mercoledì 25 agosto 2010

Minestrina riscaldata


Ammetto di non aver mai creduto che Valter Veltroni potesse mantenere la parola data: andare in Africa a “lavorare” per gli africani. E infatti eccolo, dalle colonne ospitali del Corriere, che mi scrive e ci scrive una lunghissima lettera che già dal titolo è un’esplicita autocadidatura: «Scrivo al mio Paese e vi dico cosa farei».
Evidentemente non si rende conto che lui per questo “suo” paese ha già fatto molto, troppo.
Diluite nel solito brodo veltroniano ci sono due cosette: non vede l’ora che Berlusconi se ne vada e che il paese ha bisogno di grandi riforme. Impenitente e sagace come sempre.
Scriveva il Coriere il 21 dicembre 2007:
Prodi deve decidere: o difende i partiti piccoli, prendendo le distanze dal leader del Pd e scaricando il Prc, o dà il via libera alla riforma invisa a Mastella e compagni. Quindi, se il governo non vuole cadere, il premier non dovrebbe ostacolare le prove di dialogo tra il sindaco di Roma e il Cavaliere. Altrimenti... Altrimenti in casa Veltroni non si esclude nemmeno il ricorso alle urne già l’anno prossimo.
E poi il 27 dicembre:
Veltroni deve giocare con attenzione questa partita tutta tattica con il premier che vuole arrivare fino al 2011, mentre il leader del Pd per non logorarsi preferirebbe accelerare i tempi. A meno che tutto non precipiti il 22 gennaio, quando in Senato, arriverà la mozione di sfiducia a Padoa- Schioppa.
E il 25 gennaio 2008:
Dopo tre, dicesi tre, minuti dall' annuncio della sfiducia già le agenzie battevano un suo [di Veltroni] accorato appello al Cavaliere perché, cooperando alle riforme, egli possa così passare dalla cronaca alla storia.
Insomma, Veltroni è stato determinante nel dare il  benservito a Prodi, permettendo così a B., dichiarato morto nel novembre 2007 dallo stesso Fini (“siamo alle comiche finali”), di risorgere ad aprile 2008 vincendo a man bassa le elezioni proprio contro il faccione di Veltroni.
Lo sa bene il nostro stratega delle “riforme”, e infatti si difende così:
«Se un milione e mezzo dei 38 milioni di votanti avesse scelto il centrosinistra riformista invece di Berlusconi ora saremmo noi a guidare il Paese».
Un milione e mezzo! Ma si può essere politicamente più deficienti di così? Non gli viene in mente, a questa faccia a fondo di bidet, che bastava non far cadere il governo Prodi per qualche mese per toglierci di torno lo stracotto Berlusconi, e magari includere nella coalizione elettorale anche i "comunisti"?

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