martedì 11 luglio 2017

Un paese



Un paese di lobotomizzati, miserabile pubblico di un dibattito mediatico che non si sa se definire più insulso o più disonesto. Un paese tecnicamente fallito, indecente e che ha negato ogni speranza, con un parlamento che è morta gora. Sgoverna da anni un egolatra, forte dell’esito di elezioni nelle quali non fu nemmeno candidato. Un paese dove la magistratura è uno stato nello stato, e dove la burocrazia si pone per principio come tua avversaria, ti odia e ti sputa in faccia perché sa che non ha nulla da temere. Un paese dove l’erario ti chiede di pagare tasse sul pane che non hai ancora mangiato. Il paese, non bisogna mai ometterlo, delle stragi di stato e della mafia di stato. Questa, in sintesi, è l’Italia. Un paese dove prevale il disincanto e l’abbandono, dov’è assente la lotta, salvo quella tra fazioni per spartirsi potere e pingue bottino. Andremo a votare alle prossime elezioni, credendo di scegliere chi risolverà i problemi al posto nostro o quantomeno per manifestare tutta la nostra collera, ma in tal modo andremo a farci fottere ancora una volta da trecartari, falliti e fascistelli vari.

16 commenti:

  1. Ok d'accordo! Ma quando passerà a fare proposte? Perché, forse non se ne rende conto, alla lunga questi post...stancano. ora spero di non ricevere una risposta risentita, ma costruttiva.
    La saluto.

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    1. dipende da cosa intendi per costruttiva
      nel post c'è già un'indicazione, un primo passo che è a tutti gli effetti una presa di posizione e allude a un mutamento radicale di prospettiva: togliere qualunque credito al sistema

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  2. Il tono mi sembra un po' troppo apocalittico anche se dice cose vere. Bisognerebbe però aggiungere che non tutto il paese è "lobotomizzato": c'è chi lotta, chi resiste, chi non ci sta, chi prova soluzioni diverse.... Concordo sul finale ma anche qui un'aggiunta la farei: alle ultime amministrative ha votato meno della metà degli aventi diritto e le comunali sono di solito elezioni partecipate. E' in crisi il capitalismo ed è in crisi anche la sua rappresentazione politica. Questo confusamente si comincia a capirlo.....

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    1. quando parlo di paese di lobotomizzati, di miserabile pubblico, è chiaro che parlo in generale, e mi ci metto pure dentro anch'io, ben consapevole che nessuno può sfuggire del tutto alle rappresentazioni ideologiche dell'ambiente dato

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  3. Un conto è turarsi il naso per andare a votare altro è trattenere il vomito per la naturale reazione al fatto di essere stati trascinati e ficcati nella merda fino al collo da una classe politica e dirigente incolore,insapore ma con forte e insopportabile odore típico prodotto di una cloaca ormai satura

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  4. Da tutto questo non si esce se non passando attraverso il peggio, che ovviamente è possibile. C'è addirittura da aspettarselo, il peggio, c'è addirittura da favorirlo. Passare direttamente al meglio è impossibile: non lo si vede, non lo si vuol vedere. Fa più paura del peggio.

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    1. Taine è anche meglio di Tilly, pur se il periodo considerato è circoscritto

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  5. DEL “TOGLIERE QUALUNQUE CREDITO AL SISTEMA”

    Olympe de Gouges, chi da tempo a volte ti scrive è oggi un pensionato, che per estrazione di classe ha venduto la sua forza-lavoro al Capitale pubblico e l’ha venduta portando le stellette nell’ambito del Servizio Meteorologico dell’Aeronautica militare. Fino ad oggi è da 42 anni che studia Marx ed altri filosofi da autodidatta, ed è in questo modo che sono sopravvissuto per 32 anni nell’ambito del mio posto di lavoro e con enormi difficoltà che ti lascio immaginare. Ma non si sa niente di te… nemmeno come in realtà ti chiami… pensa quanta fiducia hai dei tuoi lettori e quanta ne possiamo avere noi di te! [oltre al senso di responsabilità che non dimostri di usare! io mi firmerei con il mio vero nome e cognome (una volta sola l’ho fatto), ma se anche tu lo facessi!]
    Domenica 9 mi sono letteralmente sciroppato il post “Sono esistiti due Lev S. Vygotskij?” (una mena intellettuale della più bell’acqua!... provocata da te cui hanno corrisposto l’erudito blogger Eros Barone e lo stesso Luciano Mecacci… “studioso espertissimo della psicologia russo-sovietica” e nessun altro si è permesso di interloquire; infatti a chi è servita quella… mena?) con tutta la mia attenzione e, se mi permetti, con qualche piccola capacità – visto che ho fatto il meteorologo e la sublimazione ha fatto parte del mio mestiere ed ho studiato, per conto mio, l’Analisi transazionale di Eric Berne.
    Ora capisco perché l’Anonimo dell’11 luglio delle 10:54 ti ha scritto:
    “Ok d'accordo! Ma quando passerà a fare proposte? Perché, forse non se ne rende conto, alla lunga questi post...stancano. ora spero di non ricevere una risposta risentita, ma costruttiva”.
    Cui tu hai risposto… di nuovo filosofeggiando (filosofeggiando! alle 12:11):
    “dipende da cosa intendi per costruttiva
    nel post c'è già un'indicazione, un primo passo che è a tutti gli effetti una presa di posizione e allude a un mutamento radicale di prospettiva: togliere qualunque credito al sistema”.
    Quell’Anonimo intendeva per costruttiva una proposta che aggregasse intorno a se individui emancipati che iniziassero a gettare le basi per una organizzazione politica formata da Lavoratori emancipati e NON PIÙ succubi di una cultura borghese che continua – a causa della loro ignoranza – a dipendere dalle mene intellettuali di studiosi borghesi che fanno a gara per scoprire chi è più preparato o più bravo fra di loro!

