Stamane ho provato un certo divertimento nel leggere nei social a me accessibili alcune opinioni dei milioni di esperti di terrorismo e di geopolitica in merito ai fatti di ieri sera alla Crocus City Hall di Mosca. Se aggiungo anche il mio post non penso di peggiorare la situazione.
Indipendentemente dai responsabili immediati dell’attacco terroristico di ieri, è chiaro che esso ha avuto luogo in un contesto di una guerra in espansione contro la Russia e in estensione ben oltre l’Ucraina. Responsabili politici di primo livello dichiarano che “per ora” non è prevista una guerra mondiale. Dichiarazioni che passano nel silenzio più totale.
Veniamo al fatto di ieri sera almeno per quanto se ne sa. L’attacco terroristico alla sala da concerto di Mosca a provocato decine di morti e oltre cento feriti. L’organizzazione definita Stato islamico-Khorasan con sede in Afghanistan ha rivendicato la responsabilità di quello che è il più grande attacco terroristico avvenuto in Russia negli ultimi due decenni.
L’attacco ha coinvolto un gruppo di almeno quattro elementi armati che hanno iniziato a sparare contro una folla di migliaia di persone poco prima dell’inizio del concerto del popolare gruppo rock “Piknik” (Picnic), alle 20 ora locale.
Il 7 marzo scorso, l’ambasciata americana a Mosca aveva emesso un allarme di sicurezza, invitando gli americani a evitare luoghi affollati nella capitale russa per le prossime 48 ore in vista dei piani “imminenti” dei terroristi di prendere di mira grandi raduni, compresi i concerti. Diverse ambasciate occidentali hanno ripetuto gli avvertimenti. Martedì Putin ha denunciato questi avvertimenti come “dichiarazioni provocatorie” e “ricatti” volti a “destabilizzare” il Paese.
Secondo il New York Times, che normalmente funge da portavoce dei servizi segreti statunitensi, i funzionari statunitensi “avevano riferito in privato ai funzionari russi che i servizi segreti indicavano un attacco imminente”. Interrogato sull’avvertimento del 7 marzo lanciato dall’ambasciata americana, John Kirby coordinatore per le comunicazioni per la sicurezza nazionale della Casa Bianca, ieri ha dichiarato: “Non penso che [l’avvertimento] fosse collegato a questo attacco specifico” [But I don’t think that was relatedto this specific attack].
Sarà stato anche un modo per levarsi dall’impiccio, ma è comunque una dichiarazione significativa, che ovviamente non servirà per coloro che alzano il ditino e sanno già tutto.
A febbraio, i servizi segreti russi, l’FSB, affermavano di aver smantellato una cellula dell’Isis a Kaluga, città a sud-ovest di Mosca, e di aver ucciso due membri dell’Isis provenienti dall’Asia centrale. All’inizio di marzo, l’FSB ha riferito di aver “liquidato” un’altra cellula dell’Isis nella regione di Kaluga, composta da militanti islamici provenienti dall’Afghanistan.
A Mosca si è sottovalutata la minaccia? V’è da dire che negli ultimi dieci anni si sono verificati anche diversi attacchi terroristici di matrice islamica, ma praticamente tutti hanno avuto luogo nel Caucaso settentrionale, a maggioranza musulmana.
Questa ondata di attacchi terroristici è avvenuta nel contesto di due guerre che il Cremlino ha condotto tra il 1994 e il 2009 contro la Cecenia e contro il movimento separatista islamico per impedire la separazione della repubblica del Caucaso settentrionale a maggioranza musulmana dalla Federazione Russa. Si stima che fino a un decimo della popolazione cecena sia stata uccisa in queste guerre.
Le forze separatiste cecene hanno goduto, quantomeno in passato, del sostegno statunitense che cercava di fomentare tensioni separatiste, etniche e religiose nel paese multinazionale, al fine di provocare la destabilizzazione e la disgregazione della Russia, in cui vivono circa 14 milioni di musulmani (quasi il 10% della popolazione).
È noto che i separatisti islamici del Caucaso settentrionale hanno stretti legami con al-Qaeda, ISIS e i talebani che governano l’Afghanistan dal ritiro delle truppe statunitensi nel 2021. Altri islamici radicali ceceni si sono uniti alle milizie islamiche, appoggiate dagli Stati Uniti, in guerra contro il governo Assad sostenuto dalla Russia nella guerra civile in Siria.
Gli stretti legami tra i separatisti islamici ceceni e vari gruppi fondamentalisti islamici in tutta l’Asia centrale e il Medio Oriente, molti dei quali hanno collegamenti con gli Stati Uniti, sono da molti anni una preoccupazione centrale del Cremlino. Nel 2021, il Wall Street Journal scriveva, senza essere smentito, che agenti dell’intelligence statunitense e truppe d’élite si stavano unendo allo Stato islamico-Khorasan, il gruppo che ora rivendica l’attentato di Mosca.
Che cosa ci sia dietro a questo attacco, ovvero chi manovra chi, non lo sapremo mai con certezza.
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