martedì 17 gennaio 2012

Banalità di base / 2



L’ho scritto in altre occasioni: il capitalismo è fallito ma non è morto. È fallito sotto il peso delle proprie contraddizioni, ma un sistema economico che domina l’intero pianeta non può uscire di scena dall’oggi al domani e nemmeno da un decennio all’altro, perciò chi crede nel “crollo” del capitalismo hic et nunc spera invano. Allo stesso modo s’illude chi ritiene questo sistema riformabile con il concorso della politica, poiché essa, come vedono ora anche i ciechi, è plasmata dalla centralità della finanza (intesa come capitale unificato), ma soprattutto perché la politica e il suo corollario di cortigiani non hanno alcun interesse a indagare sui fatti fondamentali che reggono il sistema.

Il capitalismo non potrà mai, per sua natura, soddisfare i bisogni della popolazione nel suo complesso. Il suo problema è di sostenibilità, nel senso più largo. Il capitale non impiega il lavoro per produrre “beni”, ma il lavoro produttivo diventa solo un mezzo per valorizzare il capitale, per produrre plusvalore.

Per gli stessi motivi di valorizzazione il capitale tende a “risparmiare” sul lavoro, poiché lo considera solo dal punto di vista del “costo”, e non potrebbe essere diversamente. È ovvio perciò che tenda, da un lato a ridurlo e, dall’altro, a farlo “rendere” di più e per quanto possibile. Questo banale fatto, di là a ogni altra considerazione tecnica, genera da un lato disoccupazione e dall’altro super-sfruttamento, oltre a una serie numerosa di altri effetti come ben sanno le operaie della Omsa.

Un sistema economico che si basa sulla produzione di valori d’uso in quanto valori di scambio (merci, non generici “beni”), ossia un’economia a cui non interessa nulla di cosa e come si produce purché il capitale investito generi profitti, è un sistema intrinsecamente instabile e non sostenibile nel lungo periodo.

A ciò si aggiunge la questione demografica che diventa problema in sé per la semplice ragione che la ricchezza prodotta socialmente non è e non può essere ripartita secondo i bisogni e secondo un piano. Anche gli altri problemi che affliggono la società odierna vengono a cascata provocati inevitabilmente e principalmente dalle contraddizioni di cui sopra.

Ogni altra considerazione che non tenga conto di queste contraddizioni fondamentali diventa necessariamente un falso discorso, cioè quello di coloro che pontificano ex cattedra e al di sopra dell’ideologia, basandosi – dicono – pragmaticamente sui “fatti”. Che è poi il compito assunto della politica, dai media, dalla maggior parte dei sindacati, insomma da tutti i servi al servizio del capitale, i quali usualmente mascherano queste contraddizioni tipiche e inalienabili (immanenti, diceva Marx) del modo di produzione capitalistico, come problemi del lavoro, demografici, intergenerazionali, della crescita, di compatibilità e competizione, del debito e della relativa necessità dei “sacrifici”, eccetera. Questa gentaglia è schierata a fianco e a difesa del capitale, è nemica dell’umanità sfruttata quanto il capitale.

7 commenti:

  1. Il sistema non cadrà da solo. C'è bisogno dello "sfasciacarrozze" storico :)

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  2. Dov'è finito il post:Banalità di base/1?

    L.

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  3. http://diciottobrumaio.blogspot.com/2011/12/banalita-di-base.html

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  4. Quello che mi preoccupa (o mi rallegra, non so) è che non c'è nessun protagonista di rilievo dell'attuale classe dirigente che sia sfiorato per un attimo da queste banalità, che veda cioè la crisi del sistema sotto questa prospettiva "liquidatoria". Almeno per un attimo.

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  5. e l'alternativa ideale sarebbe? Magari la Corea dl Nord?

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