Sono anni che non guardo più un telegiornale, per il
semplice motivo che mi annoiano e incupiscono. Non mi piace la sguaiataggine dei
mezzibusti, il modo assertivo con il quale riportano le opinioni del capo
politico pro tempore, né m’interessa prendere parte alle psicosi collettive, per esempio sapere in quanti pezzi è stato fatto il corpo di una povera
ragazza prima di metterlo in due valige.
Per un aggiornamento delle bugie leggo qualche giornale, anche perché l’odore della carta mi ricorda la mia giovinezza, quando ancora si poteva distinguere destra e sinistra, e per un’idea o una passione si rischiava qualcosa in proprio, insomma quando ancora si respiravano dei momenti di libertà e si potevano incontrare persone autentiche.
Per un aggiornamento delle bugie leggo qualche giornale, anche perché l’odore della carta mi ricorda la mia giovinezza, quando ancora si poteva distinguere destra e sinistra, e per un’idea o una passione si rischiava qualcosa in proprio, insomma quando ancora si respiravano dei momenti di libertà e si potevano incontrare persone autentiche.
Per farla breve e venire al dunque, ieri sera ho
visto uno spicchio di un Tg, non importa quale. Ad incuriosirmi, questo il
motivo della sosta mentre passavo davanti al televisore, un sondaggio sulle
intenzioni di voto e non voto. Ebbene gli astemi al voto venivano dati a circa
il 32 per cento, gli indecisi, cioè coloro che non hanno ancora deciso a quale
brigante votarsi o se non votare affatto, a circa il 12 virgola qualcosa per
cento. Insomma, un 44 per cento circa degli aventi diritto al voto. Questo dato
illumina più di ogni altra considerazione la situazione di stanchezza,
sfiducia, rassegnazione, e quella di tanti che si sono riscossi dall’illusione che
il proprio voto possa cambiare le cose o contare qualcosa.
Del restante 56 per cento, non sono pochi quelli che dicono
di non sapere per chi votare, ma andranno al seggio lo stesso, adducendo motivazioni
quali, per esempio: altri prima di noi “sono morti per darci questo diritto”.
S’è per questo, ne sono morti non pochi anche per il motivo opposto!
Decine di migliaia di persone sono state uccise solo
perché rivendicavano un’idea diversa di ciò che altri consideravano la “vera” religione. La fede politica
diventò poi la nuova religione e il voto l’atto fondamentale di essa, la democrazia.
Anche in Iran, in Russia, negli Usa, si vota. Ma negli Usa, si dirà (ma sono
sempre di meno a dirlo), c’è la “vera”
democrazia.
Un rapporto conflittuale tra ciò che crediamo di
essere e ciò che in realtà siamo. Difficile far comprendere che non siamo noi i
giocatori, ma solo i pedoni sulla scacchiera.
È risaputo che chi controlla certi meccanismi, in
primis i media, controlla il voto. I grandi media sono controllati ampiamente
dai grandi partiti, quando non sono direttamente di proprietà di un capo
partito, oppure sono proprietà di affaristi che in cambio del loro appoggio a
una lista elettorale s’aspettano concrete contropartite.
Alla fine riusciranno a convincere non pochi di quel
12 per cento d’indecisi che non possono sottrarsi alla competizione e dunque
dovranno scegliere una canzone.
"Chi controlla la percezione della realtà, controlla la realtà"
RispondiElimina[Philip K. Dick]