95 anni fa, il primo di settembre 1923, si verificò
il terremoto più distruttivo della storia del Giappone: circa 140.000 vittime
tra Tokyo, il porto di Yokohama, e le prefetture circostanti di Chiba,
Kanagawa, e Shizuoka. È passato alla storia come il Grande terremoto di Kanto,
poiché ebbe il suo epicentro nell’omonima pianura. I gasdotti, che rifornivano
le case e soprattutto i lampioni stradali, esplosero su una vasta area. Le case
erano prevalentemente di legno e carta.
Il 90 per cento degli edifici di Yokohama è andato in
fiamme; a Tokyo circa l'80%, incluse 7.000 fabbriche, 162 ospedali, 117 scuole.
Mezzo milione i feriti e tre milioni hanno perso le loro case. D’interi quartieri
restavano solo ceneri e pochi detriti. E cadaveri. Il disastro ha raggiunto il
suo apice attorno all'arsenale militare Rikugun Honjo Hifukusho, non lontano
dal centro di Tokyo. Quando le scorte di munizioni sono esplose, decine di
migliaia di persone hanno perso la vita.
I vigili del fuoco furono completamente sopraffatti.
La capitale aveva poco più di 25 stazioni dei pompieri con 37 pompe. I militari
furono impiegati per lo sgombero dei i cadaveri dalle strade. Furono
semplicemente gettati nelle case in fiamme, posto che in tali circostanze era l’unico
mezzo per prevenire le epidemie.
Il sisma aveva distrutto non solo le condutture del
gas, ma anche quelle dell'acqua. I sopravvissuti si affollarono attorno ai
pozzi. Il panico e l'impotenza si trasformarono in isteria e rabbia cieca. Solo
poche ore dopo il disastro circolavano voci che il fuoco fosse stato appiccato
da stranieri, ora avvelenavano anche i pozzi. Fu così che si ebbero altre
migliaia di morti a causa dei linciaggi. A farne le spese fu soprattutto
l’etnia coreana, e anche dei giapponesi, erroneamente considerati coreani per
la simile pronuncia e dialetto.
Nel 1905 il Giappone aveva trasformato la Corea in un
protettorato e nel 1910 in una colonia. L’introduzione delle monoculture aveva
privato molti contadini del loro sostentamento, causando il riversamento di
decine di migliaia di coreani in Giappone. Trovavano lavoro nelle miniere e
nelle fabbriche in cui il lavoro era pericoloso e scarsamente remunerato, ma
allo stesso tempo venivano ulteriormente emarginati e stigmatizzati come “sporchi”.
Dopo che il “Movimento di primo marzo” del 1919 ebbe
proclamato l'indipendenza della Corea e avviato una rivolta nazionale che
schiacciò il potere coloniale con grande brutalità, i coreani residenti in
Giappone ne pagarono le conseguenze. L’occasione più propizia si verificò
proprio a causa del terremoto.
Nei sei anni successivi, Tokyo e Yokohama furono
ricostruite con ampie strade pavimentate, parchi e nuove fogne. Per migliorare
la sicurezza antincendio, sono furono installati più di 10.000 idranti e importati
camion per i pompieri.
Il 9 marzo 1945, Tokyo divenne l’obiettivo del più
pesante raid aereo della Seconda Guerra Mondiale: 350 bombardieri trasformarono
la città in un mare di fiamme con 1.665 tonnellate di bombe. L'acqua nei canali
iniziò a bollire. 40 chilometri quadrati furono distrutti, 267.000 edifici colpiti,
furono contati 90.000 morti e il doppio dei feriti.
Le atomiche dell’agosto successivo non ebbero come
obiettivo principale il Giappone.
la società di classe è una meraviglia: per quanto sia pura merda trova sempre qualcosa o qualcuno che sembra puzzare di più
RispondiEliminacome i "terroni" al nord, ma ce lo siamo (quasi) dimenticati
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