La
marina imperiale cinese, tra il 1405 e il 1433, sotto il comando dell'ammiraglio
Zheng He, navigò i mari dell'Asia e dell'Africa orientale. La dinastia Ming è
stato in grado di organizzare spedizioni fino a 300 imbarcazioni (lunghe circa
120 metri in un momento in cui la Santa Maria di Colombo era di soli 26 metri)
e decine di migliaia di marinai. Col senno di poi, si potrebbe dire che
sbagliarono direzione. Se invece che a ponente avessero fatto rotta per il
levante forse sarebbero giunti nell’odierna America. Che cosa se ne sarebbero
fatti i cinesi dell’epoca di una simile scoperta è cosa che non sto qui a
discutere. L’espansione europea dei secoli XV e XVI poggiava su ben altri
presupposti. Come del resto è dimostrato.
La
morte dell'imperatore Yongle (1424), poco prima dell’inizio dell’espansione
europea verso l’Africa, portò i suoi successori a decidere di porre fine a
queste spedizioni (si era raggiunto il Madagascar). Iniziò un lungo periodo d’isolamento
che avrebbe tagliato fuori la Cina
dall’accesso ai mercati in un momento cruciale nel suo sviluppo, lasciando il
paese in una situazione di debolezza che avrebbe poi consentito alle potenze
europee di imporle di aprirsi ai loro mercati, con le conseguenze che ben
conosciamo.
Gli
Stati Uniti d’America non possono permettersi chiusure del genere, né
anacronistici protezionismi. Vale la pena ricordare, tra i tanti fatti che
depongono a sfavore di una simile (e solo minacciata) chiusura, che la
decisione americana dell’agosto 1971 di rendere inconvertibile il dollaro
(perno del sistema monetario internazionale creato a Breton Wood), portò il
dollaro a diventare una valuta meramente di carta con la quale finanziare il proprio deficit. Una moneta di
carta il cui corso è accettato internazionalmente – non senza resistenze –
sulla base del fatto che gli Stati Uniti sono, dopo quella dell’UE, l’economia
più forte. Oltre al fatto, non certo trascurabile, che sono la prima potenza
militare.
Senza
entrare nel merito di altre questioni strettamente economiche e geopolitiche,
l’elezione di Trump conferma le difficoltà della prima potenza capitalistica,
la tendenza di una parte dell’élite di tirarsi fuori da tante rogne che
incidono pesantemente sul bilancio statale e, in definitiva, fiscalmente. Anche
Obama aveva promesso nel 2009 grandi investimenti in opere pubbliche, e già
Obama aveva operato in favore dell’industria nazionale. Trump dovrà dimostrare
che la scopa nuova è meglio di quella vecchia. Cercherà in ogni modo di stupire
l’americano medio, minaccerà chiunque gli si opponga, riscuoterà il plauso degli alieni, che sono, come noto, tra noi.
Del
resto il suo pedigree intellettuale è noto al grande pubblico dalla campagna elettorale, quando
cinicamente ha sfruttato la devastazione sociale delle città industriali e delle
aree rurali, offrendo una soluzione totalmente reazionaria e fasulla della
crisi. Ieri si è ripetuto con un altro saggio magistrale.
Il kitsch del suo
entourage famigliare farà il resto, offrendo molto materiale per il gossip, che
diventerà di prima scelta per i grandi giornaloni che non hanno digerito la sua
vittoria alle elezioni. Tuttavia Trump è un reazionario pratico, un uomo
d’affari, non c’è da aspettarsi che commetta, di suo, più errori dei suoi
predecessori (i Bush, i Clinton, Obama). Purtroppo s’è circondato dei
consiglieri peggiori (tipo James “Mad Dog” Mattis e John Kelly, che comunque
erano in servizio sotto Obama), e più darà loro retta e più gravi saranno i
suoi errori. Con Trump, ma non diversamente se avesse vinto la Clinton, non ci sarà da annoiarsi.
Per molti versi - dietro a una poderosa cortina fumogena degna della migliore tradizione dei plot holliwodiani - è sempre la stessa storia.
RispondiEliminaFino a quando gli hanno fatto comodo le nuove regole della globalizazione le hanno imposte a tutto il mondo; adesso che queste regole iniziano a diventare uno strumento potente per l'espansione economica cinese, le cambiano.
E l'intenzione - come sempre pure sfacciata - è di cambiarle del tutto arbitrariamente e unilateralmente a seconda degli interessi momentanei.
Pare che Xi Jinping l'abbia già capito perfettamente.
buona giornata,g