mercoledì 11 gennaio 2017

Il lungo e doloroso viaggio verso il disordine mondiale



Una delle lezioni tratte dalle classi dirigenti statunitensi a seguito dei disastri prodotti dalla crisi degli anni 1930, quando la divisione dell'economia mondiale in blocchi valutari e commerciali ha portato alla seconda guerra mondiale, è stata la necessità di basare l'ordine postbellico sul libero scambio e contro il protezionismo.

Gli Usa uscivano relativamente indenni dalla carneficina del secondo conflitto mondiale, mentre l’Europa e gran parte dell’Asia ne erano distrutte. La guerra aveva anzi amplificato la posizione già dominante dell'industria degli Stati Uniti e della sua finanza, favorito la ripresa della produzione e il riassorbimento della disoccupazione. Il capitalismo americano aveva modo di sponsorizzare la creazione di una serie d’istituzioni e programmi basati su un sistema monetario imperniato sul dollaro, come il General Agreement on Tariffs and Trade (1947), e l’European Recovery Program (1948), che oltre a consentire la ricostruzione dell’Europa avevano per scopo non secondario di aprire il mercato mondiale per le esportazioni e gli investimenti americani. La Nato è del 1949, ben prima del Patto di Varsavia (1955).

Anche se quella degli Usa rimane la prima forza economica (e militare) mondiale, l'egemonia degli Stati Uniti è cosa che appartiene passato. Il capitalismo americano si ritrova minacciato da un lato dalla crisi e dall’altro dalla crescita, in particolare, della Cina. Questo – come ho avuto modo di scrivere più volte – è fondamentalmente ciò che sta alla base della rottura dell'ordine economico del dopoguerra, ed è ciò che ora spinge almeno una parte della classe dirigente americana verso un marcato nazionalismo economico.


Approfittando della elezione di Trump, tale cambio di orientamento da parte della classe dirigente degli Stati Uniti prenderà un deciso significato storico, dando luogo a notevoli preoccupazioni. Dove andrà a sbattere il sistema economico globale, e con esso l'intero sistema di relazioni politiche che per l’innanzi ha garantito la stabilità del capitalismo mondiale? Al protezionismo annunciato da Trump si aggiunge la crisi profonda dell’Unione europea con l’uscita della Gran Bretagna, le migrazioni di massa, la xenofobia, il terrorismo importato dal Medio Oriente in subbuglio. A ciò deve inoltre aggiungersi il nazionalismo montante in Turchia, quindi il primo ministro Shinzo Abe che sta conducendo una campagna per la “rinascita nazionale”, e il primo ministro indiano Modi, che con un appello all’orgoglio indù, spinge per “modernizzare l'India”, mentre il Pakistan sperimenta nuovi missili con testate nucleari.

Molti e gravi errori ha commesso l’establishment occidentale, con a capo quello americano: l’aver sbaragliato, a suo tempo, il nazionalismo arabo in funzione filo-israeliana; l’aver appoggiato regimi come quello dello Scià; l’aver fomentato il radicalismo islamico e l’aver abbattuto i regimi di Saddam Hussein e di Gheddafi, l’aver preteso di estendere la propria egemonia sulla Russia volendone fare un puzzle. Siamo a un lungo e doloroso viaggio verso il disordine mondiale, così scriveva il 6 gennaio il Financial Times. Forse è troppo tardi per porvi rimedio.




5 commenti:

  1. Non ho sottomano il testo originale di FT ma quelli dell'establishment occidentale non sono molti e gravi errori di 'opportunità diplomatica'. Non di errori si tratta come ben sapete oggettivi analisti di FT,ma di usuale e meditato storico colonialismo e imperialismo di una nazione anglofona che aveva/ha il primato militare ed economico, avendo soppiantato all'epoca gli ex amici inglesi (Sykes&Picot altra buona filantropia). Sono stati ridefiniti i poteri.
    La Storia non salta, forse è vero, ma è l'uomo che salta indietro, e ciò che si ripete oggi non è marxianamente farsa ma tutt'altro per le nuove componenti ecologica e militare, non prevedibili.
    **
    Certamente il Giappone per cultura e struttura sociale,gerarchica ma anche solidale non è assimilabile all'Occidente, sta di fatto che la disoccupazione è al 5%, hanno provveduto da sè al fabbisogno di manodopera con al momento la protezione del popolo 'vagamente' xenofobo ma al riparo dai turisti meccani.


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    1. ...il Giappone per cultura e struttura sociale,gerarchica ma anche solidale non è assimilabile all'Occidente..

      proprio come si sviluppò il capitalismo in Giappone suggerisce quanto sia nella sostanza inadatto il concetto di "occidente": arrivò Perry ma il Giappone si stava già preparando da tre secoli nell' isolamento quasi completo

      proprio a partire da ciò è da rivedere la rappresentazione dell' imperialismo "occidentale" contrapposto al "oriente", il "centro" contrapposto alla "periferia" o il "nord del mondo" contrapposto al "sud"

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  2. Già, forse è troppo tardi per porvi rimedio, anche perché non c'è neanche mezzo leader mondiale che vede le cose sotto questa luce sì da almeno discuterne.

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  3. Eccoci qua:
    https://www.rt.com/usa/373457-mattis-pentagon-senate-confirmation/
    Ciao.g

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