Per la stragrande maggioranza degli italiani
adulti di oggi, il nome di David Lloyd George (1863 – 1945) non rammenterà
nulla e del resto va a demerito del conte di Dwyfor di non essere stato né un celebrato
tennista né una rockstar, e invece dapprima un cancelliere dello Scacchiere e poi, in
anni davvero cruciali, Primo ministro (1916 – 1922).
È quanto mai interessante, almeno per me e
presumo per qualche lettore del blog, il giudizio che Lloyd George espresse
nelle sue Memorie di guerra a riguardo
di un personaggio che ebbe modo di conoscere direttamente e in delicati
frangenti, ossia a riguardo di J.M. Keynes, barone di Tilton, universalmente
noto più per sentito dire che per la voluminosa quanto mitologica Teoria Generale. Del resto, come ebbero
a sostenere Marx ed Engels, “La diminuzione, la più equa distribuzione ecc.
delle imposte, è la banale riforma borghese”.
Scrive Lloyd George:
«Keynes
si mostrava ancora più allarmante nel gravissimo documento che aveva preparato
per noi. Pur facendo le più ottimistiche previsioni riguardo alle nostre
possibilità di collocare prestiti in America, noi avremmo potuto arrivare alla
fine dell’anno finanziario, cioè al 31 marzo 1915, a condizione che i nostri impegni non fossero
cresciuti per nuove ordinazioni (egli non faceva cenno delle ordinazioni date
da noi di munizioni per fucili e per parti di macchine) ma, dopo di ciò, si
sarebbe scatenato il diluvio a meno che non si fosse venuti alla conclusione
della pace. E aggiungeva: “… noi dobbiamo poter fa ciò senza produrre una
catastrofe nel corrente anno finanziario purché la pace ci metta in una
posizione tale da poter cancellare l’inflazionismo subito dopo. Altrimenti la
spesa dei mesi successivi renderà le nostre difficoltà insopportabili. Questo
ci lascia comprendere il significato dell’inflazionismo e le conseguenze che ne
dipendono”.»
Pertanto, secondo Keynes, nel settembre 1915
all’impero britannico non restavano che sei mesi di vita belligerante, prima dell’inevitabile
catastrofe finanziaria provocata da una gigantesca inflazione.
«Quindi
veniva – prosegue Lloyd
George – ad una esposizione tecnica
del carattere e della inevitabilità della catastrofe con questa conclusione:
“Le alternative che ci si presentano sono, dunque, alternative di gradazione.
Se, gettando via senza riguardo le nostre risorse, noi potessimo essere sicuri
di finire la guerra al principio della prossima primavera, io prevedo che esse
potrebbero bastare per i nostri bisogni. Se, d’altra parte, una previsione simile
sembra troppo ottimistica, bisogna vedere se sia più desiderabile fissare una
media delle nostre spese oppure continuare a spendere e spandere fino al
gennaio prossimo, per apprezzare le prospettive che ci si presenteranno
improvvisamente in quell’epoca, e poi, avendo riguardo al prossimo futuro, fare
delle rigorose economie e dire ai nostri alleati che per l’avvenire essi devono
pensare a se stessi”.»
Insomma, secondo Keynes l’alternativa
prospettata stava tra la pace e il contingentamento delle spese di
sostentamento della guerra, compresa la sospensione degli aiuti agli alleati. Lloyd
George prosegue nel citare il documento previsionale di Keynes:
«”È
certo che lo spendere nella misura attuale è possibile solamente come uno
sforzo violento e temporaneo che deve necessariamente essere seguito da una
forte reazione; che noi siamo in vista dei limiti estremi delle nostre risorse;
e che, nel caso di ogni nuova spesa, dobbiamo considerare d’ora in avanti non
solo se sia utile ma se possiamo farla”.»
Osserva a questo punto Lloyd George: «Winston Churchill in una delle sue
spiritose sortite ebbe a dire una volta che il nostro paese era il “Governo del
31 marzo”. Mettete l’impero britannico su un piatto della bilancia ed il “31
marzo” sull’altro e quest’ultimo finirà sempre per vincere.»
Reginald McKenna (1863 –1943) era in quel
momento cancelliere dello Scacchiere. Scrive
Lloyd George: «I nervi di McKenna
erano molto scossi per i vaticini del suo principale consigliere, J.M. Keynes,
il quale era un consigliere troppo sensitivo ed impulsivo per una grande
emergenza. Keynes è un economista attraente le cui dissertazioni in materia
finanziaria ed economica, brillanti finché si vuole, ma poco profonde, possono
fornire sempre una sorgente di innocuo divertimento ai suoi lettori, quando non
siano prese troppo sul serio. […]
Keynes è stato molto esaltato dal cancelliere dello Scacchiere e la sua firma
ad un documento finanziario aveva un grande peso. Che questo sia avvenuto
sembra assurdo, quando si pensi che ora nemmeno i suoi amici – anzi i suoi
amici meno che mai – hanno ancora la più piccola fiducia nei suoi giudizi in
materia finanziaria.»
In buona sostanza Lloyd George considerava
Keynes un “volubile astrologo” (volatile soothsayer).
I brani citati sono tratti da: Memorie di guerra, I, Mondadori, pp. 291-93.
I brani citati sono tratti da: Memorie di guerra, I, Mondadori, pp. 291-93.
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