martedì 3 novembre 2020

Non esistono medicine magiche

 

L’inizio del Tardo Antico si può collocare verso la fine del secondo secolo con la prima vera crisi economica dell’Impero, sotto il principato di Commodo (180-192) e dei suoi successori, i Severi.

È in questo periodo che si ha una rivoluzione dei prezzi, cioè un’alta inflazione. Si potrebbe pensare a una crisi di natura monetaria, ed in parte lo è stata. Commodo aveva cercato di mantenere intatto il contenuto d’argento del denarius, e tentato di mantenere a freno i prezzi introducendo un calmiere.

In questo modo le merci sparirono dal mercato. Le buone monete di Commodo non riuscirono a evitare l’inflazione, che aveva altre cause, diverse da quelle della circolazione monetaria.

Infatti la moneta d’argento sarà inflazionata solo dopo il principato di Commodo, ad opera di Settimio Severo. Il denarius in argento passò dalla lega di rame del 25-30%, ad una lega del 50%.

Chi avrebbe scambiato le sue monete d’oro con quelle d’argento con lo stesso rapporto nominle di cambio?

Tuttavia la trasformazione della moneta sotto Settimio Severo fu solo una conseguenza peggiorativa della crisi, ma non fu la causa principale della crisi. Questa, come detto, era già presente sotto Commodo, e derivava dalla peste e dalle guerre dell’età di Marco Aurelio.

I provvedimenti autoritari, come il calmiere dei prezzi di Commodo, hanno solo il valore di grossolani palliativi. La popolazione urbana di Roma continuava a soffrire il calo della produzione e delle importazioni a causa dell’epidemia.

Come sostiene il grande antichista Santo Mazzarino, le epidemie sono una falce che miete senza pietà, spargendo la morte. A Roma, sotto Commodo, in certi periodi del 189, muoiono 2000 persone il giorno, di peste; “se il male non si fosse arrestato, tutta la popolazione della città sarebbe scomparsa in un anno”.

Non esistono medicine magiche contro la fame; in congiunture radicalmente difficili, anche le buone intenzioni sembrano un trucco. Scrive Mazarino che più aumentava in Commodo l’ossessione di poter placare la plebe con la sua presenza erculea nel circo e nell’anfiteatro (lo ricordiamo nel filmino di Ridley Scott), o con la confisca dei patrimoni di senatori condannati, più la crisi appariva inesorabile (*).

*

Oggi, dominante il “libero mercato”, ossia la sala slot che chiamano mercato, si assiste a una strana situazione: i governi nazionali emettono debito, mentre la Banca centrale europea lo acquista. Questo processo non è limitato all’Europa. È già ben sviluppato in Giappone e negli Stati Uniti, dove gli interventi della Bank of Japan e della Fed fanno da rete di protezione (backstop) per tutte le aree del sistema finanziario.

Nell’ambito del sistema capitalistico, questi sviluppi rappresentano un’espressione contraddittoria in chiave di “socializzazione” delle alte vette finanziarie dell’economia.

Detto in altri termini, il sistema del “libero mercato” propagandato dagli ideologi del capitalismo come l’unica forma praticabile di organizzazione economica, senza l’intervento delle banche centrali, non durerebbe un mese. Stesso discorso vale per la tenuta degli stessi Stati. Non credo però che gli ideologi di cui sopra saranno d’accordo. Per ovvi motivi.

(*) La fine del mondo antico, Boringhieri, pp. 155-6.


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