mercoledì 6 marzo 2024

Compagna Sara, ciao

 

È stato sufficiente dire, in memoria della signora Barbara Balzerani e nell’emozione di questo lutto, che a suo tempo si erano condivisi i suoi ideali, pur percorrendo strade diverse, per scatenare l’universale indignazione (eufemismo) mediatica.

Questo e molto altro dà la misura del livello di imbarbarimento sociale ed ideologico raggiunto (non dico culturale, che non esiste).

La maggior parte di questi giudizi di condanna viene, per imprescindibili ragioni anagrafiche, da parte di persone che quegli anni non li hanno vissuti o portavano i pantaloni corti e il grembiulino, che delle dinamiche politiche del conflitto sociale di allora ignorano tutto o altrimenti se le sono fatte raccontare dai media padronali e governativi.

Ho letto un centinaio di questi commenti, in nessuno dei quali c’è alcun riferimento ad un fatto storico: allora milioni e milioni di persone sognavano e lottavano per un mondo diverso, per una società comunista. Spesso mettendo in gioco la propria esistenza.

Non lottavano certo per il “comunismo” sovietico, questo viene concesso, ma ad ogni modo per il comunismo, che oggi viene vituperato equiparandolo al nazismo. Quasi un secolo di lotte e ideali seppellito sotto le macerie del muro di Berlino Questi sono i tempi e la grammatica in cui siamo immersi fino al collo.

Quelli nostri sono stati gli anni di piombo, ci viene raccontato, eludendo il fatto che furono gli anni in cui gli operai, esprimendo un alto grado di autonomia politica, scardinavano il sistema disciplinare della fabbrica, strumento di potere di “capi” e “capetti” con il loro sistema di premi, ricatti, compensi e punizioni. Questo protagonismo operaio, espressione per altro di una mutata sociologia di classe e di una nuova forma di capitalismo, ebbe come risposta la repressione, le stragi di Stato, i golpe tentati o simulati. Quelli furono prima di tutto gli anni delle bombe.

Gli anni di Salvador Allende, di René Schneider e Carlos Prats, del famoso articolo su Rinascita di Enrico Berlinguer: la sinistra comunista non sarebbe mai andata al governo né con il voto elettorale né in nessun altro modo. Al massimo avrebbe potuto fornicare con la Democrazia cristiana, ma anche quello solo con l’avvallo di Washington.

Il Pci aveva bisogno di operai consapevoli, ubbidienti e pronti a stringere la cintola per fare i sacrifici necessari al paese al posto di quella borghesia che accumulava profitti all’estero.

Quindi il sequestro di Aldo Moro. Sembra che in quegli anni sia successo quasi solo questo. Nuovi ricordi di vecchi testimoni che improvvisamente riaccendono la loro memoria scivolosa e sopita per decenni, per offrirci una ricca letteratura complottista e inesausti teoremi dietrologici sulle Br protette da entità indicibili, confidenze originate da persone oggi defunte, passate di bocca in bocca, scenari suggestivi e congetture iperboliche.

Le rievocazioni, nella migliore delle ipotesi, sono inevitabilmente influenzate dal contesto in cui si producono, ma tant’è. Basta un semplice copia-incolla, che come un virus le affermazioni indimostrate sono propagate, riprese come verità, diventano realtà storica e politica vidimata con il voto di commissioni e del parlamento (*).

Oggi, col senno di poi, le cose volgono diversamente. A chi mai verrebbe in mente di affidarsi a un’ideologia che preclude a priori, si racconta, la libertà quale siamo abituati? Il Grande Vecchio aveva già intuito:

«Non basta che le condizioni di lavoro si presentino come capitale a un polo e che dall’altro polo si presentino uomini che non hanno altro da vendere che la propria forza-lavoro. E non basta neppure costringere questi uomini a vendersi volontariamente. Man mano che la produzione capitalistica procede, si sviluppa una classe operaia che per educazione, tradizione, abitudine, riconosce come leggi naturali ovvie le esigenze di quel modo di produzione (Il Capitale, critica dell’economia politica, I, VII, 3).

Il punto è proprio questo: sedotti dal paradigma economico ultraliberale, prigionieri di forme di lavoro neoschiavile e di sistematiche violazioni delle norme in materia di sicurezza, in cambio di un relativo e precario benessere, di una libertà più postulata che esercitata e vissuta realmente, la piccola e media borghesia ha lasciato che una classe di spregevoli affaristi estorsori e fanatici guerrafondai decida della nostra vita e del destino del mondo intero.

(*) Cito solo un caso, quello della giornalista tedesca Birgit Kraatz. Leggere per stentare a credere. Ma di casi simili ce ne sono stati numerosi.

