I
risultati elettorali nei paesi europei e negli Usa – e dunque anche il
risultato che si avrà nelle elezioni italiane di domenica prossima – mettono in
luce che a essere sotto accusa sono i fenomeni provocati dalla globalizzazione (per usare un termine borghesemente corrente).
Tale
quadro è aggravato da un lato dal declino atlantico e dalle divisioni europee, dall’altro
dall’emergere di potenze che nel XX secolo stavano sostanzialmente ai margini
della contesa imperialistica mondiale, quali anzitutto la Cina, ma anche
l’India, l’Iran, la Turchia, ecc..
Sembra
quasi di assistere a una riedizione, su scala mondiale, della Guerra dei
Trent’anni, quando nessuna delle potenze europee aveva capacità di leadership
ed erano in lotta tra loro per l’egemonia senza riuscire a trovare un
equilibrio.
Finora
le élite liberiste hanno sottovalutato il bisogno sociale di ordine e
chiarezza, tanto che, per esempio, il fenomeno delle migrazioni ha assunto una
portata che comincia a essere chiara solo ora, mentre per il passato l’immigrazione
era stata una tigre da cavalcare. Ora il problema è scendere dalla tigre.
Sanno
bene che un’epoca s’è chiusa e che le forme illusorie della democrazia
partecipativa (!) non bastano più a incanalare e gestire il consenso. Ancora
una volta tentano la carta del trasformismo in politica e della paura sul piano
sociale, fomentando vecchi spettri in paesi come l’Italia, la Germania, l’Austria,
e nuove fobie in altri, come quella del terrorismo islamico, abilmente gestito in
Francia fino alle elezioni presidenziali.
L’arma
strategica, anche in questa fase storica di crisi generale, è l’informazione: selezionata,
inquinata, manipolata, avvelenata. C’è una stretta correlazione tra il dominio
reale totale nell’ambito della produzione-consumo e la produzione immateriale di
ideologia-informazione.
*
Sui
calcoli elettorali dei nostri Machiavelli c’è poco da aggiungere a ciò che è
già davanti agli occhi di tutti. Non c’è partito che non prometta spese pazze,
e anche Renzi non si tira indietro, basta pensare che tra i punti alla base
delle promesse elettorali del Pd c’è la proposta di superare il fiscal compact
(vai a dirlo ad Angela).
Per
risalire la corrente Renzi ritiene, come riportava Avvenire, “di dover tornare
alla propria indole anti-sistema” per poter “recuperare i consensi necessari a riaffermare la propria centralità
nel quadro politico che si comporrà dopo le urne”. E in tal senso vale
citare, tra l’altro, la mozione di sfiducia del Pd alla Camera contro il
governatore della Banca d’Italia.
Velleitarismo
e populismo hanno accompagnato come sempre la campagna elettorale, cui seguirà
immancabilmente il mercato delle vacche e l’estenuante trattativa per la
spartizione di poltrone e strapuntini, con reiterate minacce incrociate di far
saltare il tavolo. Tutto ciò nonostante e anzi proprio in forza degli annunci
di principio che in questi ultimi giorni piovono da ogni parte, e cioè i non debemus, non possumus, non volumus.
Lucidità e sintesi.
RispondiEliminaBrava!
Marco
:)
Elimina"tentano la carta del trasformismo in politica e della paura sul piano sociale, fomentando vecchi spettri in paesi come l’Italia, la Germania, l’Austria"
RispondiEliminaQuesta frase mi ha colpito molto, forse perchè non so se ho capito bene quello che intendi.
Se ho capito bene ipotizzi che si stia favorendo, in maniera "controllata", la crescita dei partiti fascisti allo scopo di riuscire a mandare a votare gli antifascisti?
l'azione è molto più sofisticata ma nella sostanza è così
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