Le persone più ricche e le multinazionali sono diventate “drammaticamente più ricche”, provocando “un’esplosione di disuguaglianza”, secondo l’ultimo rapporto dell’ente di beneficenza Oxfam con sede nel Regno Unito.
Dov’è la sorpresa? Già Trimalcione diceva che i soldi fanno i soldi. L’indice azionario S&P500 è passato da gennaio 2019 a oggi da 2.670 a 3.999, con un più 42,30 per cento, e a gennaio dell’anno scorso era arrivato a oltre 4.660 punti.
La povertà è aumentata per la prima volta in 25 anni, dice il rapporto. Basta leggere il vecchio Marx, il quale spiegava scientificamente (termine abusato ma non improprio in tal caso) per quali motivi ciò accada inevitabilmente. Tutto avviene entro un binario che corrisponde ai bisogni di valorizzazione del capitale; la silenziosa coazione dei rapporti economici appone il suggello del capitalista sulla forza-lavoro e la società intera.
Non è un concetto difficile da comprendere. Come riporta in esergo questo blog: “Non basta che le condizioni di lavoro si presentino come capitale a un polo e che all’altro polo si presentino uomini che non hanno altro da vendere che la propria forza-lavoro. E non basta neppure costringere questi uomini a vendersi volontariamente. Man mano che la produzione capitalistica procede, si sviluppa una classe operaia che per educazione, tradizione, abitudine, riconosce come leggi naturali ovvie le esigenze di quel modo di produzione”.
Tuttavia ci facciamo ancora e sempre turlupinare da coloro che per porre rimedio a questo stato di cose propongono di agire sulla tassazione dei capitali. Proprio non vogliamo capire che questa gente rappresenta il migliore alleato del capitale. Si tratta di palliativi, bisogna essere chiari su questo punto.
Nella prima pagina del suo sommario Oxfam espone i seguenti dati:
Dal 2020, l’1% più ricco ha catturato quasi i due terzi di tutta la nuova ricchezza, quasi il doppio del denaro del 99% più povero della popolazione mondiale.
Oxfam mostra che l’1% più ricco ha assorbito il 63% di tutta la nuova ricchezza creata, più di 26 trilioni di dollari tra il 2020-2021. Il 9% più ricco sotto di loro ha inghiottito il 27% di tutta la nuova ricchezza, poco più di 11.000 miliardi di dollari, lasciando solo il 10%, o circa 5.000 miliardi di dollari, al 90% più povero, ovvero 7,2 miliardi di persone.
Una tassa fino al 5% sui multimilionari e miliardari del mondo potrebbe raccogliere 1,7 trilioni di dollari all’anno, sufficienti per far uscire dalla povertà 2 miliardi di persone e finanziare un piano globale per porre fine alla fame.
Chi scrive questi dati, sulla cui bontà non ho motivo di dubbio, e propone come soluzione alla povertà una maggiore tassazione per i più ricchi, non ha evidentemente capito un cazzo di come funziona il capitalismo. Queste ricette sulla tassazione vengono ricucinate ogni anno da decenni senza che nulla cambi, e anzi si va sempre più al contrario.
E difatti la stessa Oxfam ha osservato, citando uno studio condotto dalla Research School of International Taxation, che copre 142 paesi, che questa concentrazione della ricchezza è stata facilitata dai governi, i quali hanno ridotto le tasse sulle società, aumentando al contempo l’imposta sul valore aggiunto o imposte sui consumi, che incidono in modo sproporzionato sui redditi dei meno abbienti e dei poveri.
Oxfam presenta come una panacea una “tassa patrimoniale di solidarietà una tantum”. Chi vede soluzioni attraverso la tassazione, troverà sempre accoglienza nei media democratici e liberali. Così s’ingenera l’impressione che nei giornali si possa scrivere come stanno effettivamente le cose, e ciò dà al giornale l’odore dell’imparzialità, l’impronta dell’anticonformismo. Si chiama critica laterale, nel senso che non è diretta contro i fondamenti del sistema e dei suoi rapporti sociali.
La concentrazione della ricchezza, o, per meglio dire, il processo di accumulazione, sta in radice ai rapporti di produzione capitalistici, come “legge naturale”. Il resto è fuffa, propaganda e filantropia.
Un altro limite di questi rapporti su ricchezza e povertà è dato dal fatto che fanno di ogni dato un fascio. L’Italia, per esempio, non è l’India. Il nostro centro-nord, preso in generale, non è nelle stesse condizioni economiche e sociali del meridione. Anche all’interno delle aree metropolitane la situazione è molto varia e mobile.
Per quanto ci riguarda più direttamente e da vicino, non servono analisi sociologiche troppo sofisticate e una visione del mondo assolutamente inconseguente. Fino a 40 anni fa c’era una maggioranza di salariati da blandire (o terrorizzare, al bisogno), poi via via s’è imposta una maggioranza di ceti medi che vivono sia di notule che di stipendi, integrati da rendite mobiliari e immobiliari. Si tratta dello zoccolo duro, di quei ceti sociali che vanno ancora a votare. Il loro mondo è al collasso, non riesce più a mantenerli se non a colpi di concessioni e bonus a carico del debito pubblico, ed ecco che essi si voltano dall’altra parte, a chiunque prometta loro di mantenere il proprio status acquisito.
Tempo al tempo e vedremo delle novelle tricoteuses che oggi sono iscritte Soroptimist International.
Gentile Olympe
RispondiEliminaPer capire l'ultimo capoverso dovrò rivolgermi a Wikipedia. Ignoranza grassa mia. Vado a documentarmi
tutti, grassi e magri, usiamo i dizionari
Elimina"Chi ha i pidocchi ne fa altri" diceva mia nonna, detto che non ho mai capito visto che chi ha i pidocchi tende a distribuirli alle altre teste e non ad attirarli sulla propria.
RispondiEliminaPietro
le nonne vedono lungo
Eliminahttps://bit.ly/3HeI0xT
RispondiEliminaPer quanto riguarda le baccanti di Soroptimist direi che gli sta bene come un vestito nuovo. Hanno aderito ad un sistema cannibale che ha cannibalizzato pure loro.
RispondiEliminaMolto giusto