venerdì 1 marzo 2024

Palestina: non solo la terra

 

Storicamente quale rilievo ha avuto l’approvvigionamento idrico nella contesa israelo-palestinese? Il clima della Palestina è arido e la questione dell’approvvigionamento idrico è sempre stata rilevante, come dimostra il ruolo delle sorgenti e degli specchi d’acqua nella fondazione delle città fin dall’antichità, in particolare Nablus, Ramallah, Gerusalemme, Betlemme, Hebron, dunque città poste sulla dorsale centrale, ma anche per quanto riguarda Gerico, nell’arida Valle del Giordano.

Come conferma l’archeologia, l’approvvigionamento idrico di Gerusalemme è stato oggetto di importanti lavori fin dall’età del bronzo (ben prima dell’arrivo degli ebrei) con il cosiddetto Canale dell’età del bronzo medio, che risale a quasi quattro millenni or sono e collega la sorgente di Gihon al pozzo di Siloam (Silwan); un secondo canale, lungo oltre 500 metri e chiamato Tunnel di Ezechia, fu scavato alla fine dell’ottavo secolo dell’evo classico.

L’importanza della terra (suolo), e delle sue risorse, fu subito compresa dai primi sionisti: la questione dell’acqua è stata al centro delle preoccupazioni del movimento fin dalla sua creazione. L’agricoltura era allora e sarà anche in seguito considerata una priorità, il che implica il controllo dell’approvvigionamento idrico. Alla fine del XIX secolo i primi immigrati ebrei installarono impianti di pompaggio in quella che era ancora solo una provincia dell’Impero Ottomano. Successivamente, la questione dell’acqua continuerà ad essere al centro della strategia sionista prima e durante il mandato britannico in Palestina, ma ancor più dopo la proclamazione unilaterale dello Stato ebraico.

Theodor Herzl nel suo Lo Stato degli ebrei (1896), chiese che “i primi occupanti” facessero “lo studio esatto di tutte le terre del paese e delle risorse naturali”. Successivamente, nel preveggente romanzo del 1902, Altneuland, delinea lo sviluppo agricolo basato sull’irrigazione e sul controllo dell’acqua del fiume Giordano. Propose inoltre la creazione di un canale dal Mediterraneo al Mar Morto per produrre energia elettrica grazie al dislivello tra i due mari. Del resto i sionisti si sono sempre sentiti come i naturali padroni della Palestina.

Tuttavia le riserve palestinesi erano insufficienti in vista del forte sviluppo dell’immigrazione ebraica e della modernizzazione dell’agricoltura attraverso l’irrigazione. Non fu dunque casuale che i rappresentanti del movimento sionista, a seguito della Dichiarazione Balfour (1917), volessero un’espansione verso nord del “Focolare Nazionale Ebraico”, ossia oltre i limiti biblici, per integrare tutte le sorgenti del Giordano e l’accesso alla le acque del fiume Litani. Questa posizione fu ufficializzata nel 1919 da una lettera di Chaïm Weizman, futuro presidente dell’organizzazione sionista, al primo ministro britannico Lloyd George.

Avevano ben compreso che il futuro economico della Palestina, ossia della Grande Israele (Eretz Israel), dipendeva dal suo approvvigionamento idrico per l’irrigazione e la produzione di elettricità. L’approvvigionamento idrico doveva provenire dalle pendici del monte Hermon, dalle sorgenti del Giordano e del fiume Litani. Ritenevano essenziale che il confine settentrionale della Palestina comprendesse la valle del Litani per una quarantina di chilometri nonché i fianchi occidentali e meridionali del Monte Hermon.

Anche se il Giordano e lo Yarmk (il maggior affluente del Giordano) fossero completamente compresi nella Palestina, non ci sarebbe abbastanza acqua per soddisfare i bisogni dei nuovi immigrati. Dal Litani dovevano provenire l’irrigazione dell’Alta Galilea e l’energia necessaria all’attività industriale, anche se limitata. Se la Palestina (la futura Israele) si fosse trovata tagliata fuori dal Litani, dall’Alto Giordano e dallo Yarmouk, non avrebbe potuto essere economicamente indipendente.

I sionisti pensavano in grande! Già questa attenta analisi preventiva delle risorse locali dovrebbe dar conto del disegno sionista di occupazione della Palestina. La richiesta sionista non fu accolta, il confine libanese-palestinese fu fissato a circa 25 chilometri a sud del Litani e solo una delle tre principali sorgenti del Giordano, quella di Dan, fu inclusa nel territorio del mandato britannico sulla Palestina. Ovvio che la rivendicazione sionista non fu accantonata.

Con il mandato britannico, l’utilizzo delle acque del Giordano era previsto come mezzo per lo sviluppo del “focolare nazionale ebraico”; nel 1923, una società ebraica, la Palestine Electric Corporation, costruì una diga e una centrale idroelettrica alla confluenza del Giordano e dello Yarmouk. Nel 1936, l’Agenzia Ebraica fondava la società Mekorot per la realizzazione e la gestione di progetti idraulici.

Alla fine degli anni 1930, l’organizzazione sionista chiese all’agronomo Walter Clay Lowdermilk sviluppò, nel 1944, un piano idraulico per il futuro Stato ebraico, che prese il suo nome. Questo piano prevedeva la creazione di una Autorità della Valle del Giordano sul modello della Autorità della Valle del Tennessee americana, con due obiettivi.

Primo: irrigare la Palestina dalla Galilea al Negev utilizzando le acque del Giordano e dei suoi affluenti (compresi quelli della sponda orientale, Yarmouk e Zarka), e quelle del Litani, che permetterebbero di insediare 4 milioni di immigrati ebrei (oltre agli 1,8 milioni di abitanti della Palestina dell’epoca); fu con il piano Lowdermilk che venne costruita la conduttura idrica nazionale, dopo la proclamazione dello Stato di Israele.

