lunedì 25 marzo 2024

Lo scisma demografico

 

Uno studio pubblicato mercoledì 20 marzo sulla rivista The Lancet prevede un calo della fertilità umana più rapido del previsto a livello globale. Lo studio è il risultato del progetto collaborativo internazionale Global Burden of Disease (GBD) e l’Institute for Health Metrics and Evaluation (IHME), e conclude che intorno al 2050 l’indice medio di fertilità potrebbe aggirarsi intorno a 1,8 figli per donna su scala globale. Ovvero al di sotto della soglia di rinnovamento della popolazione.

Un indice che, secondo questo lavoro, potrebbe scendere a 1,6 figli per donna alla fine del secolo. In confronto, le ultime proiezioni delle Nazioni Unite, pubblicate nel 2022, prevedevano un numero medio di figli per donna di circa 2,1 nel 2050 e 1,8 nel 2100.

Il GBD si basa sull’analisi dell’evoluzione demografica globale tra il 1950 e il 2021 e modellava l’evoluzione del tasso di fertilità, paese per paese, fino alla fine del secolo. Negli ultimi settant’anni, il tasso di fertilità si è più che dimezzato, passando da 4,8 figli per donna nel 1950 a 2,2 nel 2021 (*).

La fertilità sta diminuendo a livello globale, con tassi in più della metà di tutti i paesi e territori nel 2021 al di sotto del livello di sostituzione. Le tendenze dal 2000 mostrano una notevole eterogeneità nella rapidità del declino, e solo un piccolo numero di paesi ha sperimentato anche un leggero rimbalzo della fertilità dopo il tasso più basso osservato, senza che nessuno abbia raggiunto il livello di sostituzione.

Inoltre, la distribuzione dei nati vivi in tutto il mondo sta cambiando, con una percentuale maggiore che si verifica nei paesi a basso reddito. I futuri tassi di fertilità continueranno a diminuire in tutto il mondo e rimarranno bassi anche in caso di attuazione efficace delle politiche pro-natali.

Questi cambiamenti avranno, come è facile intuire, conseguenze economiche e sociali di vasta portata a causa dell’invecchiamento della popolazione e del calo della forza lavoro nei paesi a reddito più elevato, combinati con una quota crescente di nati vivi tra le regioni già più povere del mondo.

I ricercatori hanno condotto la loro analisi paese per paese: prevedono un calo più o meno generale. Non solo nei paesi del Nord, in genere già al di sotto della soglia di sostituzione – l’Europa occidentale è, nel 2021, intorno a 1,5 figli per donna (1,24 in Italia nel 2022) –, ma anche nei paesi del Sud, dove le popolazioni si urbanizzano, man mano che le donne ottengono l’accesso all’istruzione e ai mezzi contraccettivi, man mano che la mortalità infantile diminuisce, ecc. Nel 2021, circa il 46% dei 204 Paesi o regioni considerati erano al di sotto della soglia di rinnovo; questa percentuale potrebbe salire al 76% nel 2050 e al 97% nel 2100 (qui una tabella di dettaglio).

Gli autori prevedono uno scisma nel tasso di natalità, con l’Africa sub-sahariana che rimarrà l’unica grande regione dinamica del mondo per gran parte del secolo attuale. “Mentre la civiltà umana converge verso la realtà della bassa fertilità”, scrivono i ricercatori, “tassi relativamente alti in alcuni paesi e territori a basso reddito si tradurranno in un chiaro divario demografico tra un sottoinsieme di paesi a basso reddito e il resto del mondo.»

I ricercatori prevedono che entro il 2100 solo Samoa, Somalia, Isole Tonga, Niger, Ciad e Tagikistan rimarranno al di sopra della soglia di rinnovamento della popolazione. All’estremità opposta dello spettro, Bhutan, Nepal, Bangladesh e persino l’Arabia Saudita potrebbero vedere il loro indice di fertilità scendere al di sotto di un figlio per donna.

Pertanto, stando ai dati attuali e alle proiezioni, il rapido declino della fertilità suggerisce un miglioramento generalizzato del tenore di vita.

A me viene in mente una domanda: come farà il famoso “Mercato” a sostenere la domanda effettiva? Malthus, come già Ricardo, teneva conto del rischio di una crisi generale legata ad un’insufficienza della domanda effettiva, ed egli perorava l’incremento quanto più grande possibile delle classi improduttive ma non diceva nulla sul modo in cui esse si dovessero procurare i mezzi di acquisto. Il rischio di insufficienza della domanda effettiva aveva minato l’ottimismo liberale anche negli anni Trenta riguardo al futuro del capitalismo (tra tutti: Keynes).

