Una
delle lezioni tratte dalle classi dirigenti statunitensi a seguito dei disastri
prodotti dalla crisi degli anni 1930, quando la divisione dell'economia
mondiale in blocchi valutari e commerciali ha portato alla seconda guerra
mondiale, è stata la necessità di basare l'ordine postbellico sul libero
scambio e contro il protezionismo.
Gli
Usa uscivano relativamente indenni dalla carneficina del secondo conflitto mondiale,
mentre l’Europa e gran parte dell’Asia ne erano distrutte. La guerra aveva anzi
amplificato la posizione già dominante dell'industria degli Stati Uniti e della
sua finanza, favorito la ripresa della produzione e il riassorbimento della
disoccupazione. Il capitalismo americano aveva modo di sponsorizzare la
creazione di una serie d’istituzioni e programmi basati su un sistema monetario
imperniato sul dollaro, come il General
Agreement on Tariffs and Trade (1947), e l’European Recovery Program (1948), che oltre a consentire la
ricostruzione dell’Europa avevano per scopo non secondario di aprire il
mercato mondiale per le esportazioni e gli investimenti americani. La Nato è
del 1949, ben prima del Patto di Varsavia (1955).
Anche
se quella degli Usa rimane la prima forza economica (e militare) mondiale, l'egemonia
degli Stati Uniti è cosa che appartiene passato. Il capitalismo americano si
ritrova minacciato da un lato dalla crisi e dall’altro dalla crescita, in
particolare, della Cina. Questo – come ho avuto modo di scrivere più volte – è
fondamentalmente ciò che sta alla base della rottura dell'ordine economico del
dopoguerra, ed è ciò che ora spinge almeno una parte della classe dirigente
americana verso un marcato nazionalismo economico.
Approfittando
della elezione di Trump, tale cambio di orientamento da parte della classe
dirigente degli Stati Uniti prenderà un deciso significato storico, dando luogo
a notevoli preoccupazioni. Dove andrà a sbattere il sistema economico globale,
e con esso l'intero sistema di relazioni politiche che per l’innanzi ha
garantito la stabilità del capitalismo mondiale? Al protezionismo annunciato da
Trump si aggiunge la crisi profonda dell’Unione europea con l’uscita della Gran
Bretagna, le migrazioni di massa, la xenofobia, il terrorismo
importato dal Medio Oriente in subbuglio. A ciò deve inoltre aggiungersi il
nazionalismo montante in Turchia, quindi il primo ministro Shinzo Abe che sta
conducendo una campagna per la “rinascita nazionale”, e il primo ministro indiano
Modi, che con un appello all’orgoglio indù, spinge per “modernizzare l'India”,
mentre il Pakistan sperimenta nuovi missili con testate nucleari.
Molti
e gravi errori ha commesso l’establishment occidentale, con a capo quello
americano: l’aver sbaragliato, a suo tempo, il nazionalismo arabo in funzione
filo-israeliana; l’aver appoggiato regimi come quello dello Scià; l’aver fomentato
il radicalismo islamico e l’aver abbattuto i regimi di Saddam Hussein e di Gheddafi,
l’aver preteso di estendere la propria egemonia sulla Russia volendone fare un
puzzle. Siamo a un lungo e doloroso viaggio verso il disordine mondiale, così
scriveva il 6 gennaio il Financial Times.
Forse è troppo tardi per porvi rimedio.
Non ho sottomano il testo originale di FT ma quelli dell'establishment occidentale non sono molti e gravi errori di 'opportunità diplomatica'. Non di errori si tratta come ben sapete oggettivi analisti di FT,ma di usuale e meditato storico colonialismo e imperialismo di una nazione anglofona che aveva/ha il primato militare ed economico, avendo soppiantato all'epoca gli ex amici inglesi (Sykes&Picot altra buona filantropia). Sono stati ridefiniti i poteri.
RispondiEliminaLa Storia non salta, forse è vero, ma è l'uomo che salta indietro, e ciò che si ripete oggi non è marxianamente farsa ma tutt'altro per le nuove componenti ecologica e militare, non prevedibili.
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Certamente il Giappone per cultura e struttura sociale,gerarchica ma anche solidale non è assimilabile all'Occidente, sta di fatto che la disoccupazione è al 5%, hanno provveduto da sè al fabbisogno di manodopera con al momento la protezione del popolo 'vagamente' xenofobo ma al riparo dai turisti meccani.
...il Giappone per cultura e struttura sociale,gerarchica ma anche solidale non è assimilabile all'Occidente..
Eliminaproprio come si sviluppò il capitalismo in Giappone suggerisce quanto sia nella sostanza inadatto il concetto di "occidente": arrivò Perry ma il Giappone si stava già preparando da tre secoli nell' isolamento quasi completo
proprio a partire da ciò è da rivedere la rappresentazione dell' imperialismo "occidentale" contrapposto al "oriente", il "centro" contrapposto alla "periferia" o il "nord del mondo" contrapposto al "sud"
Già, forse è troppo tardi per porvi rimedio, anche perché non c'è neanche mezzo leader mondiale che vede le cose sotto questa luce sì da almeno discuterne.
RispondiEliminaEccoci qua:
RispondiEliminahttps://www.rt.com/usa/373457-mattis-pentagon-senate-confirmation/
Ciao.g
letto, grazie, ciao
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