Un giorno, verso la metà degli anni 1970, presi alla
stazione di Bologna un treno che mi riportava a casa. L’afrore persistente in quei
treni non l’ho dimenticato. Capitava che un passeggero, mentre s’accendeva una
sigaretta, ti chiedesse: “Le dà fastidio il fumo?”. Per carità, veniva da
rispondergli, sarà un vero piacere condividere il veleno che esce dai suoi marci
polmoni. Cercavo dunque di trovar posto negli scompartimenti vuoti oppure in
quei rari interdetti al fumo.
Qualche fermata dopo salì ed entrò nel mio stesso
scompartimento un giovane che perfino oggi non passerebbe inosservato, non solo
per il suo abbigliamento (pure con un grosso medaglione appeso al collo come
usava negli stessi anni anche il Giacinto detto Marco), quanto per il taglio
dei capelli: alla mohawk. Sedette di fronte a me pur essendo disoccupati tutti
gli altri posti. Continuai a leggere, ma avvertivo con disagio il suo sguardo
fisso su di me.
Il tizio, quando rialzai gli occhi dal libro, sparò a
bruciapelo: “Porto i capelli così perché mi servono come antenne, sono in
contatto con loro”, indicando verso l’alto. Si trattava di un burlone. Sorrisi.
Lui rimase serissimo. Dopo qualche altra sua frase, compresi che non era Nanni
Loy, non recitava la parte del mattacchione. Riprese col dirmi: “Lei crede nei
dischi volanti?”. Proprio così: dischi volanti. Al che mi venne d’emblée: “Scusi, ma non m’intendo di
calcio”. Risposta nonsense che però
valeva come tutto il resto e sortì effetto: il marziano non disse più nulla
fino a quando discese dal treno.
Incontri del terzo tipo come quello descritto per
fortuna sono molto rari, e però sono frequenti invece i rendez-vous con cospirazionisti e malinconici vari, i quali un
tempo ti raccontavano del finto sbarco sulla Luna, poi trovarono nuovo foraggio
sull’11/9, quindi hanno costruito sul terreno fertilissimo del complotto bancario
e dei poteri occulti – non necessariamente giudaici – che governerebbero goccia
a goccia il mondo intero. A volte mi diverto dando un po’ di corda per vedere
fin dove si spinge l’alienato.
Quello che segnalo alla lettura, cliccare qui, è un
articolo che sembra scritto, come lo stesso estensore ammette, da un
complottista. Riguarda invece una cosa molto reale e seria, ossia la cosiddetta
“obsolescenza programmata”. Uno dei tanti aspetti che fanno da corollario alle
magnifiche e progressive sorti di quel sistema economico che pochi s’arrischiano
di chiamare ancora col suo vero nome.
http://saggistica.blogspot.it/2013/03/serge-latouche-usa-e-getta-le-follie.html
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