sabato 1 settembre 2018

Dagli all'immigrato (coreano)



95 anni fa, il primo di settembre 1923, si verificò il terremoto più distruttivo della storia del Giappone: circa 140.000 vittime tra Tokyo, il porto di Yokohama, e le prefetture circostanti di Chiba, Kanagawa, e Shizuoka. È passato alla storia come il Grande terremoto di Kanto, poiché ebbe il suo epicentro nell’omonima pianura. I gasdotti, che rifornivano le case e soprattutto i lampioni stradali, esplosero su una vasta area. Le case erano prevalentemente di legno e carta.

Il 90 per cento degli edifici di Yokohama è andato in fiamme; a Tokyo circa l'80%, incluse 7.000 fabbriche, 162 ospedali, 117 scuole. Mezzo milione i feriti e tre milioni hanno perso le loro case. D’interi quartieri restavano solo ceneri e pochi detriti. E cadaveri. Il disastro ha raggiunto il suo apice attorno all'arsenale militare Rikugun Honjo Hifukusho, non lontano dal centro di Tokyo. Quando le scorte di munizioni sono esplose, decine di migliaia di persone hanno perso la vita.

I vigili del fuoco furono completamente sopraffatti. La capitale aveva poco più di 25 stazioni dei pompieri con 37 pompe. I militari furono impiegati per lo sgombero dei i cadaveri dalle strade. Furono semplicemente gettati nelle case in fiamme, posto che in tali circostanze era l’unico mezzo per prevenire le epidemie.
 
Il sisma aveva distrutto non solo le condutture del gas, ma anche quelle dell'acqua. I sopravvissuti si affollarono attorno ai pozzi. Il panico e l'impotenza si trasformarono in isteria e rabbia cieca. Solo poche ore dopo il disastro circolavano voci che il fuoco fosse stato appiccato da stranieri, ora avvelenavano anche i pozzi. Fu così che si ebbero altre migliaia di morti a causa dei linciaggi. A farne le spese fu soprattutto l’etnia coreana, e anche dei giapponesi, erroneamente considerati coreani per la simile pronuncia e dialetto.

Nel 1905 il Giappone aveva trasformato la Corea in un protettorato e nel 1910 in una colonia. L’introduzione delle monoculture aveva privato molti contadini del loro sostentamento, causando il riversamento di decine di migliaia di coreani in Giappone. Trovavano lavoro nelle miniere e nelle fabbriche in cui il lavoro era pericoloso e scarsamente remunerato, ma allo stesso tempo venivano ulteriormente emarginati e stigmatizzati come “sporchi”.

Dopo che il “Movimento di primo marzo” del 1919 ebbe proclamato l'indipendenza della Corea e avviato una rivolta nazionale che schiacciò il potere coloniale con grande brutalità, i coreani residenti in Giappone ne pagarono le conseguenze. L’occasione più propizia si verificò proprio a causa del terremoto.

Nei sei anni successivi, Tokyo e Yokohama furono ricostruite con ampie strade pavimentate, parchi e nuove fogne. Per migliorare la sicurezza antincendio, sono furono installati più di 10.000 idranti e importati camion per i pompieri.

Il 9 marzo 1945, Tokyo divenne l’obiettivo del più pesante raid aereo della Seconda Guerra Mondiale: 350 bombardieri trasformarono la città in un mare di fiamme con 1.665 tonnellate di bombe. L'acqua nei canali iniziò a bollire. 40 chilometri quadrati furono distrutti, 267.000 edifici colpiti, furono contati 90.000 morti e il doppio dei feriti.

Le atomiche dell’agosto successivo non ebbero come obiettivo principale il Giappone.

2 commenti:

  1. la società di classe è una meraviglia: per quanto sia pura merda trova sempre qualcosa o qualcuno che sembra puzzare di più

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    1. come i "terroni" al nord, ma ce lo siamo (quasi) dimenticati

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