Un’epoca segnata dalla comunicazione ultraveloce, dai
satelliti alla fibra, presto dalla “rivoluzione 5G” con tempi di pochi
millisecondi, dagli schermi 4 e 8 K, da droni, dai robot di ogni tipo, microchip
in grafene migliaia di volte più veloci di quelli attuali (nel film di
fantascienza Blade Runner (1982) si
telefona ancora a … gettoni!).
Queste notizie sono quotidianamente in primo piano, e
ciò non è casuale. Lo sviluppo tecnologico e informatico non è neutrale e offre
mezzi straordinari per influenzare l'opinione pubblica mondiale e ha reso le
operazioni di azione psicologico-mediatica l'arma strategica dominante.
7 miliardi e passa di esseri umani non si nutrono né
di microchip né di fibra ottica. Ci nutriamo di cibo, e questo viene prodotto
dall’agricoltura e dalla manifattura alimentare. Il 90 per cento delle nostre
calorie proviene da 15 specie vegetali, due terzi sono prodotte da sole tre
piante: riso, mais, grano. Un settore produttivo, quello dall’agricoltura e
dalla manifattura alimentare, che però costituisce solo il sei per cento
dell’economia mondiale. Una quantità dieci volte minore rispetto al settore dei
servizi. Questa piccola quantità definisce tutto il resto, poiché senza di essa
non esisterebbe nulla.
Non solo colture estese e intensive, non solo
tonnellate di fertilizzanti e antiparassitari, non solo grandi macchine
operatrici, bensì zappa e vanga, un lavoro estremamente fisico. L’agricoltura
consiste ancora in cinque processi di base: selezione delle piante, utilizzo
dell’acqua, rinnovo e arricchimento dei terreni, protezione dagli insetti
nocivi, impiego della forza-lavoro. Quella piccola percentuale dell’economia
mondiale dà lavoro al 43 per cento della popolazione economicamente attiva,
vale a dire a 1,4 miliardi di persone.
Ecco dunque perché i cambiamenti climatici hanno un impatto così decisivo sul fenomeno delle migrazioni di massa. Tuttavia, in cima al fenomeno troviamo cause quali l’espropriazione delle terre da parte delle multinazionali agroalimentari e le loro politiche di dumping, l'impiego sconsiderato delle risorse idriche locali, le colture intensive, e tutto ciò che favorisce la desertificazione (*).
Ecco dunque perché i cambiamenti climatici hanno un impatto così decisivo sul fenomeno delle migrazioni di massa. Tuttavia, in cima al fenomeno troviamo cause quali l’espropriazione delle terre da parte delle multinazionali agroalimentari e le loro politiche di dumping, l'impiego sconsiderato delle risorse idriche locali, le colture intensive, e tutto ciò che favorisce la desertificazione (*).
Non serve a nulla un piano Marshall per l’Africa a
fronte dei disastri imposti dal Washington Consensus, dunque dall’ideologia che lo ispira, dalla Banca mondiale e dal
Fondo monetario internazionale. “Il mercato si farà carico di migliorare le
loro condizioni”, così dicevano a riguardo degli agricoltori dei cosiddetti
paesi in via di sviluppo. S’è visto come.
L’apertura dei mercati è stata una manna per le
multinazionali, le quali potevano importare in quei paesi derrate alimentari
meno costose, provenienti da un’agricoltura sovvenzionata dagli Stati
d’origine. Fu una delle più feroci violenze operate dal capitale mondiale:
senza sbocchi per i loro prodotti milioni di contadini dei paesi più poveri
persero anche qual poco che avevano. I loro paesi abbandonarono la speranza di
produrre il cibo di cui avevano bisogno, di non dipendere dai prezzi e dai
capricci del “mercato”.
Il mercato, ossia il capitale (questo il vero nome
del famigerato “mercato”), scarica le proprie contraddizioni anzitutto sui paesi
più poveri e soprattutto sulle fasce sociali più deboli. E ciò avviene ovunque,
alla faccia delle chiacchiere sul liberalismo e le sue virtù.
(*) Nel Nordafrica, in epoca medievale, l’agricoltura
viveva ancora una buona fase. Con la conquista musulmana, l’agricoltura
tradizionale fu sostituita con l’allevamento e la pastorizia e ciò ha
indubbiamente favorito l'inaridimento dei terreni.
l’agricoltura tradizionale fu sostituita con l’allevamento e la pastorizia
RispondiEliminaFinalmente qualcuno che ,pur "timidamente, dice.
L' allevamento delle pecore ( ma soprattutto dei capridi) è devastante per i terreni, specialmente quelli con precipitazioni marginali che poi non possono recuperare la rinascita spontanea della massa arborea . La quale oltre a trattenere le acque e l' humus è un "fertilizzante naturale" in quanto ,al contrario delle piante erbacee, si nutre di minerali estratti in profondità dal suo profondo apparato radicale .
Trovare una stabile sinergia tra culture arboree , culture erbacee e animali di allevamento è fondamentale per il mantenimento della qualità dei terreni; la nostra agricoltura medioevale lo sapeva, quella di oggi no.
ws
ottimo
EliminaLa nuova colonizzazione.
RispondiEliminaCon la scusa di aiutare i paesi poveri si offrono prestiti per lo sviluppo delle infrastruture: centrali elettriche, autostrade, porti, aeroporti o poli industriali, che saranno costruite da chi presta i soldi. Si creano, con l'accordo di una classe dirigente corriva, grossi debiti che dovranno essere rimborsati con gli interessi, saccheggiando le risorse naturali ed effettuando tagli ai servizi sociali.