martedì 11 maggio 2021

La casta dei meritevoli

 

Alla Leopolada del 2019 il ministro Teresa Bellanova affermò con orgoglio: «chi ce l’ha fatta ce l’ha fatta per merito e il merito è di sinistra [...] e il merito, che si tratti della selezione delle classi dirigenti, che si tratti di concorsi, che si tratti di dirigenti nella pubblica amministrazione, il merito è il nostro unico parametro di misura».

Quello citato rappresenta uno degli innumerevoli esempi, di fatto e di concetto, che rispondono alla domanda delle domande, ossia sulle ragioni del fallimento della “sinistra” e con essa dell’adiacente sindacato.

Obama sostenne che «chi ci prova ce la fa» e se tu non ce la fai, allora vuol dire che, in fondo, non ci ha provato abbastanza e la colpa del fallimento è solo tua. La stessa motivazione ideologica può essere traslata sul piano etnico e diventare vieto razzismo (è successo, succede e succederà ancora).

Il “merito” non è semplicemente un “mito”, come suggeriscono certi critici che scrivono anche sul quotidiano di Confindustria, né solo la legittimazione morale delle diseguaglianze sociali. Questo tipo di critica non disturba nessuno, alla pari delle opinioni sulla scomparsa delle mezze stagioni, delle disquisizioni sul Recovery Plan e di come saranno sperperate e “arrubbate” le relative dotazioni.

Nella struttura piramidale della società fino a pochi decenni or sono c’era, almeno teoricamente, la possibilità di salire verso il vertice; nell’attuale struttura ad “uovo” questa possibilità è scomparsa. In questa seconda struttura le “uova” sono due: uno molto piccolo che rappresenta la proprietà e la direzione, l’altro molto grosso che rappresenta l’esecuzione e il controllo.

Sul piano pratico ci si avvale di una serie di figure professionali specifiche, un’élite di collaboratori, esperti nel piegare e rendere compatibili i comportamenti sociali secondo la codificazione dispotica dei programmi riproduttivi alienati.

Consapevoli, cinici o solo utili idioti? Che importa, il capitalismo è diventato una macchina pazza, il loro lavoro consiste nel lasciare il campo aperto all’avidità planetaria degli azionisti nella dura e morbosa competizione.

Mai abbiamo avuto un così esemplare saggio di abilità di questa casta di “meritevoli” come nell’ultimo anno e mezzo. Mai sono stati così scoperti i programmi basati sulla paura, sui divieti e i recinti, dentro ciascun nodo vitale della materia sociale.

Mai è stata così delirante la macchina mediatica, penetrante nelle sue conseguenze personali, politiche, economiche, estetiche, psicologiche, morali, etiche, da non lasciare alcuna parte intatta, vergine, immutata.


3 commenti:

  1. Non ci vuole niente, sa, signora mia, non s’allarmi! Niente ci vuole a far la pazza, creda a me! Gliel’insegno io come si fa. Basta che Lei si metta a gridare in faccia a tutti la verità. Nessuno ci crede, e tutti la prendono per pazza!

    Ciampa ne Il berretto a sonagli, Luigi Pirandello

    RispondiElimina
  2. immagino che ogni società generi la propria classe dominante che a sua volta, passo dopo passo, finisce col vivere e agire (la classe dominante) solo per il proprio mero interesse.
    A volte le istanze rigeneratrici fanno capolino , a volte si finisce col delirio di onnipotenza.
    vedremo come va a finire questa volta.

    Firmato: povero ingegnere nullatenente

    RispondiElimina