Secondo: sviluppare l’energia idroelettrica attraverso la costruzione di un canale Mediterraneo-Mar Morto (sfruttando il dislivello, all’epoca di circa 390 metri). Questo progetto finora non è stato realizzato.

Nel 1949 Israele nazionalizzò le risorse idriche e decise di amministrare in modo autonomo sia il potenziale idrico del paese e sia ciò che ricava dai suoi vicini, ampliando il ruolo della predetta società Mekorot e creando un’altra società, Tahal, responsabile della pianificazione delle risorse idriche di Israele. Nel 1959, con una legge, rese le risorse idriche proprietà pubblica soggetta al controllo statale. Nel 1967, questa legislazione fu estesa ai territori occupati durante la Guerra dei Sei Giorni.

Nel 1953, Israele intraprese la costruzione di un canale di deviazione dal Lago di Tiberiade, il “National Water Carrier” (CEN), per irrigare la pianura costiera e successivamente il Negev; questo progetto di trasferire le acque del Giordano fuori dalla sua valle venne rifiutato dai paesi arabi, aprendo una crisi.

Gli Stati Uniti inviarono uno dei consiglieri di Eisenhower, Eric Johnston, che stabilì un primo piano di distribuzione delle acque del Giordano che non soddisfò né Israele né i paesi arabi. Nel 1954 furono proposti due contropiani, uno dal comitato tecnico arabo, l’altro da Israele (piano Cotton); quest’ultima prevedeva l’utilizzo di oltre la metà delle acque del Litani, il fiume del Libano, da parte di Israele (400 milioni di m3 su 700 milioni). Il piano Johnston, rivisto nel 1955, sarà respinto sia da Israele che dal Consiglio della Lega Araba, ma rimarrà un riferimento perché era stato accettato dai comitati di esperti.

Come si può notare la questione idrica, assieme a quella dell’occupazione delle terre palestinesi, è una questione centrale del conflitto israelo-palestinese. Da quel momento in poi, Israele e gli Stati arabi realizzarono i propri progetti (questi ultimi ci provarono). L’acquedotto nazionale (CEN) fu completato nel 1964; fornisce circa 1,15 miliardi di mq/anno e trasporta l’acqua dal nord al sud del Paese (l’acqua scorre, per gravità, verso il sud del paese per una distanza di 110 chilometri attraverso un canale aperto e una condotta di 2,7 metri di diametro), collegando le tre principali fonti d’acqua: Lago di Tiberiade e falde acquifere montane e costiere (serve anche a ricaricare artificialmente la falda acquifera costiera, creando una riserva che verrà utilizzata durante la stagione secca), consente il trasferimento annuale di 400 milioni di m3 di acqua dal bacino del Giordano alla pianura costiera e al Negev.

Nel 1957, la Giordania iniziò la costruzione del canale Ghor, ma Israele proibì la costruzione della diga Maqarrin sullo Yarmouk, che fu realizzata solo di recente col nome di diga di Al- Wehda.

Nel 1964, in reazione all’istituzione del CEN da parte di Israele, gli Stati arabi decisero di deviare le sorgenti del Giordano situate in territorio libanese (Hasbani) e siriano (Baniyas) rispettivamente verso il Litani e lo Yarmouk. La tensione aumentò e in particolare nell’aprile 1967 l’aviazione israeliana attaccò i cantieri libanesi e siriani.

È comunemente accettato che la causa immediata della guerra del 1967 sia stata la sostituzione delle forze di pace con le forze egiziane all’estremità meridionale del Sinai e il divieto di accesso alle navi dallo Stretto di Tiran (e quindi l’accesso al porto di Eilat). La realtà storica è un po’ più complessa.

Come ripeto spesso, il movimento sionista ha sempre avuto come scopo la creazione di una grande Israele (Eretz Israel) in tutta la Palestina (e oltre!) e, dopo la sua creazione, Israele non ha mai nascosto il desiderio di realizzare questo progetto e in particolare di occupare Gerusalemme, cosa che è avvenuta. Inoltre, come detto, la questione del controllo delle fonti idriche è stata subito una priorità dal movimento sionista. Ed infatti il conflitto per le acque del Giordano, dello Yarmouk e dell’Oronte fu la causa principale della Guerra dei Sei Giorni”.

Per il momento mi fermo qui ... .


6 commenti:

  1. Documentatissima come al solito. E' strano che nessuno dei tanti blogger pro Israele non trovi mai niente da replicare. O forse non è strano...

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    1. htpp://jazztrain1.wordpress.com3 marzo 2024 alle ore 08:47

      Conosco un filoisraeliano che è solito commentare su altri argomenti qui. Su questi temi non esprime verbo: sta in rigoroso silenzio.

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    2. Si vede che è un filoisraeliano intelligente

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    3. https://jazztrain1.wordpress.com3 marzo 2024 alle ore 09:46

      Sono d'accordo con lei.

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    4. Qualche volta l'intelligenza coincide con la cautela. Baruch Spinoza portava un anello con la scritta CAUTE

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  2. Buone Notizie

    "Vangelo" deriva dal greco εὐαγγέλιον (euanghélion), attraverso il latino evangelium e significa letteralmente "lieto annunzio" o "buona notizia".
    (Wikipedia)
    "Vangelo” è il sistema con cui l’esercito israeliano processa i dati per individuare gli obiettivi degli attacchi.
    (Domani, 2 marzo 2024)

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