercoledì 5 febbraio 2025

La più grande conquista del XXI secolo

 

Internet morirà. Non a causa di una terza guerra mondiale, di una catastrofe nucleare che verrebbe a tagliare tutti i cavi sottomarini. Internet morirà a causa di Internet.

Quando Tim Berners-Lee inventò il World Wide Web negli anni ‘90, sognava di creare un “ambiente caldo e amichevole”. Qualche decennio dopo, il calore si è trasformato in una discarica e una cordialità metallica sembra essere l’unica prerogativa dei chatbot. La rete, creata per avvicinare gli esseri umani, per consentire loro di condividere la conoscenza, per aprire il loro mondo e la loro cultura, creata per offrire loro la possibilità di discutere con un’altra persona dall’altra parte del pianeta, per imparare, per capire, per creare ... sta andando dritta verso la tomba.

L’artificializzazione dei contenuti online, creata sempre più dall’intelligenza artificiale, colonizzerà il web al punto da renderlo una rete popolata esclusivamente da bot in cui l’unico ruolo degli esseri umani sarà ridotto al clic. Il colpo mortale finale? Gli algoritmi sono sempre più inclini a mettere in risalto ciò che genera coinvolgimento, in questo caso i famosi “AI slop” (chiamati così in onore del cibo che viene dato ai maiali) e altri video di simpatici animali, combattimenti violenti e altre perversità dell’anima. Del resto, da che mondo è mondo, la moneta cattiva finisce per scacciare quella buona.

Il lento declino dei social network (compreso il mio blog!), le immagini false su Facebook e Instagram, i bot inquinanti su X e le tendenze su TikTok, ne sono la dimostrazione. Perché, tra l’altro, questi ultimi non sono lì solo perché sono divertenti, piacevoli o pertinenti. Sono lì perché non richiedono alcuna “fatica”, perché l’algoritmo li evidenzia, contribuendo così alla loro viralità, il che incoraggia i creatori a riprodurre ciò che funziona se vogliono essere pagati.

Chi può quindi essere ritenuto responsabile di questa “enshittification”, che Celentano Adriano avrebbe tradotto con ““merdification”? L’utente, oppure il creatore, ridotto a imitare l’altro per guadagnarsi il pane? Le famigerate GAFAM, ossia i capi di Google, Apple, Facebook, Amazon, Microsoft? Sì, certo, ma in definitiva fanno solo il loro mestiere. Come si diceva una volta: “È il capitalismo, bellezza”. E noi non ci possiamo fare niente.

Una volta che gli utenti restano intrappolati sulla piattaforma, diventata monopolio nel suo settore, l’azienda inizia a sedurre gli inserzionisti. Prigioniere a loro volta, le aziende non smettono mai di buttare i loro soldi nelle tasche del monopolista. E qui arriva la fase finale, in cui solo gli azionisti della società monopolista possono trarne vantaggio. I primi arrivati, gli utenti, stanno annegando in un’ondata di contenuti sponsorizzati di bassa qualità e gli inserzionisti continuano a pagare sempre di più mentre il monopolista smette di moderare: che senso ha se metà o più del pianeta utilizza i suoi servizi?

Mark Zuckerberg (Meta), Elon Musk (X), Jeff Bezos (Amazon) e Larry Page (Google) sono felici: le loro tasche sono piene e i nostri cervelli sono vuoti. Internet, almeno per come l’abbiamo conosciuto, morirà. E questa potrebbe essere la più grande conquista del XXI secolo.

1 commento:

  1. L'Uomo, ei fu?
    Cito Luigi Pintor:
    "Si può essere pessimisti riguardo ai tempi e alle circostanze, riguardo
    alle sorti di un paese o di una classe, ma non si può essere pessimisti riguardo all'uomo."
    Grazie Luigi.

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