sabato 14 novembre 2020

Quell'anno



Echi dalla curva

Venticinque anni fa, nel 2031, fu introdotto il vaccino universale con il quale possiamo prevenire molte infezioni virali, prime tra tutte quelle cosiddette influenzali. Prima di allora, queste infezioni, in determinate occasioni, avevano provocato delle pandemie con gravi problemi sanitari, costi sociali ed economici rilevantissimi.

L’ultima di queste pandemie, che molti di noi ancora ricordano, fu quella del 2020-21, detta anche Covid-19, dall’anno in cui prese avvio in una regione della Cina per poi trasferirsi in Europa e infine nel resto del mondo, con sorpresa degli “esperti”, che dapprima reputavo l’eventualità del contagio analoga a quella di essere colpiti da un meteorite.

In termini di vittime, la pandemia Covid-19 fu causa di circa 2 milioni di morti, vale a dire, in rapporto alla popolazione mondiale, un centesimo delle vittime di un’altra famosa pandemia, quella del 1918-’20, la quale ebbe a causare 50 milioni di morti su una popolazione di meno di 2 miliardi. Tuttavia fu proprio in quell’occasione pandemica del 2020 che si scatenò il panico a livello mondiale.

Il governo italiano, per primo in Occidente, decretò lo stato di emergenza nazionale; fu costituito un “comitato tecnico scientifico” per le misure sanitarie e di contenimento della epidemia, i cui verbali furono secretati dal governo, come da nostra migliore tradizione. Solo dopo molte pressioni alcuni documenti furono resi pubblici.

Il parossismo emergenziale raggiunse vertici di comicità all’italiana, sanzionando per esempio i coniugi che viaggiassero entrambi nei sedili anteriori della propria auto; vietando la vendita degli assorbenti femminili in determinati giorni, proibendo l’acquisto di matite, quaderni, ecc.. Con l’ausilio di droni si scatenò la caccia ai contravventori che lasciavano la propria abitazione per una passeggiata, fossero pure isolati e in luoghi remoti.

A noi oggi queste cose possono sembrare stravaganti se non folli, tuttavia allora molte persone le vissero seriamente e altre le pretesero.

Come in pandemie simili, la Covid-19 non provocava nella maggioranza dei soggetti colpiti alcun effetto, poiché essi sviluppavano naturalmente una propria immunità. In taluni casi, però, specie in persone molto anziane, il virus produceva sindromi da polmonite interstiziale, molto resistenti e che richiedevano il ricovero in terapia intensiva. Reparti che si rivelarono ben presto insufficienti per dotazioni e personale specializzato.

Gli ospedali, presi d’assalto per il panico, diventarono luoghi d’infezione e diffusione del virus, così come le case di riposo per anziani. L’epidemia aveva un carattere prevalentemente stagionale, ed infatti dopo il picco invernale per molti mesi durante l’estate i contagi crollarono al loro minimo per poi riprendere in modo esponenziale con l’arrivo dell’autunno, la riapertura delle scuole, l’affollamento dei mezzi pubblici e altre circostanze tipiche favorevoli alla diffusione.

Si ripeté la situazione di panico dell’inverno precedente, fomentato dai media, interessati ad aumentare gli ascolti, le vendite, i contatti internet, cui erano legati gli introiti pubblicitari.

Il governo, nella seconda fase dell’epidemia, rinnovò il divieto di uscire dalla propria abitazione se non per motivi di necessità e previa autodichiarazione firmata. Furono chiuse molte attività e anche le scuole. Se nella prima fase della pandemia per molte settimane si discusse sull’utilità delle “mascherine”, in seguito furono rese obbligatorie, assieme al distanziamento fisico, in attesa del vaccino.

Il seguito di quella vicenda è abbastanza noto. Sappiamo quali danni sociali ed economici permanenti essa comportò, sia in termini di debito pubblico e privato, di fallimenti di attività economiche, perdita di posti di lavoro, e così quali effetti ebbe sulla scuola, sulla stessa psicologia di massa, e come ravvisiamo ancor oggi che talune libertà individuali e collettive non furono più integralmente recuperate.


6 commenti:

  1. bello "venticinque anni fa"... e tu ancora lì col tuo blog del piffero! Non moriremo tutti.
    Io penso che il giudizio sarà ancor più severo perché la demografia sarà molto diversa.

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  2. Conosco purtroppo molta gente che poteva campare ancora qualche anno se curata opportunamente ma si è scontrata con il caos sanitario innescato dal Covid. Il virus è il captalismo ... GS

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  3. il problema sanitario è la geriatria più che l'influenza.
    il problema politico è la democrazia alla borghese.
    il problema economico è l'industria bollita.
    il problema culturale è il Vaticano.

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  4. Non sarò vivo (mi auguro) nel 2056. Ma se vi si dovessero veramente dire queste cose (e non vedo perché no) risulterà stridente un'altra differenza, e cioè il minore risalto dato dai libri di storia all'influenza spagnola. Cerco di spiegarmi meglio: a causa dell'isteria artificiosamente provocata, nonché del substrato di fragilità socioeconomica, la pandemia attuale influirà sui destini del mondo più di quanto fece la spagnola. So che qualche giornalista desideroso di essere originale è andato recentemente a riscrivere la storia, descrivendo l'avvento del fascismo come conseguenza diretta dell'epidemia del 1918-20. Ma si tratta di un rapporto causa-effetto che aveva atteso 100 anni per affiorare, ovvero di una cazzata.

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  5. Questo tizio del 2056 ha fatto un paio di errori nella ricostruzione storica. 1- gli esperti si aspettavano una pandemia da un momento all'altro.
    2- il numero di vittime e di altri danni fu limitato proprio perché ci fu una reazione da parte dei governi. Nonostante ciò gli ospedali raggiunsero spesso il loro limite e le ripercussioni ci furono anche nei confronti di coloro che avevano altre patologie, con operazioni e altri servizi sanitari rimandati.

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