Leggo da un diario:
I fascisti dall’ora, con distintivo all’occhiello, badavano ai fatti loro qui a Roma e via via poi, constatando le malefatte del Regime, potevano attendersi di meglio da chi sarebbe venuto dopo. Ora invece tutti a denunziare il fallimento degli antifascisti.
Miracoli non avvenuti, posti tutti presi e poi questi politici non sono abbastanza “decorativi” ecc. ecc.. Dimenticati i propri torti ci fanno loro quel processo, che si è avuto la dabbenaggine di risparmiargli. È una gara di lezioni e di fandonie, di timori comunisti, di pretese nazionaliste, di rifiuti fiscali.
D’altra parte che tristezza constatare le debolezze, gli errori, le piccolezze dei nuovi governanti! Quelli che fanno ora politica parevano decisi, davanti al muro che stava per crollare, a fare il meglio, ma poi? Anche gli errori insignificanti finiscono per risultare significativi. Così Sforza [min. degli Esteri] dovrebbe smetterla di vantarsi discendente del condottiero e, più ancora, non dovrebbe stupirsi di una serie inchiesta del Mondo sull’emigrazione (condotta da Magrini). Proprio Sforza dimenticare il valore della sana critica, dall’opposizione necessaria ad aprire gli occhi dei responsabili mal informati se non forse male intenzionati. Alla nostra stampa si va rimettendo il bavaglio. E ordini ancora arrivano alle redazioni dei giornali. [...] Salvemini ha ben detto: infilatisi nella prima crepa, e raggiunti i posti ambiti, hanno dimenticato i santi propositi.
[...] Già ... Einaudi ... Preferisco tacere le critiche che si fanno a lui, anche dai nostri. Di più potrebbe fare da quel posto, influendo sugli uni e sugli altri, esercitando un controllo. Ma è da un po’ che non credo più ai vecchi nella vita politica, quando è stata rivoluzionata come la nostra.
[...] C’è chi ha detto, ma non abbastanza pubblicamente, ai fascisti: voi per portare avanti il paese, con quello che di positivo si può anche ammettere, avevate gli uomini dell’Italia liberale mentre ora, per ricostruirla, la vostra malconcia Italia, sia materialmente che moralmente, abbiamo per la maggior parte uomini diseducati dal fascismo. E su tali uomini che si basano, ad esempio, i ministeri. Nicolò [Carandini] filosofo, fondamentalmente ottimista pur vedendo, e sapendo, dice che deve nascere un tempo completamente nuovo, di cui nessuno ha ora l’idea. E un giorno nascerà a dispetto di tutto e di tutti, faticosamente. Voglio mettere qui quanto ho letto su Horizon di giugno, scritto da Cyril Conolly, in piena rispondenza con tale sua attesa, seppure da un altro angolo e con un altro spirito:
The particular note for the midcentury is hopelessness, and the artists who reflect the feeling of their time have to struggle against this desperate indifference, not in the public only but in themselves. The robust and elderly, with a pre-1914 intellectual formation, are able to do this; very few others can and the youngest are perhaps the weakest of all. This is a kind of galloping demoralization of the West which affects everybody. America cannot save us, for it is the more demoralized than anywhere; it is unlikely that Russia, beneath the veneer, is any better. French humanism or English fertility can preserve a few, but they cannot inspire us because the truly modern world to which we all shut our eyes is ingulfing us too fast, and brings with it a complete negation of all aesthetic values of the past. The great artists of the past, despite love lavished on them by scholars and aesthetes, are becoming more and more unfamiliar. They are not replaced by others because we are moving into world of non- art.
[La nota particolare di questa metà del secolo è la disperazione, e gli artisti che riflettono il sentimento del loro tempo devono lottare contro questa disperata indifferenza, non solo nel pubblico ma in se stessi. I più solidi e anziani, con una formazione intellettuale precedente al 1914, sono in grado di farlo; pochissimi altri possono e i più giovani sono forse i più deboli di tutti. Questa è un tipo di demoralizzazione galoppante che colpisce tutti nell’Occidente. L’America non può salvarci, perché è la più demoralizzata di altri; è improbabile che la Russia, di là dell’apparenza, stia meglio. L’umanesimo francese o la fecondità inglese possono conservare qualcosa, ma non possono ispirarci perché il mondo moderno, davanti alla quale tutti chiudiamo gli occhi, ci sta ingoiando troppo in fretta, e porta con sé una completa negazione di tutti i valori estetici del passato. I grandi artisti del passato, nonostante l’amore profuso loro da studiosi ed esteti, stanno diventando sempre più sconosciuti. Non vengono sostituiti da altri perché ci stiamo muovendo nel mondo della non-arte.]
Chiude Elena così: “Dovrò cercare di scrivere un po’ più seriamente, ma attenta a smorzare il fuoco e l’impeto di certi disgusti che arrivano a darmi una vera nausea della realtà.”
Tratto da: Elena Carandini Albertini, Le case, le cose, le carte, diari 1948-1950, Il Poligrafo 2007, fine ottobre 1949 (riporto i corsivi come da originale).
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