IL 6 agosto scrivevo:
Il Pd deve prima cambiare la legge elettorale, ma sulla nuova legge non c’è accordo nemmeno al suo interno, figuriamoci se c’è col resto della carovana.
Quello che può apparire un arrocco da parte di B. & B. potrebbe diventare uno “scacco matto del barbiere (o dell’imbecille)”.
Sul blog di Alessandro Gilioli, leggo:
Ho come l’impressione che dalla fitta corrispondenza agostana dei notabili del Pd con i direttori dei quotidiani sia emersa con chiarezza una sola verità: e cioè che il sogno estivo di “un governo di transizione per cambiare la legge elettorale” sia svanito al primo chiudersi d’ombrellone.
E questo per tanti motivi, primo fra i quali il fatto che lo stesso Pd pare tutt’altro che compatto nel proporre un modello alternativo al Porcellum: anzi, tra chi lo vorrebbe più proporzionale (D’Alema) e chi invece più uninominale (i veltrones) è subito scoppiata la rissa, con varianti e sottovarianti di ogni tipo, dal sistema tedesco a quello francese, ma c’è anche quello inglese.
C’è voluto il bagnino, dopo quasi un mese, per chiudere l’illusione della nuova legge elettorale.
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