Non ha attirato molta attenzione il dato fornito dal World Gold Council (WGC), think tank e lobby del settore, secondo cui gli acquisti delle banche centrali di oro, un tempo base del sistema monetario internazionale, hanno raggiungono il record di tutti i tempi nel terzo trimestre dell’anno scorso.
Gli acquisti netti annuali ammontano a 673 tonnellate, i più alti dal 1967, quando le istituzioni del settore ufficiale acquistarono 1.404 t nette. Nel 1967, le banche centrali europee acquistarono massicci volumi di oro dagli Stati Uniti, provocando una corsa al prezzo e il collasso del London Gold Pool. Ciò ha accelerato la scomparsa del sistema di Bretton Woods che legava il valore del dollaro USA al metallo prezioso (*).
Per un raffronto odierno, le banche centrali e altri nel Q3 del 2021 avevano acquistato oro per 90,6 t., mentre nello stesso periodo del 2022 gli acquisti sono più che quadruplicati: 399.3 t..
Turchia, Uzbekistan e Qatar tra i maggiori acquirenti segnalati. La Russia ha smesso di pubblicare dati mensili sui suoi acquisti, ma è opinione diffusa che sia attiva sul mercato. La Banca centrale russa aveva affermato in precedenza che sarebbe stato auspicabile che l’oro comprendesse fino al 25% delle sue riserve.
La People’s Bank of China ha riferito che a novembre ha effettuato il suo primo aumento delle riserve auree dal 2019, acquistando 32 tonnellate per un valore di circa 1,8 miliardi di dollari.
Il passaggio all’oro è dovuto alla situazione economica mondiale caratterizzata da sfiducia e incertezza, con l’aumento dei tassi di sconto e dell’inflazione, così come al contesto geopolitico, e anche sulla scia del congelamento di 300 miliardi di dollari di beni e attività in dollari della Russia.
Ciò spinge le nazioni al di fuori dell’ordine imperialistico occidente a dominanza Usa a chiedersi se sia opportuno avere un’alta esposizione in dollari quando gli Stati Uniti e i governi occidentali possono confiscarli in qualsiasi momento.
Sotto Bretton Woods, gli Stati Uniti sono sempre stati vincolati dal fatto che i loro rivali, oppure Paesi che avessero conservato una certa autonomia, potessero esercitare pressioni su Washington trasformando le loro riserve di dollari in oro, come fece il presidente francese de Gaulle negli anni Sessanta (*).
Ma nel sistema finanziario odierno questa opzione non esiste. I paesi o le società che intraprendono commerci o investimenti ritenuti contrari agli interessi degli Stati Uniti possono essere tagliati fuori dal sistema finanziario attraverso l’imposizione di sanzioni da parte di Washington, paralizzando le loro operazioni globali.
Questo metodo è stato utilizzato per fare pressione sui paesi e le imprese europee che vogliono commerciare con l’Iran sfidando le sanzioni statunitensi, oppure verso le aziende che intendessero partecipare alla costruzione del Nord Stream 2 (gli Usa e gli idioti che li appoggiano sono liberali solo quando fa comodo a Washington). Sono stati costretti a conformarsi sotto la minaccia di essere esclusi dalle operazioni finanziarie basate sul dollaro.
La minaccia dell’esclusione incombe anche su coloro che potrebbero cercare di sfidare le sanzioni high-tech imposte dagli Stati Uniti contro la Cina.
Il dollaro, come sappiamo, funziona come valuta globale ed è considerato una riserva di valore e un mezzo per facilitare le transazioni internazionali. Questo vale non solo nel commercio ma soprattutto nella finanza. Tuttavia, il dollaro non è fondato su una base materiale (vedi nota qui sotto).
Il ruolo internazionale del dollaro si basa sulla fiducia nella sua stabilità. Ma questa fiducia è stata gravemente scossa negli ultimi 15 anni, a cominciare dalla crisi finanziaria del 2008, innescata dal marciume e dal decadimento del sistema bancario americano, sede principale di ogni tipo di attività speculativa e truffaldina.
Un’altra indicazione dell’allontanamento dal dollaro è la decisione della Cina di acquistare petrolio e gas naturale da Iran, Venezuela, Russia e parti dell’Africa nella propria valuta.
L’acquisto di oro ai massimi livelli non significa, almeno fino a questo momento, un collasso del sistema finanziario basato sul dollaro e della montagna di debito costruita su di esso. Tuttavia, ciò indica i cambiamenti sottostanti, nelle placche tettoniche finanziarie, che potrebbero avere conseguenze importanti in futuro.
(*) Sotto il sistema di Bretton Woods, istituito nel 1944 per stabilizzare il sistema finanziario globale dopo il suo crollo negli anni Trenta, il dollaro è diventato la valuta di riferimento globale. Tale sistema poggiava su una base materiale, in quanto il dollaro era convertibile negli Stati Uniti in oro al tasso di 35 dollari l’oncia.
I problemi iniziarono ad emergere negli anni 1960 a causa di una contraddizione: il commercio mondiale e la finanza dipendevano dal continuo deflusso di dollari dagli Stati Uniti, ma più aumentavano le riserve di dollari offshore (i famosi petrodollari, per esempio), maggiore era la discrepanza tra questi importi e il loro supporto aureo detenuto negli Stati Uniti.
Questa contraddizione non fu decisiva negli anni 1950 in quanto gli Stati Uniti, la più grande potenza industriale, godevano di una bilancia commerciale positiva. L’ascesa di altre grandi potenze, dopo che si erano riprese dalla devastazione della guerra, fece indebolire la posizione commerciale globale degli Stati Uniti, anche a causa delle ingenti spese per la guerra in Vietnam, il programma spaziale e per l’adozione di un massiccio welfare per frenare la protesta sociale (specialmente dei neri). Quando la bilancia commerciale divenne negativa e le richieste di convertibilità di dollari in oro non più sostenibili, il presidente degli Stati Uniti, Nixon, nel 1971 rimosse il sostegno dell’oro al dollaro, che da allora non fu più segno di valore (dell’oro) ma semplicemente moneta fiduciaria.
Per la prima volta nella storia, il commercio mondiale e la finanza si basavano interamente su una valuta fiat. Il risultato è stato un’ondata d’inflazione e recessione, chiamata stagflazione.
https://www.lib21.org/magazine/il-dollaro-e-un-prodotto-del-passato-parola-di-cinese/
RispondiEliminahttps://www.radioradicale.it/scheda/673119/asiatica-russia-e-cina-e-lasse-anti-occidentale-possibile-una-moneta-alternativa
Io ho messo due soldi su un ETF collegato all'oro e sto aspettando di vendemmiare. Per ora mica corre, vivacchia.
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