Ricordo che fu la guerra mondiale a togliere le castagne dal fuoco. Nel tempo lungo il problema si ripresenta, anche perché la classe salariata stessa produce gli strumenti del suo pensionamento. E dunque la contraddizione si presenta nei suoi due classici aspetti di tendenza: deficit di offerta di lavoro mediamente qualificato (ne vedremo delle belle) pur in una situazione di calo demografico; calo della domanda pur in presenza di sovrapproduzione.

In sostanza, pur astenendomi su previsioni puramente economiche del collasso del capitalismo, mi chiedo: come pensano i social-liberali di alimentare la pompa dell’accumulazione capitalistica stante un tasso demografico tendenzialmente in picchiata?

Altra domanda: certamente l’economia continuerà per anni a governare i comportamenti demografici, essendo la povertà la prima causa dell’emigrazione, tuttavia il saldo migratorio, a un certo punto, potrà ancora giocare un ruolo importante in considerazione del fatto che il livello di sostituzione sarà deficitario nella quasi totalità dei Paesi?

Infine: la società capitalista occidentale si sta caratterizzando con un movimento di impoverimento e con un generalizzato decrescere del tenore di vita nelle ex classi medie; ciò potrebbe influire sui comportamenti socio-demografici e frenare la tendenza?

Come solito, pongo domande. Per le risposte, rivolgersi a quelli che ne hanno sempre un cassetto pieno.


Notare i rettangolini color seppia quanto sono minuscoli.

(*) Per gli amanti dei dettagli: «Durante il periodo dal 1950 al 2021, il TFR [tasso di fertilità globale] si è più che dimezzato, da 4,84 (95% UI 4,63–5,06) a 2,23 (2,09–2,38). I nati vivi annuali globali hanno raggiunto il picco nel 2016 con 142 milioni (95% UI 137-147), scendendo a 129 milioni (121-138) nel 2021. I tassi di fertilità sono diminuiti in tutti i paesi e territori dal 1950, con il TFR che rimane al di sopra di 2,1, canonicamente considerata fertilità a livello di sostituzione: in 94 (46,1%) paesi e territori nel 2021. Ciò includeva 44 dei 46 paesi dell'Africa subsahariana, che era la superregione con la quota maggiore di nati vivi nel 2021 (29,2 % [28,7–29,6]). 47 paesi e territori in cui la fertilità stimata più bassa tra il 1950 e il 2021 era inferiore alla sostituzione hanno sperimentato uno o più anni successivi con una fertilità più elevata; solo tre di queste località sono riuscite a superare i livelli di sostituzione. Si prevedeva che i futuri tassi di fertilità continuassero a diminuire in tutto il mondo, raggiungendo un TFR globale di 1,83 (1,59–2,08) nel 2050 e 1,59 (1,25–1,96) nel 2100 nello scenario di riferimento. Si prevede che il numero di paesi e territori con tassi di fertilità che rimarranno al di sopra della sostituzione sarà di 49 (24,0%) nel 2050 e solo sei (2,9%) nel 2100, con tre di questi sei paesi inclusi nel rapporto 2021 della Banca Mondiale. definito gruppo a basso reddito, tutti situati nella superregione GBD dell’Africa sub-sahariana. Si prevedeva che la percentuale di nati vivi nellAfrica subsahariana aumenterà fino a raggiungere più della metà dei nati vivi nel mondo nel 2100, al 41,3% (39,6–43,1) nel 2050 e al 54,3% (47,1 –59,5) nel 2100. Si prevede che la percentuale di nati vivi diminuirà tra il 2021 e il 2100 nella maggior parte delle altre sei superregioni, diminuendo, ad esempio, nell’Asia meridionale dal 24,8% (23,7–25, 8) nel 2021 al 16,7% (14,3–19,1) nel 2050 e al 7,1% (4,4–10,1) nel 2100, ma si prevede che aumenterà modestamente nel Nord Africa e nel Medio Oriente e superregioni ad alto reddito. Le stime previsionali per lo scenario combinato alternativo suggeriscono che il raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile per l’istruzione e il soddisfacimento dei bisogni di contraccettivi, nonché l’attuazione di politiche pro-natali, comporterebbe un TFR globale di 1,65 (1,40–1,92) nel 2050 e 1,62 (135–1,95) nel 2100. I valori metrici delle abilità di previsione per il modello IHME erano positivi in tutti i gruppi di età, indicando che il modello è migliore della previsione costante».

1 commento:

  1. "Infine: la società capitalista occidentale si sta caratterizzando con un movimento di impoverimento e con un generalizzato decrescere del tenore di vita nelle ex classi medie; ciò potrebbe influire sui comportamenti socio-demografici e frenare la tendenza?"

    stanno già provvedendo:
    https://www.centrostudilivatino.it/utero-in-affitto-vietare-o-regolamentare/

    https://www.scienzaevita.org/sv-lutero-artificiale-in-sostituzione-del-grembo-materno-utopia-o-realta/

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