Càpita
di cercare un libro tra gli scaffali di casa e di non trovarlo, magari di
scoprirne un altro del quale non si aveva ricordo di averlo acquistato, letto o
magari solo sfogliato. Toh, sembra dirti, ho atteso per anni e finalmente ti
degni. Un po’ ti vergogni. E invece no, questa volta, da ieri, cerco solo e proprio
lui, famigerato. Proprio non si fa trovare, s’è offeso sentendosi trascurato,
negletto. Si sta vendicando del fatto che l’ho riposto o troppo in alto o
troppo in basso. I libri sono vanitosi, ci tengono a stare in bellavista, su
scaffali importanti e non d’ordine secondario. Tra prestigiosi colleghi, dandosi arie, non stretti tra libracci plebei. Né il ricercato posso invocarlo per nome, ma solo indagare con
gli occhi. Sono furbi, e alcuni, come questo disgraziato, anche un po’ carogne.
Appena scoprono che li stai cercando si defilano apposta. Si burlano di te, per
dirla carina. E non voglio dargli troppa soddisfazione. Ma se l’acchiappo, poi
non lo mollo più. Ed è quello che vuole, sia chiaro, ma intanto mi fa soffrire. Molto.
Succedono anche altre cose strane: cerchi un libro e scopri che ne hai tre copie. Altri scherzano fra loro: fra i libri di cucina si va a nascondere la carta stradale della Macedonia. Altri ancora simpatizzano: Olympe de Gouges(!) si è sistemata accanto a Simone Weil. Le "Pagine anticlericali" di Ernesto Rossi si appoggiano alla "Lettera a una professoressa".
RispondiEliminatre copie no, ma due sì
EliminaE a proposito di Simone Weil, in questo periodo elettorale vale la pena di leggere o rileggere "Note sur la suppression générale des partis politiques". La traduzione è uscita su "Diario 1985-1993" di Bellocchio e Berardinelli e poi per Castelvecchi.
RispondiEliminaun punto di vista borghese quello della W.
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