    Un caro saluto, da Plinio il vecchio

    P.S. Sto leggendo il libro di Sergio Sabattini indicato da te in un tuo post. In esso ce ne sono veramente delle… belle da conoscere e su cui riflettere o pensare!

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    1. Ci si può guadagnare da vivere in molti modi. C’è chi lo fa sbattendo i tacchi e rispondendo signorsì.

      Il dottor Luigi Castaldi, che commenta qui sopra, così come il signor Luca Massaro e qualche altro amico blogger, sanno chi sono, dove abito e magari ci sentiamo anche per mail e per telefono.

      Da un tipo come lei non prendo lezioni di bon ton e non le consentirei mai alcuna confidenza.

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  6. Senza questi post saremmo tutti molto più poveri. Grazie.

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  7. Ormai c'è gente che uccide per un'inezia, per un malumore, per un puntiglio. Vi è chi uccide la moglie perché questa non aveva lavato i piatti; vi è chi investe e uccide due motociclisti perché questi gli avevano richiuso lo specchietto dell’auto. Come non ricordare ciò che aveva previsto Marx? Vale a dire che l’alienazione avrebbe raggiunto il livello di guardia con l’aggravarsi delle condizioni del modo di produzione capitalistico. Scorrendo poi i giornali e guardando la televisione, è possibile individuare, in questa estate italiana del 2017, le tracce di una degradazione che sembra inarrestabile. Il razzismo e il classismo che serpeggiano in molti settori del Paese, all’insegna dell’anarchia capitalistica tanto cara al berlusconismo, trovano la loro espressione fenomenica in un modo di occupare lo spazio, che prescinde dalla necessità civica, sociale e morale di salvaguardarlo e di condividerlo, di condividerlo per salvaguardarlo. In questo scenario incanaglito e incattivito (che Leopardi descrisse con icastica e urticante esattezza, quando osservò che “gl’italiani hanno piuttosto usanze e abitudini che costumi”) rientra anche la spettacolarizzazione dei funerali, definiti addirittura da certi cronisti “bellissimi”, che raggiunge il culmine dell’idiozia negli applausi al feretro, singolare sublimazione del dolore nella esaltazione scenografica, tra pagana e barocca, del defunto e nella celebrazione, in chiave warholiana e ‘post mortem’ (“prima o poi tutti hanno un quarto d’ora di notorietà”), dell’importanza dell’apparire, laddove la vacua spettacolarizzazione della vita, l’intorpidimento collettivo della coscienza e la ripulsa di ogni carattere tragico dell’esistenza confluiscono in quella che un acuto sociologo ha definito “brasilianizzazione della società”. D’altronde, che lo spettacolo pubblicitario e quello televisivo pervadano tutta la nostra personalità e stiano minando le basi antropologiche del nostro Paese, è ormai cosa assodata, così come è assodato il fatto che non vi sia alcuna autentica resistenza intellettuale. La televisione, in particolare, continua a superare livelli sempre più avanzati di degradazione e di volgarità grazie alla serie interminabile di ‘reality’ e ‘talk show’, in un bolso tripudio di ‘matta bestialità’ e di cieca aggressività, da cui emerge, insieme con il rifiuto di ogni confronto critico e razionale, l’egemonia “irrazional-popolare” degli istinti più ottusi e degli interessi più egoistici della classe al potere. La stampa, dal canto suo, fornisce una sorta di legittimazione culturale a questa televisione, prendendo sul serio tutti i suoi contorcimenti e le sue distorsioni; gli intellettuali e i politici tacciono, proni alla impressionante monumentalizzazione del ‘trash’ che la televisione genera, riproduce e diffonde, preoccupati di starci dentro anche loro e di garantirsi il diritto ad ‘apparire’ con una rispettosa deferenza verso il potere imperiale di certi conduttori.

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  8. Vorrei ringraziare l'Anonimo per aver declinato alcune delle sue note identificative, in particolare quella relativa al suo servizio nell'Aeronautica Militare. Io sono figlio di un maresciallo della stessa Arma, e ho imparato da mio padre, che era antifascista e socialista, il significato e il valore della giustizia sociale e della dignità umana. Mio padre prestò servizio per molti anni all'aeroporto di Cameri, nel Novarese, dove era responsabile del settore delle telecomunicazioni, e non dimenticherò mai, negli anni Sessanta del secolo scorso, le forti emozioni provate in quell'ambiente a contatto con i suoi colleghi, con i suoi subordinati e con i suoi superiori, avendo sempre, sullo sfondo o in primo piano, gli aerei supersonici Fiat G.91 e altri aerei da ricognizione o da combattimento. Questa impronta militare ha contribuito (a mio giudizio, in positivo) a plasmare la mia personalità. Quando mio padre mancò nel 1999, ebbi la precisa sensazione, dovuta non solo alla coincidenza temporale, che insieme con lui si spegnesse una sorta di ologramma del Novecento.

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  9. Se uno è cosciente di essere nella merda, la prima cosa che deve fare è uscire dalla merda, senza farsi troppe questioni o seghe mentali. Punto.

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  11. Mah...nella merda ci siamo tutti, anche se alcuni molto meno di altri.Comunque, se non si capisce che uscirne singolarmente è un abbaglio di corto respiro di che cosa si è coscienti... dei propri temporanei privilegi?g

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