martedì 27 aprile 2021

Ma vadano a prendere ... il tram

 

I competenti, gli esperti, quante fesserie riescono a divulgare. Un giorno qualcuno le raccoglierà anche proposito dell’epidemia virale attuale. Sia chiaro, guai se non ci fossero i competenti e gli esperti, tuttavia non bisogna prendere sempre per oro colato quello che dicono. Basti pensare a quelli che prescrivono l’omeopatia, oppure alla vicenda di Ignác Semmelweis, troppo nota per essere ripetuta qui.

Ci furono a suo tempo non pochi competenti ed esperti contrari all’introduzione della ferrovia quale mezzo di trasporto. Procediamo con ordine.

Da che cosa deriva la parola tram, oppure tramways? Non dal tipo di carrozza, bensì del tipo di binario. Specie in Inghilterra, nelle miniere, già dal XVII secolo furono impiegate delle rotaie di legno per far salire agevolmente e rapidamente alla superficie i carrelli carichi di carbone. Fu l’ingegnere Outram a sostituire le rotaie di legno con quelle di ferro. Da qui il nome “tram”.

In realtà, il termine tram e il cognome dell’ingegnere sono solo una coincidenza. Vero è che egli fu inventore del primo prototipo di ferrovia tranviaria. Pare invece che il nome tram derivi dal termine basso-sassone “traam”, che riferito alle rotaie d’acciaio, significa trave.

George Stephenson, operaio in una miniera, analfabeta fino all’età di 18 anni, nel 1825 costruì con l’appoggio di vari capitalisti lungimiranti la prima ferrovia del mondo, avente in parte trazione a vapore. Dovette lottare contro interessi meschini e, come sempre succede in questi casi, contro le opinioni di competenti ed esperti (*).

Per dimostrare la stoltezza di quella nuova invenzione, alcuni esperti si espressero in questi termini: ”gli organi respiratori dell’uomo non possono sopportare nemmeno una velocità di cinque miglia all’ora, sarebbe una follia intraprende un viaggio simile; nessuna persona di buon senso vi si esporrebbe; comunque i viaggiatori dovrebbero farsi accompagnare dai loro medici”.

Questi competenti spiegavano che i passeggeri avrebbero perso sangue dal naso, dalla bocca e dalle orecchie a causa della velocità, soffocando nel percorrere una galleria che superasse i 60 metri di lunghezza; anzi, sostenevano che non solo i passeggeri correvano pericolo, ma anche i semplici spettatori sarebbero impazziti al veder passare il treno a spaventosa velocità.

Ad ogni modo, la velocità dei treni a locomotiva fu ostacolata principalmente dalla prescrizione di un’apposita legge a norma della quale davanti alla locomotiva doveva cavalcare un postiglione per avvisare la gente dell’approssimarsi del ... mostro!

(*) Richiamo l’attenzione su un personaggio di notevole spessore, Nicholas Wood (1795- 1865), che lavorò a stretto contatto con Stephenson.


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