14 commenti:

  1. "Il Pci aveva bisogno di operai consapevoli, ubbidienti e pronti a stringere la cintola per fare i sacrifici necessari al paese al posto di quella borghesia che accumulava profitti all’estero."

    Questa secondo me, fu la colpa maggiore del PCI di Berlinguer.
    Cari saluti!

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  2. In un post pubblicato su X la docente commemorando la brigatista morta aveva scritto: "La tua rivoluzione è stata anche la mia. Le vie diverse non cancellano le idee. Con malinconia un addio alla compagna Luna"

    https://www.adnkronos.com/cronaca/post-su-balzerani-fonti-mur-parole-di-cesare-pericolose-e-inconciliabili-con-insegnamento_5xeVXMVLpFDbA7p7DJhGOO

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  3. Non ho la pretesa di contrapporre un’altra ricostruzione storica a questa, molto ben formulata, e anche intinta nella passione. Tuttavia, poiché sono un cultore dei numeri, non posso passare sotto silenzio quel “milioni e milioni”, che trasla a mezzo secolo di distanza quella che era un’illusione. Se fossero stati milioni e milioni, non si sarebbero spenti per un paio di pentiti all’acqua e sale. Forse potevano sembrare tanti in ambienti come Rivalta, Sampierdarena, Sesto S.Giovanni, Arese. Come mai, però, anche in quegli ambienti la neve si è sciolta subito al sole della repressione? Il fatto è che non c’era partecipazione vera, ma solo paura, in ambienti dove temporaneamente si instaurò il dominio di gruppi piccoli ma aggressivi. Quando prevalse la paura dell’altra parte, il gregge si rimise al lavoro pensando alla famiglia e al sogno dell’appartamento a Cinisello Balsamo.

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    1. i "milioni" sono riferiti a tutti quelli che s'ispiravano agli ideali del comunismo/socialismo, non già alle decine di migliaia che simpatizzavano per quei piccoli gruppi organizzati che intrapresero la lotta armata.
      quanto al resto, mai avuto un appartamento a Cinisello

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    2. Difficile ricostruire cosa fosse nella testa della gente, e soprattutto quantificare le opinioni. Preferisco soffermarmi sull’implicito di Cinisello. Quando attraverso le periferie delle città industriali italiane, e alzo gli occhi sulle brutture speculative degli anni ’60 – ’70, il mio senso estetico cozza contro il senso di empatia. L’empatia consiste nel ricordare che milioni di persone realizzarono il sogno di avere una casa. Mi pare di vederli, metter piede per la prima volta fra i muri domestici, gonfi d’orgoglio per avere fatto questo per i figli. Naturalmente, chi era protagonista di questa piccola ascesa sociale poteva benissimo essere un elettore del PCI. Anzi, è probabile che lo fosse. Però aveva implicitamente abbandonato ogni spinta rivoluzionaria. Un piccolo borghese, via. Ecco, io non mi sento di disprezzarlo. Ignoro le scelte successive del neoproprietario immobiliare. Bossi ha detto recentemente che votò per lui, e noi sappiamo che in parte è vero. Ma se zompiamo ai giorni attuali, noi vediamo che, nei nuovi centri del potere, la cosiddetta sinistra agisce per togliere quel poco che il neoproprietario aveva accumulato. Dice che il Bene del Pianeta è più importante. Tempo per una nuova rivoluzione? Dimmelo tu.

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    3. C'è un problema con le ricostruzioni storiche. Se da un lato il passare degli anni permette maggiore obiettività dall'altro impedisce la comprensione che stati d'animo e passioni di un'epoca diversa esercitavano.
      Se parliamo degli anni '60 non mi pare che fossero milioni a ispirarsi agli ideali del comunismo/socialismo. In quegli anni la vera rivoluzione l'ha fatta Mary Quant. Come è normale che sia per ragazzi di vent'anni. L'ideologia è stata una sovrastruttura. I maschi sognavano le minigonne e le ragazze l'operaio carino. C'erano sicuramente quelli politicamente impegnati ma erano appunto decine di migliaia e non milioni. Come dimostrano purtroppo tutti i casi di pedofilia "ecclesiastica" la natura umana non la cancella né la repressione religiosa né l'ideologia politica. Quello che dice Erasmo sul sogno di avere una casa è vero ma riguarda solo chi aveva 30 o 40 anni e un lavoro.

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  4. Il concetto di comunismo, come tutti gli ideali, non muore mai. Siamo alla fine dell'epoca dell'ultraliberismo iniziato da Tutcher e Reagan e che finirà con una resa dei conti militare (in fin dei conti, noi tutti viviamo in un modo creato dopo una guerra mondiale).
    Tutti sognavano una casa a Cinisello per il semplice fatto che potevano averla: grazie alle lotte su diritti e salario ed con un lavoro che di precario aveva nulla, potevi sognare di portare la tua neo sposina in una palazzina popolare in mezzo ad altre migliaia di persone come te. La periferia che diventa traguardo ma subito dopo galera, in cui il suo primo onere urbanistico era quello di adempire come dormitorio.

