I padroni del mondo traggono “valore aggiunto” come mai prima d’ora dalle braccia, dalle schiene, dal cervello e dalle anime dei loro dipendenti, che a volte muoiono anche sul lavoro, questi maldestri. E gli amministratori delegati trasmettono quanto più possibile questo valore aggiunto ai loro azionisti (*).
Un esempio: il gruppo Banca Ifis è un istituto bancario italiano attivo principalmente nei servizi di acquisizione/gestione di portafogli di crediti deteriorati. La banca è stata fondata nel 1983 da Sebastien Egon Fürstenberg, figlio di Clara Agnelli, un cognome che è una garanzia. Ebbene, per il 2023 la Banca prevede di distribuire 110 milioni di euro di dividendi, pari a 2,1 euro per azione in circolazione. Nei primi 9 mesi del 2023, la Banca aveva deliberato la distribuzione di un acconto sul dividendo 2023 pari a 63 milioni di euro. Argent de poche per le piccole spesucce.
Secondo il Global Dividend Index il valore complessivo delle distribuzioni ai soci ha raggiunto la cifra record di 1.660 miliardi di dollari nel 2023 (nel 2019 erano 1.395,2). Stiamo parlando di soli dividendi, senza che l’azionista, tra un pisolino e l’altro, muova un dito. L’86% delle società ha aumentato i propri dividendi. Le banche si sono accaparrate la metà di questi dividendi.
La Borsa italiana ha chiuso il 2023 con dividendi per oltre 18 miliardi. La borsa di Milano è piccola cosa in rapporto al resto. Il 40° report di Janus Henderson Global Dividend Index, del novembre scorso, annunciava: “Le prospettive per il quarto trimestre sono favorevole e potrebbero comportare dividendi record per l’Italia quest’anno”. Previsione confermata dal 41° report, quello di marzo 2024: “le distribuzioni sono balzate del 17,9% nell’anno per raggiungere l’importo record di 20,1 miliardi di dollari (18,5 miliardi di euro). Le banche italiane contribuiscono ai tre quarti della crescita” (p. 10).
La parte migliore (o peggiore, secondo i punti di vista) sono i riacquisti di azioni proprie da parte delle società. Normalmente, una società riceve denaro dai suoi azionisti. In tal caso accade esattamente il contrario. Uno degli obiettivi del riacquisto? L’aumento dei prezzi delle azioni: meno azioni circolano, più ciascuna di esse rende.
In breve, le nostre stupide giornate di lavoro, tutto inutile. Da dove viene gran parte del patrimonio dei milionari di tutto il mondo? Dal loro lavoro? Ingenui che siete. No: eredità. Gli azionisti di cui sopra sono anche, per la maggior parte, persone che ricevono eredità, che possiedono immobili. Ricevere dividendi, affitti e roba simile, non è lavoro. La chiamano meritocrazia.
Cari azionisti, quando i vostri soldi “funzionano”, secondo l’ipocrita espressione a cui siete tanto affezionati, non c’entrate niente con la produzione di quella ricchezza. Gli affitti esorbitanti che chiedi ai tuoi inquilini non sono un servizio che fornisci loro. I dividendi di cui ti vanti, sono anche il prodotto del rincaro del prezzo delle merci, dei servizi e delle bollette. C’è povertà a causa tua e della tua ricchezza. Anche voi siete parte dei veri nemici della società e della libertà. Togliervi di torno, come già diceva Brecht, è una faccenda che riguarda la bontà.
(*) Secondo gli adulatori del sistema, il valore aggiunto sarebbe ottenuto dall’impiego dell’intero capitale. Provassero senza l’impiego dei loro schiavi a far fruttare il loro capitale! C’è ovviamente un motivo ideologico al fondo nei loro deliri: calcolato sul capitale complessivo e non solo sulla parte variabile (quella pagata all’operaio), il saggio di sfruttamento viene diluito tra tutti i “fattori” fino a scomparire (una voce tra le altre). La cosa comporta poi altre stupefacenti stupidaggini teoriche. Di dove origina realmente il cosiddetto “valore aggiunto”, non gl’importa proprio nulla. Interessa intascarlo e metterlo nel circuito finanziario.
con queste leggi e con un materiale umano "tifoso", è tutto possibile:
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