Le persone che ambiscono al potere non sono sempre dominate, come spesso si è portati a credere, da brama di ricchezza e di onori. Esistono anche casi di persone, onuste di agiatezze e confermate nel proprio ego, che sono spinte dal gusto astratto di essere protagoniste di avvenimenti, di agire nel mondo e di imporre, laddove e quando riescono, la loro ragione. Ne abbiamo oggi conferme plurime e cito ad esempio quella categoria schizoide che ogni sera in tv ci intrattiene sullo stesso tema da 15 mesi in qua. Mai ho detto che Freud ha scritto solo boiate.
Nel caso delle persone molto ricche, il denaro diviene uno strumento della loro azione, il segno distintivo della propria importanza. Se fosse concesso parafrasare il Corano, si potrebbe dire che il Denaro è il dio dell’epoca borghese, e ogni ricco ne vuole essere il profeta. Del resto anche Lutero aveva visto giusto, pur non essendo mai stato a cena con imprenditori lombardo-veneti.
Fu anche il caso dei Rothschild. In tal senso chi può ritenere che essi non abbiano diritto alla storia? Tanto più che le dinastie di sangue passano, ma la Compagnie du chemin de fer du Nord resta, come ebbe ad osservare Kees Popinga.
A tale proposito, ossia a riguardo del dio di cui sopra, come si mantiene unito, affinché non vada sciupato e disperso, il patrimonio economico di una famiglia? Senza scomodare l’oracolo di Phastidio, in videoconferenza con Draghi, un caso di scuola è offerto gratis dalla famiglia Rothschild, originaria di Francoforte: dalla fine del Settecento al 1905, non meno di 38 matrimoni su 58 furono contratti tra i componenti della stessa famiglia.
Il capostipite, Meyer Amschel Rothschild, ebbe cinque figli, i quali furono a capo delle rispettive filiali della stessa banca: Amschel jr. (Germania), Salomon (Austria), Giacomo (Francia), Nathan (Inghilterra), Carl (Napoli).
Giacomo, nel 1842 sposò Betty Salomon Rothschild, figlia di suo fratello Salomon. Da qui comincia la saga degli “incroci”.
La figlia di questa coppia del ramo francese, Charlotte Rothschild, sposò nel 1842 il suo primo cugino, Nathaniel Rothschild, figlio di Nathan. Una figlia di questi, Leonora, sposò nel 1857, suo cugino Alfonso, figlio di Giacomo. Una figlia di costui, Bettina Caroline, sposò nel 1876, Albert Salomon Rothschild, suo secondo cugino, figlio di Anselmo Salomon, ramo austriaco. Sempre un figlio di Giacomo, Edmond, sposò nel 1877 Adelheid Rothschild, nipote di Carl e figlia di Wilhelm Carl Rothschild e di Mathilde Rothschild, sposati nel 1849.
Per quanto riguarda il ramo inglese, un altro figlio di Nathan, Lionel, sposò nel 1836 una sua prima cugina, un’altra Charlotte Rothschild, questa volta del ramo di Napoli, ossia figlia del citato Carl. Un figlio di Lionel, Nathan Meyer, nel 1867 sposò Emma Louise Rothschild, sempre della famiglia di Napoli. L’elenco potrebbe continuare, citando per esempio Giulia, figlia del citato Anselmo (ramo austriaco), che andò in sposa ad Adolfo, ramo Napoli, mentre Ferdinando, altro figlio di Anselmo, sposò Evelina figlia di Lionel.
Non solo cospicue ricchezze ma anche certi caratteri fisionomici si spiegano così. I Rothschild adottarono la stessa politica matrimoniale delle case regnanti, con i risultati che poi si sono visti per esempio nel caso degli Asburgo, ma anche nella trasmissione di malattie genetiche, come nell’arcinoto caso dell’emofilia che la regina Vittoria (asintomatica) trasmise all’erede dell’ultimo zar che aveva sposato una parente tedesca della regina.
Meglio poveri, in salute e ... bellissimi.
P.S.: ho in canna un altro post sui Rothschild (e il loro rapporto con la schiavitù), perciò fatevi coraggio.
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