    Oggi si è perso il senso di comunità (vi invito a leggere il Secolo della Solitudine di Noreena Hertz), il lavoro è più precario che mai e il prezzo al metro quadro a Cinisello lo decidono i fondi speculativi. Per i salari penso che sia più redditizio andare al banco dei pegni.

    Se parli con chi cerca di sopravvivere a Milano e dintorni (tra cui Cinisello) odia città, modo di vivere, ritmi, servizi assenti, nessun spazio di aggregazione, e il dover pagare qualsiasi servizio. L'unica soluzione è scappare il più lontano possibile, dove ancora l'occhio di Sauron ultraliberista non ha posato il suo sguardo e sperare che non arrivi qualche olimpiade del cazzo, o gioco della gioventù a dare il pretesto per il solito scempio edilizio.

    Se devo scommettere due cent, il cambiamento lento ma costante di avversione al mondo ultraliberista produrrà il ritorno alle piccole comunità, in cui creare micro società egualitarie dove la comunione dei beni sarà alla base del contratto sociale. CI vorrà molto tempo, ma le rivoluzioni nel corso del secolo scarso hanno prodotto ben pochi cambiamenti duraturi.

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    1. Mi sono sempre rifiutato di leggere Tolkien e di guardare le saghe tipo Guerre Spaziali. Poiché buona parte delle allusioni e metafore su web utilizzano quelle narrazioni, sono continuamente a googlare per recuperare aderenza. Una volta rimessomi al passo, posso essere sostanzialmente d’accordo con questo commento e quello precedente.
      Corre oggi il cinquantenario di un anno chiave nel percorso del secolo scorso (eccezionale il lapsus in “scarso”, sempre che sia un lapsus). Andrebbe ripercorso, il 1974. Magari rileggendo gli articoli di Pasolini. Quando uscirono, i critici più duri furono a sinistra. Sia nel PCI che nella sinistra c.d. rivoluzionaria. La ragione è semplice: Pasolini dubitava della efficacia e pure della sincerità dell’impulso anticapitalistico.
      Mi pare che questo cinquantennio gli abbia dato ragione. Separatamente, sono dubbioso sulla definizione di “ultraliberista” appiccicata a questo gomito della storia. Ma deve essere una mia fatica personale a comprendere.

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    2. Non amo le definizioni e la parola "ultraliberista" puoi sostituirla con un'altra a tua scelta, a me interessano i concetti e non le etichette.
      Per "ultraliberista" intendo che lo Stato, inteso come servizio pubblico gratuito (scuola, sanità, cultura, trasporti, case etc), è stato svuotato della sua qualità e consenso sociale. Oggi pubblico (per molti) è sinonimo di inefficienza, privato è efficiente. Ormai è "normale" pagare per visite, trasporti, e molti preferisco la scuola privata a quella pubblica (considerata per immigrati, ovvero persone di serie b).
      Il prezzo delle case è affidato alle regole del mercato che guarda caso fanno rima con speculazione. A Milano per un lavoratore è quasi impossibile pagare gli affitti e figuriamoci chiedere un mutuo. Milano è in mano ai fondi e alle orde di cavallette straniere del turismo.
      Ha vinto il privato, gli speculatori, i ricchi che con il capitale e la possibilità di dettare le regole del gioco (leggi, giustizia, polizia, tecnologia) sono riusciti a disgregare le comunità. Pasolini, da te citato, è stato un illuminato, ha predetto la fine della figura del movimento operaio e ha sempre detto che il fascismo non è mai morto dopo la fine del conflitto, si è semplicemente evoluto.
      I peggiori nemici della sinistra italiana sono sempre stati al suo interno e infatti si è autodistrutta e se ne vanta pure.
      Paghiamo ancora le tasse per tenere in piedi solo il mondo pensionistico e stop, per i servizi dobbiamo arrangiarci, lo Stato è troppo impegnato in Borsa.

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  5. "Basta un semplice copia-incolla.." con il conseguente problema che queste narrazioni, molto spesso indimostrate, diventano verità rivelate e metterle in discussione diventa di per se immorale, richiede l'onere della prova alla quale la narrazione ufficiale non è mai stata sottoposta e non reggerebbe, ma persino l'onere della prova spesso non è sufficiente.
    Mi vengono in mente le invenzioni di Pansa sui 'crimini dei partigiani', a titolo di esempio, ma anche molte ricostruzioni sulle vicende delle foibe.

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