Ricordo (ricordiamo) che fino a un paio d’annetti or sono ci scassavano la minchia con la faccenda che le famiglie italiane avevano problemi con la quarta settimana, poi anche con la terza, quindi con il pane e il latte; ora invece non se ne parla più perché siamo diventati dei formidabili economisti, tutti felici verso fine mese e finanche generosi con mance alle cassiere dei supermercati.
La crisi è rientrata, ci sono code ai valichi e ai caselli, aumentano le crociere e i viaggi all’estero. Ansedonia, Capalbio, Cortina, è pieno così. Aveva ragione Lui, come solito, è una questione di atteggiamento. Il suo motto è: nei tempi felici sono stato immune da interessi; nei disperati, non ho temuto nulla al riparo dei miliardi e degli avvocati.
Perciò cerchiamo di imitare, in una qualche misura, la Sua vita. Quella dello spendere e spandere è la poesia moderna; non ci sono più i Marlowe pronti a morire, coltello in pugno, per contestare un conto.
Siamo pieni di debiti, mutui, ipoteche, pignoramenti, ecc. ma questo è un buon segno, vuol dire che c’è fiducia e che il denaro circola, o almeno le cambiali e il cosiddetto credito al consumo, le vacanze con pagamento in comode (per chi?) rate e il prestito a strozzo delle finanziarie. E ci sono le banche, quelle “costruite intorno a te”.
La Grecia non è così lontana, e la paura sarà ottimo collante.
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Bersani – scrive il Sole24ore – ha insistito sulla vicenda dei tre operai della Fiat reintegrati dal giudice: «Quei tre operai non possono stare dei mesi prendendo lo stipendio senza poter lavorare».
Chiaro, non dobbiamo offrire precedenti pericolosi agli operai. Se non lavorano loro, chi lavora?
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A proposito di Bersani, è tornato dalle ferie? Perché a leggere quello che scrivono Veltroni e altri, sembra che nel Pd stiano cercando un segretario.
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«Dobbiamo rinunciare ad una quantità di regole inutili, siamo in un mondo dove tutto è vietato tranne quello che è concesso dallo Stato, dobbiamo cambiare». Lo ha detto il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, intervenendo al «Berghem fest» sottolineando subito dopo che «robe come la 626 (la legge sulla sicurezza sul lavoro) sono un lusso che non possiamo permetterci. Sono l'Unione europea e l'Italia che si devono adeguare al mondo» (Corriere della sera).
Perché Tremonti non lo va a dire a casa degli operai, per esempio, morti bruciati alla Thyssen? Senza scorta, però.
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