Continuiamo a piantare le nostre bandierine, ognuno convinto della bontà delle proprie tesi, incuranti della tragedia umana, sociale ed economica. Anche e soprattutto da parte di chi dice di prendersi tanta cura, tanto interesse per i morti di quest’epidemia virale.
Come si fa a confrontare il conto dei morti, quando sappiamo, ed è cosa certa (tempo al tempo), che si tratta di modalità di conteggio anche molto diverse tra paese e paese? Come si fa a confrontare, per milione di abitanti, il numero dei morti della Norvegia con quelli dell’Italia se non per mera curiosità statistica?
E invece sulla base di questi raffronti si vogliono distribuire (sottointendere) pagelle.
La Norvegia ha una popolazione di 5.367.580 (metà della Lombardia) e una densità di 13,93 ab./km2, con la capitale Oslo di 673.469 abitanti, con una densità di 1.483,41 ab./km2; l’Italia conta 60milioni di abitanti con una densità di 199,70 ab./km2; la sola Milano città registra 1.400.000 ab. e una densità di 7.658,58 ab./km2, oltre 5 volte quella di Oslo.
Per non parlare dei diversi flussi di popolazione che va e viene dall’estero, che in materia di pandemia vorrà pur dire qualcosa. Un conto è praticare il lockdown in una situazione di piccole cittadine e villaggi sparsi e distanti l’un l’altro, altra faccenda quando si tratta di aree metropolitane come quelle di Milano, Torino, Napoli, eccetera.
Se raffrontassimo la stima del numero dei morti per 1000 abitanti della grande pestilenza della metà del XIV secolo tra l’Italia e i paesi scandinavi? Improponibile allora così com’è improponibile oggi con la sindrome virale odierna.
Continuiamo a fare raffronti improbabili, illogici, stupidi.
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