Il quotidiano di Confindustria fa da sponda quasi
quotidianamente agli starnuti di Tito Michele Boeri, presidente dell’Inps. Ieri era
la volta di una lunga intervista nella quale, tra l’altro, dichiara: “stiamo
parlando di un cambiamento ultrapianificato, noto da anni, e che vale solo 5
mesi in più a partire dal 2019”.
Ha ragione Tito Michele Boeri a dire che si tratta di
un innalzamento dell’età pensionabile programmato da anni (2010), e dunque fa
specie (ma anche no) che sindacati e politicanti di ogni colore si sveglino solo oggi. Boeri però non dice che si era partiti da 40 anni di contributi e nel
2019 si arriverà a 43 e 3 mesi (dunque non si tratta complessivamente "solo" degli ultimi 5 mesi), e che per quella di vecchiaia si passa da 65 a
67. Inoltre, il diritto si perfezionava, fino al 2011, col raggiungimento
di una quota data dalla somma tra un'età anagrafica minima e 35 anni di
contributi, ovvero con la cd. quota 96 (60 anni di età e 36 di contributi).
Non si è trattato di un percorso graduale, ma di una
mazzata che è capitata tra capo e collo a milioni di persone che ne hanno
pagato e continuano a pagare le non lievi conseguenze. Però non è stata una
mazzata per tutti. Non, ad esempio, per i giornalisti, i politici, i militari e
polizia varia (i quali continuano ad andare in pensione in applicazione dei
requisiti vigenti fino al 31 dicembre 2011, con la pensione di vecchiaia ai
sensi del decreto legislativo n. 165 del 1997, e godendo tra l’altro di 5 anni
di contributi figurativi non direttamente versati). Di questi "esenti" Boeri non dice nulla. Per non parlare delle modalità
di calcolo della pensione dei magistrati (*).
Si è colpito chi non ha i mezzi per opporsi e
nuocere. Vorrei dire queste e soprattutto altre cose (sull'aspettativa di vita) al professor Tito Michele Boeri.
Potrei telefonargli (il numero è in evidenza sulle Pagine bianche), ma è sicuro
che non lo troverei o si farebbe negare. Oppure gli scriverò una letterina, in
tono civile ed educato. Ma anche no, a che servirebbe?
(*) La cosiddetta “quota A”, relativa all’anzianità
maturata sino al 31 dicembre 1992, è calcolata sulla base della retribuzione
tabellare dell’ultimo giorno di servizio, maggiorata del 18% (mentre per la
generalità dei dipendenti iscritti al all’Inps si calcolava sulla media degli
ultimi 5 anni senza maggiorazione). Inoltre, l’aliquota
di rendimento (la percentuale con la quale nel sistema retributivo vengono
valorizzati gli anni di contribuzione al fine del calcolo della pensione) è del
2,33% fino al 15° anno di anzianità (diversa da quella prevista per la
generalità dei dipendenti iscritti all’Inps che è al massimo del 2%) e
dell’1,80% dal 16° anno in poi.
per i giornalisti, i politici, i militari e polizia varia
RispondiEliminaniente di strano; sono tutte fondamentali categorie di supporto al regime ( QUALSIASI regime ovviamente)
Invece il divertente , come mostra anche lo zelo questo "ciccolatino", è che adesso ai vertici dell' apparati del vigente regime "libbberista" ci siano parecchi ex sessantotti.. Evidentemente "la professionalita" paga sotto qualsiasi padrone 😎
ws
Alla lista aggiungerei i "sindacalisti".
RispondiEliminaAG
certo
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